Le genti sconosciute di Stanislao Nievo

Le genti sconosciute Le genti sconosciute i L costume che non c'è più. Il costume panoramico. Quello che c'era fino a ieri. Il costume di un luogo dove tutto si svolge in modo analogo ma diverso, punto per punto. L'insieme osservato con gli occhi di Gulliver ridotti, dopo l'emozione della scoperta, a saggio d'accademia, miticamente teso, limato da scetticismo, spruzzato d'avventura. Il tutto intrecciato coi suoi rami intorno alla psicologia, crocicchio affollato dove tante scienze cercano i propri binari di scambio. Ecco come appare oggi l'etnologia raccontata nelle sue branche ufficiali e no, offerte in questo ultimo mese dell'anno in libreria. Un tipo di regalo natalizio con scelta dilata-; ta, per palati grossi e finii adatta all'austerità chiacchierata ma sempre più evidente verso cui ci avviamo. Austerità che probabilmente indirizzerà sempre più gente verso i libri come alternativa pratica a doni più costosi. La nostra fortuna civile si avvia verso strettoie di nuova povertà, a tutto vantaggio di una rimeditazione sui nostri impegni di cosiddetto tempo libero. In questa prospettiva chi si accosta all'etnologia, che è poi un risvolto psicanalitico verso i «fratelli sconosciuti» che con noi abitano questo mondo, ha di fronte un Natale che offre nove pacchetti. Con una prospettiva ottica che va dal microscopio analitico al grande angolare panoramico li elenchiamo qui sotto. Il direttore dell'Istituto di Etnologia dell'Università di Roma, Vinigi Grottanelli, infaticabile curioso, pieno di eleganza, presenta la prima parte di un'opera sugli Nzema della Guinea: / fondamenti dellacultura (Boringhieri), frutto in otto saggi (con la collaborazione di Giorgio Cardona, incaricato di Glottologia all'Università di Roma, Ernesta Cerulli, professore di Etnologia all'Università di Genova, Vittorio Lanternari, professore di Etnologia alla facoltà di Magistero di Roma, Italo Signorini, docente di Etnologia e Civiltà Indigene d'America alla facoltà di Lettere a Roma e Antony WadeBrown, assistente incaricato all'Istituto di Etnologia a Roma) di una missione che ha studiato per circa 20 anni nel Ghana una popolazione di coltivatori e pescatori sulle rive dell'Atlantico. E' la più importante missione etnologica organizzata dall'Italia presso una società non europeizzata. I ricercatori, diretti da Grottanelli, diversi per età ed indirizzo, hanno esplicato i propri temi con indipendenza di trattazione. E' una novità per una missione e un libro italiano dedicato agli addetti ai lavori e agli appassionati di cultura specifica e raffinata. Maurizio Leigheb presenta Indonesia e Filippine (De Agostini) con informazioni e iconografia diffuse. Scritto con chiarezza e sottile capacità di stimolare un pubblico vasto, è un attualissimo libro di viaggio. Come — inquadrandolo nel tempo più che nello spazio — lo è Africa Meridionale (De Agostini) di Bernardo Bernardi, uno dei più noti africanisti italiani, che traccia una storia panoramica sull'intero episodio umano dell'Africa meridionale. Von Hagen, l'eclettico etnologo a lungo vissuto a Roma, racconta per un pubblico più attento alla narrativa che alla disciplina quella che è stata La strada reale degli Incas (Rizzoli). Gianna Chiesa Isnardi che ha curato Storie e leggende del Nord per la Rusconi e Sergio Benino con Miti e leggende del mare per la Bompiani ci portano nella favolistica. Enciclopedicamente riuniscono miti popolari di regioni e dimensioni specifiche. Entrambi godibili per un pubblico molto vasto, si differenziano per una consistente diversità di attenzione: la prima è più specifica; l'altra più solare. / Cannibali, delle Edizioni Ricci, è un menù, anzi un'abbuffata antropologica vista in cucina, divertente per chi supera un certo moralismo gastrico. Chiude la serie Le feste dell'anno della SugarCo. Riunisce in sé gran parte degli altri volumi, presentando alle radici il senso ludico e cerimoniale che l'uomo ricerca ogni qual volta lavoro e peso sociale si fanno pesanti. In Italia stiamo diventando europei e ci hanno tolto tante feste inutili e sacre. In questo libro leggiamo non sempre tra le righe come accostarsi ad una problematica riconquista del perduto, con quella gravità accademica e turistica che è il più accettato dei lasciapassare. Così per Natale l'etnologia, con offerte disuguali, ci offre alcune chiavi del pittoresco, del diverso. In esse, anche se il discorso dovrebbe essere ben più lungo e circostanziato, sta una segreta componente a rendere storicamente più attraente la vita, monotona nella sua attuale frenesia unificante. Parte da questi libri, ognuno nella sua misura, la scarica di un possibile potenziale tra poli ineguali, provocando la scintilla. Con essa sorge il dubbio che questi volumi, presentati qui come strenna, sussurrino ironicamente qualcosa alla nostra società affaticata a cancellare razionalmente ogni differenza, per poi ricostruirla artificiosamente tra musei e folklore imbalsamato. Stanislao Nievo