Se Gervaso mette il dito nell' occhio di Roberto Gervaso

Se Gervaso mette il dito nell' occhio Se Gervaso mette il dito nell' occhio Roberto Gervaso IL DITO NELL'OCCHIO Rusconi, Milano 306 pagine, 5000 lire TRENTOTTO interviste con personaggi famosi e popolari in ordine alfabetico: da Agnelli a Zeffirel11 Sono politici e sindacalisti artisti e scrittori e giornalisti padre Eligio che non si sa come classificare. (Domanda: «Chi sono i suoi nemici?». Risponde il frate: «I marxisti, i radicali, i democratici cristiani, i socialisti». Domanda: «Ha dimenticato qualcuno?». Risposta: «No, direi di no»! Botte e risposte. Gervaso sottopone i suoi interlocutori a un fuoco di domande (a ognuno, un centinaio di domande o poco meno) che non permettono fughe o divagazioni ma vogliono risposte precise, spesso lapidarie. (Domanda a Enzo Biagi: «Qual è il peggior difetto degli italiani?». Risposta: «Oggi, l'indifferenza. S'aspettano sempre che qualcuno provveda a loro». Domanda: «E la miglior virtù?». Risposta: «L'umanità». Gervaso è intervistatore eccellente, che spreme l'interlocutore senza compassione, lo incalza con domande a sorpresa, imprevedibili Veramente gli caccia il dito nell'occhio, nel senso che lo stuzzica, lo provoca, è insidioso e impertinente. Ma, all'occorrer za, è anche sornione e suasivo. Le domande sono per lo più perentorie, e a un certo punto Andreotti dice all'intervistatore: «E suo massimalismo mi colpisce...». Ogni intervista è preceduta da un •medaglione» del personaggio, e quello di Andreotti dice: «Se è vero che il potere logora chi non ce l'ha, nessuno più di Andreotti scoppia di salute... Quando cade, cade in piedi. I suoi tonfi fanno rumore, non male. Può battere il sedere, non la testa. Riporta contusioni, mai fratture. Può finire al pronto soccorso, mai all'ospedale». Ognuna delle 38 interviste ha un pregio diverso, e sono molte decine le risposte che piacerebbe riportare. Ricordiamo soltanto questa battuta di Montanelli: «Fanfani non è-mai l'ultimo Fanfani. Ce né sempre un altro. E' un uomo da posteri, non da contemporanei ». Luciano Curino

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