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Un pellegrinaggio a Voltaire Un pellegrinaggio a Voltaire C ANDIDO Munafò. l'ultimo eroe di Sciascia, cresce e matura nella Sicilia dei compromessi politici e mafiosi, in simpatetico antagonismo con il precettore don Antonio, armato di una verità che nasce a poco a poco dal suo occhio disinteressato e chiaro: che le cose cioè, aldi là di tutte le mistificazioni «sono quasi sempre semplici», che la sola colpa dell'uomo consiste «nel mentire e nel volere la sofferenza e l'umiliazione degli altri». .4 somiglianza del suo modello settecentesco. Candido, oltreché misurarsi con i dogmatismi e le pratiche dominanti, viaggia molto. Va a Lourdes, in Spagna, in Egitto: soggiorna a Torino, città divisa e nevrotica dove il Nord e il Sud sembrano affrontarsi e reciprocamente ferirsi. Adora Parigi -che è ancora Parigi», dove si sente «che qualcosa sta per finire e qualcosa sta per cominciare». Ma si tratta soprattutto di un legame sentimentale con la patria di Voltaire. Ed in effetti qui il volontarismo illuministico di Sciascia tende a riprodurre, perfino stilisticamente, la «velocità e leggerezza» di Voltaire. E lo stesso scrittore a dirci a quattr'occhi che nel suo Candido moderno «prevale rispetto agli ultimi libri, l'invenzione». Sciascia si trova in una fase di lavoroassai intensa, ha messo alla prova la sua macchina da scrivere bianca, e azzurra, «vagamente prolilattica^. come dice lui Ci scrive con un dito solo, senza sostanziali pentimenti e correzioni in copia unica. Tuffai più appallottola e distrugge qualche cartella, in funzione di «scarico nevrotico». Con quel dito solo ha collaborato a due altri libri che usciranno da Einaudi a fine dicembre. Il primo si intitola «I siciliani».; Ferdinando Scianna fornisce 150 fotografie di cui Sciascia e Dominique Fernandez danno l'equivalente verbale. L'altro è La villa dei mostri: ancora Scianna, che fotografa il bizzarro «panopticum» di Villa Palagonia, a Bagheria. Sciascia firma l'introduzione.