Fedra americana di Masolino D'amico

Fedra americana Fedra americana Robinson Jeffers, poeta che trapianta miti Robinson Jeffers CAWDOR, traduzione di Franca Minuzzo Bacchiega Einaudi, Torino, 229 pagine, C500 lire SIAMO sulle colline della California, l'anno è il 1909. Cawdor è un fiero e dispotico patriarca, proprietario terriero. Ha due figli maschi ed è in polemica col minore, Hood, che vuol fare il cacciatore e non badare alla terra. C'è anche una figlia, Michal, che cattura donnole da dare in pasto a una sua aquila con l'ala spezzata. In seguito a un incendio arrivano due vicini ridotti in miseria, un vecchio con la figlia. Cawdor propone a costei. Fera, di sposarlo; la ragazza accetta, senza amore, e prende il posto di una grassa messicana. Il padre di Fera muore. Fera/Fedra si incapriccia di Hood e gli si offre più volte; indispettita dai suoi rifiuti, lo denuncia a Cawdor accusandolo di averla violentata. Nel conflitto col padre Hood precipita da una roccia e muore; Cawdor lo seppellisce. Fera tenta di impiccarsi, ma è salvata. Confessa la verità a Cawdor, il quale invece di punirla si acceca con un antico coltello di selce. Personaggio atipico, solitario, Robinson Jeffers (1887-1962) godette un tempo di grande popolarità, e alcune delle sue lunghe narrazioni poetiche conobbero tirature da romanzi. Oggi la sua voce seria e solenne, tutta dedita all'aspirazione di creare una sorta di mitologia americana — basandosi in parte su di una ampia e non convenzionale cultura etnografica, mistica, scientifica, come sottolinea Franca Minuzzo Bacchiega nell'introduzione —, è ricordata da pochi, e non si avvertono sintomi di una ripresa di interesse da parte della critica più à la page. Tuttavia è concepibile che nell'evoluzione in atto del dettato poetico statunitense verso un minore ermetismo, e una maggiore accessibilità, la semplicità e la forza di un autore del genere tornino a conoscere qualche fortuna. Per datato che sembri nel frattempo il suo gusto, Jeffers vive comunque nell'energia e nella sobria potenza di brani isolati. A seguirlo con fiducia si è premiati, e non di rado, dall'incontro con passi difficilmente dimenticabili. Prendiamo ad esempio la descrizione del cadavere di Hood: «Colui che giaceva sotto lo strapiombo ai loro piedi, le spalle spezzate i Che gli gonfiavano la giacca in una massa informe fissava la luce delle stelle. / La calotta cranica dove tutti i nervi si erano incontrati i In consulto, quando erano vivi e le azioni e i pensieri / Si erano formati era ora brutalmei. Le spaccata, la sostanza bianca e grigia i Riversata sulle pietre come liquore da un fiasco rotto / Mescolata a rivoli di sangue». Si pensa a certe contemplazioni della morte, come i teschi dipinti dall'ultimo Cézanne. La presentazione della Minuzzo Bacchiega non è sempre sorretta da una traduzione uniformemente felice. Accanto a soluzioni accettabili si notano inesattezze, e alcune brutture, fra cui, particolarmente atroce, un «compassionarlo». Masolino d'Amico

Luoghi citati: California, Torino