Eurocomunista dell' economia di Sandro Doglio

Eurocomunista dell' economia Eurocomunista dell' economia Silvio Leonardi L'EUROPA E IL MOVIMENTO SOCIALISTA Adelphi, Milano 246 pagine, 6000 lire DEPUTATO comunista, sindacalista, attento osservatore e partecipe della costruzione europea di Bruxelles, Silvio Leonardi ha scritto un libro — ma forse sarebbe più onesto definirlo uno «studio», o forse anche una «tesi politica» — che porta nuova e fresca acqua al mulino dell'eurocomunismo, chiarendone con coraggio le possibili implicazioni economiche. La base del ragionamento di Leonardi è l'esame di ciò che si è fatto nell'Europa comunitaria in parallelo a ciò che si fa nel Comecon: i due tentativi di segno e colore diverso per rilanciare il nostro vecchio continente" e tentarne una unione, o quanto meno una maggiore omogeneità, in campo economico. Leonardi non ha dubbi: il processo comunitario di Bruxelles è insufficiente, ci sono larghi buchi, deficienze, insufficienze; il tentativo socialista del Comecon, dal canto suo, non ha ugualmente portato i risultati sperati Colpa degli uomini ma colpa soprattutto degli «strumenti» inventati da una parte e dall'altra della cortina di ferro. «L'avvicinamento dei livelli di sviluppo dei Paesi membri è avvenuto nella Cee per un certo periodo di tempo, ma poi si è instaurato il processo contrario tuttora in corso di crescente divergenza tra le aree più ricche e quelle più povere», afferma Leonardi; e subito aggiunge: «Nel Comecon il processo di avvicinamento dei kvelli di sviluppo sembra aver raggiunto un miglior risultato, ma ha avuto anche l'effetto di accentuare la relativa prevalenza dell'Urss, che nella produzione prò capite ha migliorato la sua posizione rispetto ad altri Paesi membri, inizialmente più avanzati». Ciò nonostante, i due processi comunitari «non riteniamo che possano essere considerati come transitori, malgrado la gravità delle crisi che hanno già attraversato in passato e che attraversano ora». E qui subentra, nell'analisi di Leonardi la speranza cui aggrapparsi: «Le due comunità debbono essere considerate, piuttosto che un frutto della guerra fredda, un aspetto del suo superamento e un importante aspetto della coesistenza e della competizione pacifiche, nelle quali il confronto fra i due sistemi ha dovuto in buona parte essere trasferito sul piano economico». Cee e Comecon. cioè, «non sono frutto della divisione del mondo secondo l'immagine staliniana, ma costituiscono un primo passo verso la sua unità, che in una situazione di coesistenza pacifica non può essere più basata sull'omogeneità e sul dominio nel mondo di un unico sistema, bensì sulla diversità e sulla distribuzione del potere politico ed economico». Est e Ovest dell'Europa, insomma, sono condannati a sopportarsi e ad accettarsi a vicenda: «Le utopie, sia quella di un mondo gestito da un piano unico come un'unica cooperativa, sia quella di un mercato unico regolato dalla libera o fraudolenta concorrenza, devono essere definitivamente abbandonate. Solo la diversità, — sostiene Leonardi — potrà essere la base di una nuova unità, con appropriate regole di comportamento che ne proteggano l'esistenza». Applichiamo questa formula alla politica, alla vita, alla libertà: e ci troviamo in un eurocomunismo più accettabile di quello di Berlinguer, L'Europa occidentale deve essere «pluralista» e saper integrare tutte le componenti politiche che ha sviluppato nella sua lunga storia, e dunque anche il movimento socialista, che va dal socialismo propriamente detto al comunismo. Contemporaneamente, «il movimento socialista dell'Europa occidentale, per essere se stesso, per essere libero, deve anche essere democratico ed europeista». E' certo che Mosca non può essere oggi d'accordo su questa teoria: sarebbe interessante sapere quanto lo sia il pei e quanto sia pronto a sacrificare al suo integralismo per realizzarla. Silvio Leonardi dopo l'Amendola di anni ormai lontani è il primo comunista che riparla in chiave concreta dell'Europa, condensando, semplificando le esperienze della sinistra; spingendo lo sguardo al domani manifestando possibilità di iniziative. Di per sé è già un fatto importante. E può esserlo molto di più se un giorno vedremo le teorie e le idee di Leonardi messe in pratica, accantonando l'ortodossia per una pratica positiva e senza possibilità di ripensamenti radicali Lenin aveva detto: «Gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sono impossibili o reazionari». Kruscev definì il Mec « un matrimonio contro natura fra persone dello stesso sesso». Nel 1959, a Torino, i comunisti italiani tennero il loro congresso annuale sul tema: «Per la soppressione del Mercato Comune». Bisogna arrivare al testamento dj. Yalta per trovare il primo germe del cambiamento che oggi Leonardi sviluppa e porta avanti Scrisse allora Togliatti: «Di fronte alla realtà della Comunità Europea è necessario dare nuove frontiere europee all'azione rivendicativa delle masse operaie e dare una dimensione europea alla politica del partito comunista»: rivoluzione delle convinzioni o linee di una nuova strategia di battaglia? L'interrogativo è al centro tuttora della politica italiana ed europea. Leonardi senza dubbio in buona fede — e in ogni caso con uno studio coraggioso e intelligente — tenta di portare un suo mattone per spiegare che si tratta di una nuova convinzione comunista. Sandro Doglio