Il buon Savinio di Giovanni Raboni

Il buon Savinio Indeciso tra avanguardia e ritorno all'ordine Il buon Savinio Alberto Savinio NARRATE, UOMINI LA VOSTRA STORIA Bompiani, Milano 383 pagine, 6500 lire P OCHI mesi fa, Giorgio Manganelli consigliava di affrettarsi a •riscoprire» Savinio prima che la cosai generalizzandosi, diventasse perfino ovvia. Personalmente, sarei molto lieto se la previsione implicita in quell'invito si fosse nel frattempo realizzata; e, in effetti, più. di un indizio lo lascia credere. Penso, in particolare; ai materiali inediti o poco noti pubblicali di recente da Adelphi e da Einaudi, e debitamente segnalati da questo giornale: e soprattutto, ora, atta ristampa di un libro come Narrate, uomini, la vostra storia, da tempo introvabile e considerato, giustamente, uno dei più tipici, dei più «saviniani» fra i libri di Savinio da parte di chi aveva avuto la ventura di scovarlo e di leggerlo nell'edizione Bompiani del 1942. Sia come scrittore che come pittore (si ricordi la bellissima esposizione antologica tenutasi due estati fa al Palazzo Reale . di Milano) Savinio ha /ama di surrealista. E' un'etichetta forse un po' tranchante, ma certamente non priva di valide ragioni «Il surrealismo», dice Breton nel Manifesto del '24, «si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d'associazione finora trascurate, sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero». Non c'è dubbio che tutte tre queste strade siano state battute da Savinio nei suoi quadri e nelle sue scritture, anche se non sono altrettanto convinto che il suo scopo fosse proprio quello di arrivare a «un grado di realtà superiore», i In Savinio, a mitigare o .forse semplicemente a complicare la «purezza» di quello che ancora Breton chiama V«automatismo psichico» ci sono sempre state, fin dall'inizio, altre componenti culturali e caratteriali: diciamo, per semplificare, una componente classicistica o magari neoclassica, legata — probabilmente — anche alle sue origini elleniche (come suo fratello Giorgio De Chirico, Savinio è nato e ha trascorso l'adolescenza ad Atene), e una componente «illuministica». AUa prima fanno capo le sue preferenze per un'arte dotte forme definite, chiare e solenni anche se internamente sconvolte dotta più «nera» visionarietà romantica (si vedano, proprio in questo libro, le continue frecciate contro Cézanne e gli 'impressionisti, l'esaltazione di Bócklin e di Gemito, la preferenza accordata al Verdi sublime detta giovinezza e detta maturità rispetto al Verdi squisito della vecchiaia); atta seconda è riconducibile, fondamentalmente, quell'ironia detta ragione, quella continua, sottile, bonaria «messa in crisi» del fantastico nell'attimo medesimo in cui se ne afferma il primato, che dà atta scrittura di Savinio Usuo sapore peculiare e inconfondibile. Questa situazione di spinte e controspinte, in verità più unica che rara, che fa di Savinio un protagonista dell'avanguardia e, insieme, un protagonista del «ritorno all'ordine» (e, si badi non in tempi successivi come è il caso di De Chirico, ma nello stesso tempo;, è visibile con esemplare chiarezza in Narrate, uomini, la vostra storia, raccolta di biografie di personaggi celebri il cui stesso accostamento è fonte e mezzo di dissacrante ironia (Felice Cavallotti accanto a Nostradamus e Paracelso, Verdi e Stradivari accanto al torero Bienvenida!) e la cui tonalità di base è data appunto dall'intreccio inestricabile di immaginario e reale, delirio onirico e cronaca, invenzione «spudorata» e scrupolo erudito. À dare al tutto la pàtina, la vernice surreale è, qui soprattutto il montaggio, cioè il ritmo interno detta pagina e detta frase. Il fatto di alternare fotografie e croquis à la piume, meticolose ricostruzioni d'epoca e capricciose interpretazioni analitiche e analogiche non ha, in sé, nulla di surreale; ciò che è squisitamente surreale è il fatto di sovrapporre i secondi atte prime, di ricavarne, diciamo così, un'unica superfìcie: l'effetto, allora, è precisamente quello che si ottiene applicando un paio di baffi al ritratto detta Gioconda, o mostrando un corpo nudo in mezzo a un assembramento di signori in giacca nera e bombetta... Fra le più straordinarie riuscite di questo procedimento, e dunque del libro, citerei le «vite» di Gemito, di Verne, di Collodi, di Isadora Duncan, Ma una particolare attenzione meritano anche, a mio avviso, il capitolo su Paracelso, inserito in una cornice narrativa che mi ha fatto pensare a quel bellissimo racconto (di pochi anni precedente: 1937, se non ricordo male) che è La verità sul caso Motta di Mario Soldati e anche quello su Stradivari dove si legge, fra l'altro, questa quasi esplicita, quasi diretta dichiarazione di metodo e di poetica: «Trattandosi di Antonio Stradivari, che non ebbe vita di fatti ma solo di suoni dolcissimi e vaganti, conviene ricostituire con una leggerezza, una abilità di ragno la tenuissima trama delle analogie arcane, delle ineffabili coincidenze». Giovanni Raboni ili i JHS H

Luoghi citati: Adelphi, Atene, Milano