La lite di Napoli per il De Sanctis di Osvaldo Guerrieri

La lite di Napoli per il De Sanctis La lite di Napoli per il De Sanctis NAPOLI — E' stato il convegno dei veleni Francesco De Sanctis e * la questione del realismo si sono rivelati, un pretesto per l'esplosione di una faida locate, interna all'università di Napoli, c?ie, non potendosi, o non volendosi manifestare nei suoi tratti reali, si è mascherata dietro il feticcio ideologico, si è appellata al pluralismo della cultura, ha puntato minacciosamente il dito sul dissidio fra i •grotteschi minuetti» dei convegnisti e la drammatica realtà sociale partenopea n principale accusato era logicamente Pompeo Giannantonio, 50 anni fede democristiana, molisano, dal 1970 ordinario di letteratura italiana all'università di Napoli ideatore del convegno. Aprirono le ostilità, fin dall'inaugurazione, i comunisti Mazzacurati e Vittorio Russo, ispiratori, si dice, dei furiosi e sarcastici attacchi che l'edizione campana di Paese Sera lanciava al convegno. Subito dopo, Carlo Muscetta rifiutava di partecipare ai lavori con una lettera al rettore, in cui riconosceva la linea marxista quale unica erede del pensiero desanctisiano. Era un rifiuto a mescolarsi con studiosi di altre tendenze politiche (con lo spiritualista Del Noce, per esempio, autore di un intervento su De Sanctis e Gramsci). Rosario Romeo comunicava di non poter partecipare perché impegnato nel suo trasferimento a Firenze. Barberi Squarotti informava di essere tormentato da una flebite, però inviava ugualmente la sua relazione. Era solo, un problema di simpatie ideologiche, di solidarietà di clan? Gli organizzatori del convegno risposero subito, affermando che alcuni parlano di pluralismo, ma lo accettano soltanto quando sono loro a praticarlo. Poi c'era l'aspetto faraonico della manifestazione. Sgomentò subito l'imponenza dell'apparato. A Napoli era convenuto il meglio della cultura internazionale. Si parlò di un milione elargito a ogni relatore si definì eccessiva l'ospitalità concessa non solo ai cattedratici ma alle loro famiglie. Si calcolò che il costo del convegno era di venti milioni il giorno e per cinque giorni di seguito, dal 2 al 6 ottobre. Una cifra enorme, dicevano i detrattori, soprattutto rispetto allo sfacelo in cui si trova l'ateneo napoletano. Al livore accusatorio s'aggiunse poi un aspetto grottesco, quasi comico. Dopo l'assassinio del giovane Walter Rossi si temeva che l'università potesse venire occupata dagli studenti 11 convegno diventò quindi itinerante. Si spostava da una sede all'altra, passava dai Camaldoli alla facoltà di medicina Impossibile raccapezzarsi in questo continuo migrare. Già non era semplice, dicevano i critici seguire i lavori in circostanze normali per la loro divisione in due settori, quello storico e quello letterario, figuriamoci adesso, col convegno in continua fuga, con gli studenti che cercavano di azzeccare il posto giusto e poi trovatolo, non venivano neanche ammessi nelle sale. Era come giocare al lotto: mai sicuri di fare terno. •Ma siamo impazziti?» risponde Giannanionio. «Le sale sono sempre state piene di studenti Io stesso ho fatto scattare delle fotografie che mi danno ragione. Addirittura sono venuti a Napoli studenti torinesi: altri telefonavano per sapere come potevano seguire il convegno. Queste sono accuse ver¬ gognose e demagogiche, che offendono Napoli e la serietà di chi ha organizzato la manifestazione». Il professor Giannantonio parla con foga, tanto che le parole gli si spezzano in bocca. E' amareggiato, dice, da questa campagna •sporca», non condivisa da nessuno. •Persino Amendola mi ha mandato un telegramma con cui si dissocia da tutto quello che è accaduto. Non si getta lo scandalo su un convegno serio, cui hanno partecipato cento cattedratici di fama internazionale, compresi MacSmith e René Welleck, che prima d'ora non ha mai lasciato l'Università di Yale. Quale congresso è mai riuscito a fare tanto?». I colpi di spadone continuano però a piovere con incredibile violenza. Paese Sera, a conclusione dei lavori, parla di •sogno all'antica Con molto spreco, con nessuna attenzione al presente che si sfalda — fortunatamente — sotto i piedi di qualcuno». E due giorni prima aveva scritto: *Si prende sì un milione per relazionarci su cose sapute, ma poi si vive nelle "aure serene" lontani da ogni miseria degli uomini comuni Specialmente se si chiamano: scioperi, fame, proteste, proletariato. E' tutta roba che turba le coscienze». . •Demagogia!», sbotta Giannantonio. •E' tutta demagogia. Quei signori dicono che il convegno è stato inutile. E' un'affermazione falsa E' la prima volta che si fa un discorso serio su De Sanctis. Prima d'ora nessuno sapeva nulla del suo realismo. Ma tutti vedranno presto i risultati che vanno al di là di ogni previsione. Fra tre mesi pubblicheremo gli atti e allora tutti vedranno». La promessa ha in sé un germe di minaccia •Tutti vedranno». Vedranno che il convegno è stato una cosa seria e vedranno che la pazienza ha un limite, aggiunge Giannantonio. Si respira aria di querele. Ciò che è dispiaciuto, oltre alla faziosità delle critiche, è la loro intempestività. Dice Giuseppe Cuomo, rettore dell'università: «£' stato un congresso scientifico, aperto a tutte le impostazioni Non si poteva concepire un monopolio politico di parte. E' dalla cultura che facciamo politica, non viceversa. Perciò credo che sia stato sterile l'atteggiamento dei dissidenti». Su posizioni analoghe si trova ti sindaco comunista di Napoli Maurizio Valenzi Egli dice che •la polemica è una prova di vitalità. Guai se non c'è più dialettica A me sono sembrati però ingiusti questi toni così aspri. Un'iniziativa va giudicata alla fine e sei dissidenti avevano qualcosa da dire, potevano dirla benissimo durante i lavori Perché non l'hanno fatto?». Col congresso, Napoli ha cercato di restituire a sé stessa i suoi personaggi ha cercato di darsi un po' di fiducia, di riproporsi come capitale culturale del Mezzogiorno. Forse c'è riuscita, forse ci riuscirà. E' certo, però, che, oltre ai suoi personaggi ha restituito a sé stessa i contrasti da sceneggiata, i tormenti antichi per il potere. De Sanctis la perdoni Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Firenze, Napoli