I segreti di capitan Meneceo di Luciano Curino

I segreti di capitan Meneceo I segreti di capitan Meneceo Daniel De Monfreid GIORNALE DI BORDO DEL FENICIO MENECEO Rusconi, Milano, pagine 267, lire 3000. SCRIVE Erodoto che nei 480 a.C. Sataspe. cugino di Serse re di Persia, compi un lungo viaggio in mari sconosciuti e ritornò in pat^a. Per De Monfreid la cosa più importante di questa notizia e il ntorno. «{Juei marinai erano capaci di orientarsi in mare e di dirigersi tra vaste distese d'acqua, e questo quasi tre millenni prima di noi». Ma come, se non disponevano di carte nautiche né della bussola e non potevano determinare l'ora esalta in ogni momento della giornata? Come navigavano nella nebbia e nella notte senza stelle? E come, con onde e correnti e con venti ignoti? Per rispondere a queste domande. l'autore del romanzo ricostruisce il viaggio di Sataspe sulla nave del fenicio Menece-». uno dei superstiti oei disastro di Salamina. E' appunto Meneceo che anni dopo, a Samo. racconta l'avventura a Erodoto. La sua era una nave egizia con ventotto uomini d'equipaggio. Scopo del viaggio: circumnavigare l'Africa. Dice Meneceo: «Certo, i miei marinai sapevano che c'erano dei pericoli, ma questi non erano per loro che un prezzo da pagare per fare il loro mestiere di uomini liberi. Uberi di poter andare dappertutto, in timo il mondo, a respirare il grande vento del mare». Erodoto e curioso e fa continue domande sui problemi della navigazione. Le risposte del capitano Meneceo sono la.parte tecnica del «giornale», dimostrano la scienza marinara di De Monfreid. E c'è la parte avventurosa che rivela smisuralo amore per li mare. Il viaggio oltre le Colonne d'Ercole e giù per l'Africa lino al Golfo di Guinea e pieno di pericoli. La nave, che si'chiama Punì, sfugge a pirati cartaginesi ed è attaccata da naufraghi etruschi. Con lo'scafo ricoperto d'alghe e di conchiglie che ne frenano l'andatura, deve cercare approdi in terre sconosciute, per rifornirsi di viveri e rinnovare la scorta d'acqua imputridita. Incontri con tribù primitive e animali selvaggi. La collera di Poseidone, una tempesta che si • porta via otto uomink E la scomparsa della Stella polare, a Sud appare ora un gruppo di quattro stelle a forma di croce. Più dei pericoli reali. Meneceo teme che i suoi uomini siano travolti dal timore insidioso che nasce dall'ignoto. Le sue parole ai marinai sono mollo belle: «Quelli che pensano al rischio di raggiungere i confini del mondo, si rassicurino: il mondo è più grande della loro immaginazione, e t>li dèi. che fin qui ci hanno protetti, hanno dappertutto lo stesso potere». Bella anche questa sua osservazione: «Presto vi sarete tanto abituali all'aspetto di questo mare, che quando saremo dalle nostre parti, nel nostro Mediterraneo, vi meravi^lierete di non sentire più t grandi venti e le onde lunghe. Tutto vi sembrerà piccolo e stretto, e sognerete solo di ritornare in queste immense dislese di libertà dove il lenipo prende un 'altra dimensione». Dopo selle mesi non è più umanamente possibile proseguire e il Punì invene la rotta, ritorna E stata un'avventura tremenda. Da allora sono passati molti anni e ora Meneceo la può raccontare ad Erodoto, nella pace di Samo. Mentre racconta, lo stanno ad ascoltare alcuni dei suoi marmai e Meneceo, vedendo uno di loro perduto in un solino, gli domanda a che cosa pensa II marinaio risponde: «A quello che abbiamo tatto e alla paura che avevamo sentendoci perduti in quel mondo così estraneo! Perché siamo tornati indietro'». E' li rimpianto di chi ha dovuto rinunciare, anche se andare avanti era pazzesco. Luciano Curino

Persone citate: Daniel De Monfreid, De Monfreid, Rusconi, Salamina

Luoghi citati: Africa, Erodoto, Guinea, Milano, Samo