Nelle lettere di Vittorini, il dramma di un militante

Nelle lettere di Vittorini, il dramma di un militante Nelle lettere di Vittorini, il dramma di un militante Perché ho scello il silenzio-. Sta per uscire, presso l'editore Einaudi, un primo assaggio dell'epistolario di Elio Vittorini, curato da Carlo Minoia. E' il secondo volume, che precede nella pubblicazione il primo e il terzo, e si riferisce agli anni 1945-51 : quelli che videro il generoso impegno dello scrittore nel pei, l'iniziativa del Politecnico (chiusa amaramente dopo la polemica con Togliatti), il progressivo distacco dal partito e la ripresa d'interesse per . la narrativa. Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo in anteprima tre lettere. A Dionys Mescolo, Parigi [Milano,] lr giugno 1948 Mio caro Dionys. ho saputo che ti hanno detto (non so chi) ch'io avrei lasciato il Partito. Non è niente vero. Non è niente vero. Può darsi che lo avrei lasciato se il Pronte avesse vinto. Ma ora che ha perduto vi rimango, e non solo per il semplice fatto che ha perduto, ma anche per la speranza che tragga una lezione dalla sconfitta e cambi, e si lasci cambiare: sebbene, debbo dire, nell'attuale linea di puro ostruzionismo politico è persino meno civile del Partito francese. Si — il Partito francese (come l'ho conosciuto l'anno scorso) è più abile a sostenere una linea simile. L'italiano è stato più vero e in gamba (e simpatico) fin quando ha potuto avere una linea propria. Oggi che ha la stessa di tutti gli altri (linea non sua — astratta dalla situazione italiana) è peggio di tutti gli altri. E tuttavia io continuo a sperare che ci si persuada (in Italia a dappertutto) del- la necessità di tornare realistici e umani. Personalmente (dalla fine di «Politecnico») io non parlo più. Ho torto di'aver scelto il silenzio? Non posso far altro. Dovessi parlare dovrei anzitutto attaccare i nostri. E questo, specialmente ora che c'è di mezzo una sconfitta così grossa, non lo voglio. Ma resta, come mia obbiezione fondamentale a'tutto il nostro modo d'agire, che io pretendo di vedere nel comunismo un mezzo per uscire dalla solitudine (propria della società capitalistica moderna), mentre il Partito, con il suo tipo d'azione anche nei paesi dov'è al potere, finisce per rendere l'uomo più solitario (timoroso di parlare, timoroso di sbagliare. ossessionato dall'idea di colpe obbiettive, diffidente persino verso i propri familiari). Questo è l'assurdo: che invece di arrivare, con l'uomo comunista, a una maggiore fiducia nei compagni uomini, si arrivi a quest'orribile condizione per cui ci si sente in dovere di essere una spia, un poliziotto, in mezzo a un mondo di spie e di poliziotti. Si è formata così (in tutta la società, dove il Partito è al potere, e nell'ambito del Partito stesso, dove sono al potere i nostri nemici) una sfera idealistica di vita — una specie di universo hegeliano — (hegeliano è la parola) — in cui l'uomo, l'unità concreta di misura, vive nella spaventosa solitudine di un rapporto con l'idea e unicamente con l'idea anzi che nella comunione sperata della realtà, dei rapporti effettivi (razionali e non razionali) con i compagni uomini: senza paura. E' l'odore di una simile paura che ha fatto perdere il Pronte in Italia. Qui non si considera una soddisfazione e una ragione di vivere la possibilità di vedere ciascuno castigato per le proprie colpe. Non si considera soddisfacente che venga il Regno dell'Inferno sulla terra. Della Giustizia. Forse la gente non ha mai creduto all'Inferno, qui. E anzi si è contenti se qualcuno che ha commesso una colpa può sfuggire al castigo •conseguente. Cioè: non ci si vuole astrarre. Cioè: non si vogliono piaceri hegeliani, ma concreti. Cioè: non si vuol vivere nell'idea, ma nelle cose. Ora tu mi dirai: perché rimani col Partito, se pensi che il comunismo porti a un simile accrescimento di solitudine, e a una simile «esistenza nell'idea»? Ti risponderò. Uno. Perché voglio lo stesso andare contro alla solitudine capitalista. Due. Perché l'unico > movimento storico che possa andar contro alla solitudine capitalista è il nostro. Tre. Perché il nostro movimento ha in sé la possibilità di non essere anch'esso solitudine e bisogna fare di tutto, non uscendone, per portarlo ad essere quello di cui gli uomini hanno bisogno. Vi sarà da rivelare la tragica situazione in cui ci siamo cacciati, e da mutarla. Ma non si potrà mai farlo schierandosi con gli avversari del comunismo. Allora sarebbe confessare di aver perduto ogiù speranza. Mentre restare coi comunisti (anche se ora si tace, e si vuole soltanto scrivere romanzi, e si aspetta un momento migliore per cominciare a parlare esplicitamente) significa almeno non aver perduto ogni speranza. Per quanto mi riguarda, prima di parlare esplicitar mente, io voglio essere sicuro di essere persuasivo (e persuasivo dovunque, anche nell'Urss) e di portare acqua al nostro mulino di comunisti anziché a quello dei nostri nemici. (...) A proposito dell'estate vorrei pregarti di venire con Marguerite e il piccolo a Bocca di Magra. Vi èquest'anno una bella casa libera sulla nostra stessa riva, proprio accanto alla nostra (di quattro stanze, per lire 6000 a stanza ogni mese). Perché non la prendete per un mese, magari insieme ad altri amici? Tutta la spesa sarebbe (per un mese) di 25 mila lire, che divisa con altri si ridurrebbe a metà. Dovreste farvi da mangiare voistessi. Ma questo costerebbe poco, anche perché degli amici di Carrara hanno preso un motopeschereccio col quale ci forniranno tutto il tempo di pesce quasi gratuito. Si potrebbe andare a pescare, alcuni giorni, noi stessi. La pena di pensare al ménage sarebbe minima se prendeste una ragazza di Bocca di Magra per aiuto che costerebbe poco pure. Centomila lire dovrebbero bastare a voi tre per la casa il viaggio e il ménage: tutto E centomila lire sono cinquantamila franchi. Ti pregherei di pensarci seriamente. Per luglio o per agosto. Provvederci io a fissare la casa e pagare l'anticipo appena mi avvertissi. Ma dovresti decidere presto. (Volendo potreste prendere la casa anche in tre famiglie. Vi è posto: con una stanza per famiglia, e la sala di soggiorno in comune). La casa è in un punto dove non vi sono zanzare perché esposto ai venti. Ed è a un terzo piano: alta sul fiume e il mare, con il bosco dei pini dietro. (...)

Persone citate: Bocca, Carlo Minoia, Einaudi, Elio Vittorini, Magra, Togliatti, Vittorini

Luoghi citati: Carrara, Italia, Magra, Milano, Parigi, Urss