Il profeta degli autonomi

Il profeta degli autonomi Ipersonaggi che invocano il "diritto al dissenso,, Il profeta degli autonomi Il francese Guattari, autore dell'Antiedipo, considera come unica forza sociale il "desiderio" FELIX Guattari, Mercurio della complicata anima autonomistica nostrana, non è un nouveau philosophe. Dei nouveaux phuosophes non vuol sentir parlare, e ha ragione. Poligrafo della più bell'acqua (ma Sartre diceva che bisogna farsi poligrafi), Felix Guattari è un antipsichiatra: difficile definirlo altrimenti, eppure è così. Dei suoi giudizi politici sulla situazione italana, altri ne ha fatto giustizia: Eugenio Scalfari, felicemente. Cosa importa qui parlare di lui? Cercar di capire per che verso egli si trovi a cavalcare la tigre dell'autonomismo. E' l'autonomismo un treno che gh è passato davanti e sul quale egli è saltato casualmente, e che, una volta su, ha sentito suo appropriandosene con la sensibilità e l'abilità sirenesca di cui alcuni intellettuali francesi sono cosi finemente dotati? Può darsi, ma in questo genere di appro priazioni c'è sempre una mutualità di sensi, un tessuto complesso di ambiguità, per cui una decifrazione univoca va comunque evitata. Formulo qualche ipotesi in via del tutto corsiva. Ho letto su qualche giornale, mi spiace non ricordare quale, ma in queste settimane la bibliografia italiana su Guattari ci sta sommergendo per vastità: ho letto, dicevo, che l'opera cui Guattari ha legato massimamente il suo nome, accanto a quello di Gilles Deleuze, L'Antiedipo, per i giovani affiliati all'area dell'autonomia, per quelli in specie che si definiscono trasversalisti, costituisce bibbia e vangelo. Questa notizia mi ha in qualche modo sorpreso, sapendo che i giovani autonomi, in genere, hanno con i libri rapporti non facili, casuali a dir poco. L'Antiedipo, invece (buona la traduzione italiana stampata da Einaudi), è libro arduo, farcito di riferimenti perpetui ad altri libri, spesso per via .di una beve, ironica, strizzatina d'occhio, così che percorrerlo significa progressivamente orchestrare una partitura di allusioni, tener dietro alla quale costituisce un impegno per nulla peregrino, un impegno alonato da quel fatato silenzio necessario alla lettura, certamente dai nostri ragazzi, avvezzi alla scansione di imo slogan via l'altro, per nulla amato. Lasciamo perdere, mi sono detto, tutto questo. Lasciamo perdere i volti di Freud e Jung, o di Marx, evocati dai due autori con noncuranza talvolta; lasciamo stare Lévi-Strauss o Foucault, o Klossowski, o Nietzsche, Lacan, Reich o Marcel Proust che qua e là compaiono come rochi fantasmi o numi tutelari. (Per l'antipsichiatra Guttari la letteratura conta quanto altro mai). Lasciamo stare, dicevo. Però, insomma, cosa può rendere vangelo questo libro, dettato con scorrevolezza tutta francese, dove le cose più diffìcili e tortuose sono spesso semplificate in una battuta brillante? Può attrarre l'idea generale che lo conduce, idea antipsicoanalitica, che giudica il complesso di Edipo una gran truffa, o, al meglio, ima proiezione paranoica dei padri sui figli, per cui liberarsi di esso, cancellandolo con un tratto di penna, è come liberarsi, tutto insieme, di ogni soggezione ai padri medesimi e alla famiglia. Una lettura, a dir poco veloce, de L'Antiedipo porta a conclusioni simili. Ma_questo mi sembrava di scarsa importanza "per arrivare al totale de L'Antiedipo come bibbia. C'è, sì, nel libro una aggressione allarma bianca contro gh istituti familiari e patriarcali, ma è una aggressione simulata, dove il principale bersaglio, invadente, persino sviante, è Freud. Credo che gli autonomi, di una demolizione del mito di Freud, ci facciano ben poco; credo, invece, che abbiano bisogno (basta leggere i testi sacri di Radio Alice per convincersene) di suggestioni immaginose e visive anziché meramente concettuali. A questo punto di vista, le tesi di Deleuze e Guattari sono vestite di immagini squisite. L'universo fisico e psichico che essi descrivono sembra quello del Yellow Submarine dei Beatles: un universo tutto macchine, .ma soffice e morbido come può esser quello divinato dalla mano di un disegnatore pop. E tale morbidezza, tale grazia al polistirolo (così rassicurante per l'immaginazione adolescente ) è agita, ani¬ mata, nutrita da, apriti Sesamo di ogni difficoltà, le desir. _ Le desir costringe all'ellissi logica, abolisce ogni strategia razionale, spinge l'uomo, macchina desiderante, qua e là; e nella soddisfazione a questo impulso, di per sé valido e vitale, l'uomo può sentirsi liberato dalla malattia mortale che il capitalismo partorisce di necessità, la schizofrenia... « Diciamo che il campo sociale è immediatamente percorso dal desiderio», scrivono Deleuze e Guattari: « Esso ne è il prodotto storicamente determinato, e la libido non ha bisogno di nessuna mediazione o sublimazione, di nessuna operazione psichica, di nessuna trasformazione, per investire le forze produttive e i rapporti di produzione. Non c'è che il desiderio e il sociale: niente altro ». Questo significa che la storia non esiste, che Hegel e Marx son fatti sparire di scena con il tocco di un abilissimo prestigiatore. Difatti, per Deleuze e Guattari la storia è «un M^o^wore», che avrebbe bloccato le forze, produttive dell'inconscio. Nel mondo del Yellow Submarine non c'è posto per la storia o per la logica consequenziale. (In Rizòma, tradotto anch'esso di recente in italiano, i due autori si sono fatti teorici di una lògica a consequenziale, « rizomatica » Ò te a gambo », come amano dire). Ebbene, proprio un simile rifiuto della storia, accanto al rifiuto del razionalismo nel suo complesso, deve aver portato i giovani 'trasversaìisti a tenere L'Antiedipo come un vangelo sul proprio comodino o nella propria borsa di tela. L'autonomismo, che lotta per il tutto é subito, non ama la noiosa pazienza dei rivoluzionari di marca dialettica e storicistica: la etichetta come « repressiva ». Altri Mercùrio, si chiamino Sartre o Genet, a questo riguardo, hanno poco da offrire agli autonomi; se non una critica vaga o affievolita ai valori borghesi, una critica buona in fondo a troppi usi... Una domanda per concludere: ma se Guattari è a Trieste,-a Bologna, e ovunque si parli di lui, Gilles Deleuze, che in proprio ha scritto pagine di critica letteraria precise e delicate come meccanismi d'orologio, dov'è? Enzo Siciliano II convegno internazionale contro la repressione, che si sta per aprire a Bologna, promosso dai gruppi «autonomi», richiama sulla città emiliana lo interesse di tatto il Paese. Dopo gii episodi del marzo scorso, dovrebbe essere il primo confronto pubblico, fra la sinistra e la ultrasinistra, nella più grande città italiana dove il partito comunista ha potato esercitare per decenni il proprio governo. A quali ideologie si richiamano i giovani che convengono a Bologna? quale cultura hanno alle spalle? Ripudiati i vecchi padri, molti dei nuovi gruppuscoli si rifanno: al pensiero di Felix Guattari, Io scrittore fran¬ cese defl'Antiedipo; firmatario, insieme con Sartre, Genet, Foucault, e Maria Antonietta Maceioechi, del manifesto degli in¬ tellettuali francesi sul dissenso in Italia, e protagonista, proprio convegno sulla : antapsichiatria di Trieste.

Luoghi citati: Bologna, Italia, Trieste