Autonomia dagli Usa
Autonomia dagli Usa Autonomia dagli Usa SAREBBE un giuoco inutile il volere rintracciare nella letteratura canadese modelli letterari inglesi o francesi. La parabola letteraria del Canada si è sviluppata intorno alle sue ascendenze interne, sul patrimonio delle proprie tradizioni. Il clima, l'identificabilità canadese non è, né può essere, quella americana di Whitman o Hemingway: il salto dalla colonia alla nazione in Canada si è fatto senza rivoluzione, senza lacerazione culturale e ideologica dall'Europa, senza quel fenomeno di fissione che è la guerra civile americana. La letteratura canadese prende l'avvio nel Sedicesimo secolo e presenta una storia complessa che via via, nel passare dei secoli, si infittisce di circostanze originali. A partire dall'Ottocento in entrambe le lingue nazionali si manifestano punte emergenti di singolare valore: mi riferisco in particolare a poeti e narratori quali Charles G. D. Roberts, A. Lampman, B. Carman. D. C. Scott, I. Valancy Crawford, O.. Crémazie, L. Fréchette, S. Moodie, S. J. Duncan, e più tardi, E. Nelligan, S. Leacock, quindi, già in pieno Novecento, F. P. Grove, E. J. Pratt, Ringuet, F. R. Scott, A. Grandbois. A. J. M. Smith, Saint-Denis-Garneau. Nell'immediato dopoguerra si manifesta una vera esplosione di,talenti e la letteratura canadese viene a definirsi nei termini di una totale autonomia culturale. Nella qualificazione di autonomia culturale, e in particolare letteraria, intendo sottolineare quell'insieme di processi che caratterizzano l'ambito della creatività in questione fino a stabilirsi come modelli, momenti di riferimento comune: -con il termine caro a Frye, archetipi. Lo scrittore che precisamente nel dopoguerra si è assunto il compito di disporre questi punti fermi, Hugh MacLennan — un autore già tradotto in undici lingue, non ancora in italiano — riferendosi agli inizi della sua attività di narratore, negli Anni '40, parlava dell'urgenza allora avvertita di disegnare literary maps, mappe letterarie del suo Paese, che ancora ne appariva privo. Oggi, con autori quali lo stesso MacLennan, M. Callaghan, R. Davies, M. McLuhan, N. Frye. E. Bimey, I. Layton. M. Richler, M. Laurence, M. C. Blais. A. Hébert, B. Simons. M. Atwood e Léonard Cohen, di cui va sottolineato il vasto ruolo di cantore della giovane generazione, il CanMa possiede mappe letterarie ben precise. Se la letteratura ha dunque potuto rendersi adulta è perché il Paese si è reso tale. Il Canada ha dovuto affrontare la questione della propria identità nazionale (non solo politica, ma anche etnica, geografica, culturale) e la letteratura ha fatto della questione dell'identità uno dei suoi luoghi classici. Altro motivo ricorrente è quello della terra, che è il problema del riconoscimento della propria nuova terra per molti espatriati e, insieme, il problema della definizione, della comprensione intellettiva degli immensi e molteplici spazi della realtà geografica canadese. Quel rising village of the land, villaggio sorgente della terra, come nel lontano 1834 lo definiva Oliver Goldsmith, nipote del famoso omonimo e pioniere in Canada, è del resto un'immagine che non ha cessato di riproporsi incessantemente nel percorso di oltre due secoli, fino ad approdare al global village, il villaggio globale di McLuhan. Non è del resto un caso che i più celebri esperti di comunicazioni appartengano a un Paese dove il comunicare è cosi complesso per la vastità degli spazi e le varietà etniche e ambientali. I paradigmi di questa geografia economico-politica si riflettono in uno stile di vita caratterizzato.dall'essere un mosaico di molti stili di vita: diverso quello delle Provincie Marittime da quello del Quebec, o quello dell'Ontario da quello del Manitoba. Una circostanza che dà ragione della caratteristica regionalistica di non poca letteratura canadese, e che può essere rappresentata nella sua vena più sincretistica, oltre che umanamente ricca, da un narratore quale Yves Thériaud e, secondo una struttura più classica, da Frederick Philip Grove. L'immaginazione canadese, in una forma o nell'altra, è comunque sempre improntata dalla dimensione ad infìnitum, una caratteristica che le è propria anche nell'ambito delle arti figurative. Il senso della distanza, lo sforzo di misurare idealmente lo spazio è una costante di tanta letteratura di questo Paese — da Susanna Moodie a Margaret Atwood, da W. O. Mitchell a Anne Hébert, da E. J. Pratt e Earle Birney — dove si assiste al saldarsi dei temi del paesaggio, della distanza, della conquista della distanza, del vagare alla definizione del paesaggio della mente. In particolare la poesia dei giovani prospetta irrisoluzioni e soluzioni di uomini soli che, come nella confessione di John Newlove, usano l'immagina-, zione per superare il senso della solitudine: Everyone is so lonely in this country that it's necessary to be fantastic — (Ognuno è così solo in questo paese che è necessario essere fantasiosi —) Giovanna Capone Docente di letteratura inglese all'Università di Bologna
Luoghi citati: Canada, Europa, Saint-denis, Usa, W. O.
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