Svizzeri implacabili di Raffaele Crovi

Svizzeri implacabili Frisch e Spath contro il «benessere» Svizzeri implacabili Max Frisch MONTAUK Einaudi, Torino 140 pagine, 4000 lire Gerald Spàth L'INCREDIBILE STORIA DI JOHANN IL BUONO Longanesi, Milano 400 pagine, 5000 lire UNA raccolta di saggi, non ancora tradotta in Italia, di Max Frisch. il commediografo svizzero di lingua tedesca, narratore di fama internazionale come autore di Stiller, Homo Faber, Diario d'antepace 1946-1949 e II mio nome sia: Gantenbein, si intitola Offentlichkeit als Partner (l'opinione pubblica come partner); ora Frisch in Montauk, autobiografia sociopsicologica. che ricapitola l'esperienza - intellettuale, professionale e sentimentale dello scrittore, chiosa: «Scrivo per me. La società, qualunque essa sia, non è il mio principale, io non sono il suo sacerdote e neanche il suo maestro di scuola. L'opinione pubblica come partner? Trovo dei partners più credibili». Partners o. se volete, testimoni di Frisch, che svolge un esercizio di autoanalisi, in Montauk sono lui stesso e una giornalista americana, Lynn, con la quale sta vivendo una breve vacanza d'amore. Frisch si trova, nel 1974, a sessantatré anni, negli Usa per un giro di conferenze: con Lynn, che sta preparando una intervistaritratto sullo scrittore, va a passare un weekend a Montauk (Long Island); e a Montauk inizia il suo ironico viaggio (tra vivere e scrii^ere. tra esprimere e capire, tra realtà e letteratura) alla ricerca di un'identità in cui si ricompongano autenticità e naturalezza. Lo spettro che Frisch si sforza, da sempre, di esorcizzare nelle sue opere è l'artificio, la finzione, la degradazione della civiltà tecnologica. La sua rivolta contro il calvinismo svizzero efficientista e pragmatico, positivista e legalistico, che lo ha educato, lo porta, in Montauk ad auspicare «un lavoro allegro, sfacciato, non obbligatoriamente da ridere, ma senza una morale» e a ribadire che il benessere (la ricchezza o il successo) sono una contraffazione. H «benessere come natura», questo artificioso e nevrotico contrabbando della vitalità repertoriato da Frisch in ludici referti costruiti per contrapposizione di riflessioni, metafore, aforismi, dagherrotipi, sintesi drammatiche e silhouettes e ambientati in Svizzera o negli Usa è il bersaglio fisso del moralismo laico dello scrittore svizzero: così, in Homo Faber, del 1958, rappresentava l'a77ierican way of life («ciò che l'America ha da offrire: comfort, il miglior impianto del mondo, ready for use, il mondo come un vuoto americanizzato, dovunque arrivano tutto diventa highway, il mondo come muri tappezzati di manifesti ai lati della strada, le loro città che non sono città, ma illuminazione: la mattina dopo si vedono le impalcature nude, frenesia infantile, reclame dell'ottimismo come arazzo al neon per nascondere la notte e la morte»): cosi, nello stesso romanzo, motivava la crisi della civiltà tecnologica di massa («Noi tecnici cerchiamo di vivere senza la morte. Letteralmente: tu non consideri la vita come un organismo, ma come semplice addizione... ma la vita non è materia, non può essere dominata con la tecnica»). Sul rifiuto di farsi sacerdote deU'unidimensionale civiltà del benessere Max Frisch fonda il proprio ruolo socioculturale di scrittore. E' un'insofferenza anticonformista che spartisce con tutta la letteratura di lingua tedesca del secondo dopoguerra: basti pensare all'opera dei germanici Boll, Hàndke, Kluge, Grass e degli svizzeri DUrrenmatt e Bichsel. La pattuglia dei dissacratori svizzeri si è arricchita, negli ultimi anni, di Geròld Spath, narratore trentottenne, autore di due corposi romanzi, Unschlecht e Simmgànge, pubblicati tra il 1970 e il 1976. Unschlecht esce ora in Italia in un'efficacissima traduzione di Alice Ceresa (che debuttò anni fa, pubblicando da Einaudi il romanzo sperimentale La figlia prodiga) con il titolo L'incredibile storia di Johann Il Buono. Nel romanzo di Spath assistiamo alla rappresentazione boccaccesca e picaresca, carnascialesca e barocca, grottesca e gotica, abnorme e corrosiva, della vita di una piccola città di provincia (una residua cittadina asburgica) dove i cittadini sono irretiti dal conformismo e dalla religione del denaro. In questa cittadina i notabili sono, ovviamente, il parroco, il direttore del giornale locale, il giudice di pace, il maestro, il sindaco, il capo della polizia, il direttore di banca: sono loro gli educatori e i giudici del protagonista Johann Ferdinand Unschlecht (il non-cattivo), classificato, ben presto, per la sua stravaganza e vagabondaggine, per la sua innocenza e per la sua incapacità a programmarsi, uno «stupidotto». Succede, però, che Johann, raggiunta la maggiore età. venga in possesso di un'eredità favolosa e cominci a portarsi in giro, lui pescatore, lingotti d'oro come fossero carpe : allora la calamita della sua sfacciata ricchezza, gli smaschererà attorno la taccagneria, la ruffianeria, la ladreria e la demenza dei suoi concittadini. Il romanzo di Spath per i suoi aspetti di favola grottesca e metamorfica, ricorda II tamburo di latta di Grass. ma, pur avendo la struttura e le forme di un efficace romanzo di costume (che agisce anche come demistificante baedecker) difetta, per potersi confrontare con la mirabile parabola sociostorica di Grass, di spessore ideologico e culturale: l'irrisione che lo pervade, seppure efficace e godibile, ha i toni estrosi, ma non rigorosi, di una ballata popolare. Raffaele Crovi

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