Qui parla Bifo di Piero Cerati

Qui parla Bifo Le cronache di Bologna, da radio Alice Qui parla Bifo Autori molti compagni BOLOGNA MARZO 1977... FATTI NOSTRI... Bertani, Verona, 000 pagine, 3800 lire. PARLA Bifo, ma soltanto perché tanti parlano di lui, in esilio a Parigi è diventato, a quanto sembra, l'enfant gate di certa intellighenzia transalpina. Bifo è Francesco Berardi accusato di essere promotore dei fatti di Bologna del marzo scorso, la rivolta dell'ultrasinistra e dell'autonomia nella cittadella universitaria dopo la morte dello studente in medicina Pierfrancesco Lo russo negli scontri con polizia e carabinieri. Bifo parla, ma in quest'occasione dice poco: per saperne di più bisognerà aspettare l'uscita del suo hbro « Teoria del valore e rimozione del soggetto », preannunciato dalla Bertani come un saggio critico-scientifico sulla natura dei partiti comunisti occidentali (pei compreso) e sul revisionismo. In quest'occasione parla Radio Alice, e attraverso di essa tutti coloro che telefonavano all'emittente autonoma per descrivere i momenti della sommossa, commentare i movimenti della polizia, insultare Cossiga, il sindaco Zangheri, il partito comunista: tutte voci messe in diretta e diffuse quei giorni a Bologna. Parlano anche Radio Ricerca Aperta, che ospitò i redattori di Alice quando l'emittente fu chiusa dalla polizia, Radio Città e Radio Collettivo 12 marzo, tre delle 25 emittenti e delle 8 tv autonome presenti in Emilia, cui il pei ha dedicato un ampio saggio nella rivi- sta « La società » < marzo 1977, numero 0). Era soprattutto Radio Alice ad essere seguita prima e durante la rivolta dagli studenti dell'ultrasinistra e dell'autonomia; una radio amata, dipinta sui muri dell'università come un biscione-drago che sta per ingoiare il poliziotto, avvicinata quindi alle scritte inneggianti alla violenza, alla passione sviscerata per la pistola P 38 (ma questo nel libro non compare, né nel testo né nelle fotografie ). E forse questo accostamento è valso anche a far ritenere Radio Alice come una delle protagoniste dei disordini di marzo. Ma le trasmissioni in diretta sono la « rivelazione » dell'impegno rivoluzionario con la presa sugli ascoltatori. Le parole oggi si leggono, ma la concitazione si immagina e s'intravede, soprattutto nei dialoghi tra i redattori e chi telefona per dare notizie dai luoghi degli scontri: la radio assume ruoli che vanno al di là dell'informazione, e la magistratura vi ha scorto una funzione tattica e strategica (sul campo della guerriglia e all'interno del «nemico»), oltre alle dichiarazioni di volontà ribelle contro le istituzioni. E dal libro si può dedurre che se « Lotta continua », dopo la morte del suo leader Lo russo, impegnato nelle lotte operaie, decise con motivazioni politiche (un duro attacco a Zangheri, al pei, alla de) di scendere in piazza (« 7o penso che noi tutù dobbiamo onorare il compagno Francesco mettendo in piazza tutta la nostra forza»), è stata poi l'autonomia a proseguire con estrema violenza, fuori degli schemi politici, la protesta, diventata rivolta, guerriglia («Girano le bottiglie di buon vino tirate fuori da un bar. Champagne, Spinelli, Molotov. Un pianoforte suona Chopin. E' nel mezzo della strada, portato fuori da un bar. subito a ridosso di una barricata. Ubriachi. Oggi nessuno comanda ». E in un altro documento: « Non ho mai visto tanta gente così rappresentativa, tutta assieme, che beve canta per le strade della zona universitaria occupata: la rivoluzio¬ ne è un blues! Io ci credo una sera si e una sera no. ci credevo di più quando c'era Bifo in circolazione!»). « Bologna marzo 1977... fatti nostri... » è una testimonianza di parte, di una parte, su quanto avvenuto; una testimonianza comunicata, quindi i « fatti » non sono più soltanto «nostri», ma gli si riconosce il diritto di essere di tutti, per poterli valutare. I documenti vanno dalla riunione di Comunione e Liberazione, contestata dall'ultrasinistra (e quando avremo una versione scritta, narrata dei fatti di CL?), all'intervento delle forze dell'ordine,. allo scontro, alla morte di Lorusso, al sorgere delle barricate, alla violenza, ai funerali dello studente: tutto narrato su documentazioni di Radio Alice, di collettivi, a tappe successive, con testi che lasciano trapelare perché la guerriglia divampò a Bologna, perché ad essa si giunse dopo lunga gestazione (Volantino pei e fgci: « ... dev'essere isolata e battuta la logica della provocazione e della violenza che più che mai è al servizio della reazione. Da tempo nella nostra città ristretti gruppi di provocatori, ben individuati, hanno agito all'interno di questa precisa logica »), dopo violenze contro negozi, episodi di autoriduzione nei cinema, volontà dell'autonomia di incrinare l'ordine di Bologna, la « città modello » del pei, in antitesi anche col sindacato. Una serie di ottime fotografìe fa da corollario al testo. Piero Cerati

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Parigi, Verona