Se il calcio è politica di Giovanni Capponi

Se il calcio è politica Se il calcio è politica CE n'è per tutti in questo Calcio d'oggi. Una repubblica di destra? di Maurizio Naldini (Vallecchi, Firenze, 165 pag. 3500 lire): presidenti di club, allenatori, calciatori, giornalisti, tifosi. Tutti gli addetti ai lavori del grande carrozzone vengono chiamati in causa, ad ognuno vengono addebitati gli errori che hanno contribuito a trasformare il mondo del calcio, sbocciato in modo genuino, in qualcosa d'alienante. Scrive nella prefazione Sergio Campana, presidente dell'Associazione calciatori: «E' un libro che avrebbe potuto essere scritto da'noi, tanto si avvicina alle nostre tesi ». E' vero, Maurizio Naldini, trentenne, collega fiorentino, redattore de La Nazione mette il dito nella piaga su tutti gli aspetti distorti dell'organizzazione a cui deve sottostare un gioco che si ama ancora definire il « gioco più bello del mondo ». Da noi, come in tanti altri paesi, il calcio coinvolge tutti. Se n'è avuto coscienza, come se non bastassero altri esempi, quando s'è verificato nei giorni scorsi il caso di Pietro Paolo Virdis, il calciatore sardo che ha rifiutato (resistendo però al trasferimen¬ to meno d'una settimana) di giocare nella Juventus, la società che l'aveva « comprato» dal Cagliari. Tutti, anche chi non è mai andato alla partita né ha perso il sonno per le vicende del calcio (e non è un demerito visto come stanno le cose), volevano sapere come andava a finire la clamorosa vicenda, cos'era questa storia del vincolo. Proprio a queste persone possiamo dare un consiglio: leggere il hbro di Naldini. Avranno modo di inquadrare il calcio nella sua giusta luce, di rendersi conto delle follie che si commettono in nome di un risultato, di una vittoria, di uno scudetto, di una promozione. Il hbro, se attentamente meditato, servirebbe ancor più a quelli che di calcio vivono, direttamente e di riflesso, o che del calcio si servono per sfogare frustrazioni derivanti dagli stress di altre attività. Il volume di Vallecchi ha un sottotitolo che, per quanto punteggiato da un interrogativo, s'esprime così: il calcio è una repubblica di destra? Una repubblica di tipo sudamericano — si intende — che è la espressione più deteriore (se è possibile esprimersi così di un sistema autori¬ tario) con « l'inflazione galoppante, le grandi manifestazioni di piazza, il culto dell'individuo e titoli a nove colonne che annunciano ogni giorno l'avvento di un campione» (noi diremmo un idolo). In questa chiave, quasi sempre a ben ragionare, si contesta tutto, dalla figura del presidente a quella dell'allenatore, dal ruolo del medico a quello dei giornalista. Una « perla » è senza dubbio l'intervista provocatoria ed ironica ad Antognoni, il giovane "calciatore della Fiorentina che è diventato il simbolo del calcio moderno. D ragazzo si dichiara soddisfatto di come va la sua vita professionale (vorremmo ben dire) ma si lamenta dei sacrifici che il calcio gli impone, rimpiange la libertà di poter andare (come i coetanei) con le ragazze senza problemi, di fare quello che si vuole quando si è giovani e spensierati. Ma non vede nulla al di fuori del calcio, perché ha cominciato presto, troppo presto per immaginare una vita diversa. Due paginette esemplari che mettono a fuoco un problema, imo dei- tanti di cui si occupa l'autore e che da tempo ormai restano senza soluzione. Giovanni Capponi

Persone citate: Antognoni, Maurizio Naldini, Naldini, Paolo Virdis, Sergio Campana, Vallecchi

Luoghi citati: Calcio, Firenze