Il libraio si difende

Il libraio si difende Il libraio si difende II convegno dell'Associazione Librai a Roma - Flaccovio confermato alla presidenza ROMA — Chi ha detto che le librerie, in Italia, odorano di stantìo e che la Cultura vi si nasconde, custodita dalle indiscrete curi^iià dei più, dietro polveri secolari? Gli intellettuali sofisticati, i nemici giurati delle librerie intese come antiquato strumento del Sistema, i teorizzatori di altri e più moderni fo supposti tali) canali di distribuzione e di vendita del libro, sarebbebero rimasti sbigottiti se fossero venuti a dare una sbirciatimi ai lavori dell'ALI (YAssociazione dei Librai Italiani) tenuti a Roma nella sede della nuova Biblioteca Nazionale. Avrebbero trasecolato, probabilmente, al solo sentir parlare di marketing e di gestione sociale delle librerie, di cooperative democratiche e di cervelli elettronici: sembrava un incrocio tra l'ufficio studi di un'azienda industriale all'avanguardia e una seduta della Triplice sindacale. I lavori si erano aperti, piuttosto tradizionalmente, con i saluti di rito, ma le polveri si sono subito accede man mano che la relazione del presidente uscente. Fausto S. Flaccovio (poi confermato quasi a furor di popolo) si andava addentrando nella parte squisitamente «politica » dell'intervento. Senza troppi peli sulla, lingua, Flaccovio ha parlato di « degradazione del ruolo della libreria odieraa », della necessità di rapporti « certi, trasparenti, puliti » tra librai, editori e rappresentanti, di « esigenza irrinunciabile », per i librai, di «e essere presenti negli organismi di gestione della politica scolastica, a cominciare dai consigli provinciali e dai distretti istituiti dai famosi Decreti Delegati ». Dalla mattina della prima giornata, tre gruppi di lavoro. Il primo, dedicato alla Cooperazione tra librai ha esaminato il processo di crescita dell'associazionismo e le possibilità autentiche dei « gruppi d'acquisto » che hanno un futuro a Siracusa o a Viterbo, poniamo, a Trapani o a Siena ma non certo a Milano 0 a Torino. Il secondo, dedicato alla Partecipazione sociale, ha riaffermato l'esigenza di un'autentica politica del libro fatta anche dai librai (da cui Ventrata di molti membri dell'ALI nei Consigli d'Amministrazione delle Università). Il terzo, dedicato al Controllo della gestione e deUa redditività aziendale, ha studiato argomenti quali la rotazione del monte merci, i budget di previsione, l'incidenza dei costi e la loro variabilità secondo tipi d'aziende diverse, la possibilità di servizi centralizzati per uso collettivo. Molti i temi affrontati nel dibattito. Si è parlato del rinnovo degli accordi economici con gli editori, dell'anacronistico addebito di costi come porto e imballo a carico esclusivo dei librai, della necessità di migliorare U rifornimento (decine di rappresentanti, a sentire 1 librai, sono pressoché introvabili: e non si tratta soltanto di case minuscole). Si è richiesta la certezza assoluta di un prezzo di vendita fisso, che non sia soggetto a sconti indiscriminati. Altrimenti, è emerso in pratica dal convegno, facciamo come per la frutta e verdura: ognuno vada ai mercati generali e poi metta in vendita le banane e i ra panelli ai prezzo che crede. Certo, sarebbe un po' come tornare indietro di un secolo e più... C'è voi il problema, sempre scottante, dei rapporti Hbrerie-ethcole. Cessata la opposizione preconcetta della libreria tradizionale verso i nuoci eanali di vendita fi *> pockets ». ma anche i libri di prestigio venduti insieme alle rivistepersoli tiomini). i librai ritengono venuto il momento di poter rendere in libreria i giornali, almeno la stampa periodica, così come in edicola da tempo si vendono i hbrt Perché ciò non è ancora possibile? Quali interessi corporativi si nascondono dietro a tutto questo « diktat »? Il Consiglio direttivo sca¬ turito dal congresso è risultato una. fedele rispondenza della reiazione-Flaccovio, rispecchiando tutte le diverse componenti dell'associazione: librerie grandi e piccole, tecniche e generali, di città e di provincia. A parte il prestigio della presidenzaFlaccovio (Palermo) e delle due vice-presidenze Bozzi e Ligi (rispettivamente di Genova e di Roma), c'è l'amministratore delegato Di Nappo (direttore delle librarie Rizzoli a Roma e New York) e c'è una giunta molto equilibrata tra «anziani» e «giovani» (Bonacci di Roma, Borghello e Filippini ài Milano, Cherubini di Como, Cium di Palermo, Longo di Ravenna, Signori di Firenze). Il problema, adesso, dicono Flaccovio e Romito (segretario generale dell'ALI j è di giungere in breve tempo alle Cooperative di stampa e soprattutto a un efficiente Istituto di Ricerche e Studi sul libro (con rappresentanti di librai editori, sindacati, pubblicitari, insegnanti). L'interrogativo è uno: chi è il libraio, e che cosa gli si chiede? E' un commerciante, senza dubbio. Ma è anche un lavoratore autonomo. Ed è, o meglio deve tornare ad esserlo, un vero operatore culturale: tre funzioni in una, dunque. Altro che polvere sugli scaffali. Giorgio Polacco