SF all'Università

SF all'Università SF all'Università SE in Italia la tradizionale dicotomia i tra una critica di «entusiasti», competente ma spesso ingenua e parziale, e la critica «accademica», dotata di adeguati strumenti di indagine, ma spesso presuntuosa e poco informata, si è manifestata in misura minore rispetto ad altri Paesi, ciò è anche dovuto al lucidissimo intervento iniziale di Sergio Solmi su Nuovi Argomenti, nel lontano 1953, poi più volte ristampato, e ora anche in Della favola, del viaggio e di altre cose. Saggi sul fantastico (Ricciardi, MilanoNapoli, 1971). La visione solmiana della science-fiction come «utopia collettiva» e «nuova mostruosa mitologia» resta ancora valida e affascinante. Dopo un vuoto d'una decina d'anni, appare lo studio pionieristico, a carattere soprattutto ' compilativo; d'un notevole scrittore di fantascienza, Lino Aldani, La fantascienza (La Tribuna, Piacenza, 1962), mentre contemporaneamente viene tradofr to Nuove mappe dell'inferno del romanziere inglese ex-«arrabbiato» Kingsley Amis XBompiani, Milano, 1962), che rivaluta là fantascienza satirica e d'impostazione sociologica rispetto alla tradizione tecnologica e avventurosa. Non a caso, del resto, durante tutto- l'arco degli Armi 60, la fantascienza è vista essa stessa soprattutto come una curiosità sociologica, da inserire in un discorso più- ampio sulla cultura di massa, come fanno, ad esempio, Umberto Eco in Apocalittici e inte grati (Bompiani, Milano, 1964, recentemente ripubblicato nei Tascabili Bompia- ni) e Gillo Dorfles in Nuovi riti, nuovi miti (Einaudi, Torino, 1965). Il quadro critico si anima e si definisce in modo più preciso all'inizio degli Anni '70. Franco Ferrini affronta complessi problemi di ordine ideologico-Ietterario in Che cosa è la fantascienza (Astrolabio, Roma, 1970), mentre chi scrive tenta di stabilire un rapporto tra alcuni degli esiti più felici della science-fiction contemporanea e la grande tradizione narrativa americana ne II senso del futuro. La fantascienza nella letteratura americana (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1970). Lo stesso autore di questa nota cura assieme a Riccardo Valla un numero speciale della rivista Nuova Presenza (Primavera-Estate 1970) dedicato alla fantascienza anglo-americana, mentre Ferrini riprenderà il suo discorso nella lunga introduzione all'antologia critica La «Musa stupefatta» o della fantascienza (D'Anna, Messina-Firenze, 1974). • A sua volta, Ruggero Bianchi inserisce la fantascienza nell'ambito della narrativa americana contemporanea, ribaltando alcuni cliché della critica precedente, in un ampio capitolo del suo La dimensione narrativa. Ipotesi sul romanzo americano (Longo, Ravenna, 1974), e con Valerio Fissore e altri studiosi del Magistero di Torino, collabora all'antologia critica Utopia e fantascienza (Giappichelli, Torino, 1975), che segna l'ingresso «ufficiale» della fantascienza nell'Università italiana, insieme all'agile volumetto di Giorgio Spina Utopia e satira nella fantascienza inglese (Tilgher, Genova, 1974), tratto appunto da un corso universitario. Ancora in questi ultimi anni vengono tradotti due testi francesi: il non trascendentale ma equilibrato Saggio sulla fantascienza di Jean Gattégno (Fratelli Fabbri, Milano, 1973). e la vohrminosa Storia della fantascienza di Jacques Sadoul (Garzanti, Milano, 1975), infarcita di date, nomi, titoli posti in una prospettiva storico-informativa più che critica, tanto è vero che, poi, a livello critico, le cose migliori risultanto le «appendici» curate per l'edizione italiana da Riccardo Valla. Di notevole interesse è anche la traduzione di Un miliardo di anni fa, storia della fantascienza del romanziere inglese Brian Aldiss (Delta, Milano, 1975), che insiste sul ruolo centrale avuto nello sviluppo della science fiction del Frankenstein di Mary Shelley e si sofferma, più di altri critici, sugli Anni 30-40. La comparsa di una collana di testi critici presso la Nord di Milano (di questi giorni è la pubblicazione del primo volume, Ieri, il futuro. Origini e sviluppi della fantascienza inglese, di Gianni Montanari) sembra preannunciare una nuova e necessaria fase della critica fantascientifica italiana, in cui l'analisi dei singoli testi e dei singoli autori si faccia più precisa e circoscritta. In questo senso, un contributo rilevante potrebbe anche provenire dall'imminente uscita di una rivista dedicata alla critica (Rivista di utopia e narrativa fantastica), che dovrebbe conciliare un approccio rigorosamente «accademico» con una conoscenza diretta e completa di tutto il «genere», alla stregua di quanto, da qualche anno, avviene sulla rivista americana Science Fiction Studies, diretta da R.D. Mullen e Darko Suvin, che è oggi il maggiore strumento critico di indagine per chi volesse accostarsi con interessi di studioso alla fantascienza. Carlo Pagetti