storia

storia storia Piero de Tommaso QUEL CHE VIDERO. Saggio sulla memorialistica garibaldina Longo, Ravenna, 167 pagine, 5.500 lire (augusto comba) Recenti rassegne antologiche dedicate — con rinnovata attenzione per i "minori,, — ai nostri scrittori dell'Ottocento, hanno sottolineato lo specifico «garibaldino» di un Giuseppe Cesare Abba (Marchetti-Portinari, L'Antologia, voL VTU), di un Giuseppe Bandi e di un Eugenio Checchi (De Rienzo, Narratori toscani dell'800). Qui De Tommaso, che ha già al suo attivo studi sulla narrativa del secolo scorso e in particolare su Ippolito Nievo, tratta di proposito il tema della memorialistica garibaldina, e lo fa partendo da un'annotazione gramsciana assai penetrante sul «volontariato della giovinezza», passando in rassegna un buon numero di scrittori garibaldini La ricerca è condotta con un taglio storico-sociologico contenuto e persuasivo, i cui risultati si possono nel complesso condividere, anche se chi conosce più specificamente questa o quella figura risorgimentale potrà in alcuni casi rilevare omissioni, o spostare qualche accento. Ad esempio, Cavallotti è nominato di passata in relazione all'ultimo viaggio di Garibldi in Sicilia nel 1882, mentre se ne ignorano le scritture garibaldine, che potrebbero collocarlo ex professo nella rassegna. Verso la fine del libro De Tommaso accenna alla tarda pubblicazione del libro di ricordi del garibaldino Mombelìo: il 1932. Non conoscendo codesto libro, mi domando se qualche impulso alla tardiva rievocazione non provenisse, per consenso o per dissenso, dalla menzognera sovrapposizione, corrente in epoca fascista, fra garibaldini-Sirio e squadrismo, attestata proprio nel 1932 da un messaggio d'Italo Balbo, da cui prende spunto l'accennata nota di Gramsci Non c'e analogia di stile avventuroso e scapigliato fra i giovani impegnati nell'una o nell'altra «epopea», che possa far dimenticare la fondamentale differenza fra i reduci garibaldini e coloro che vantavano la loro partecipazione allo squadrismo (inteso come seguito e sviluppo dell'arditismo): le imprese garibaldine avevano perseguito fini progressisti e libertari, quelle squadraste fini reazionari. GU INCROCIATORI ITALIANI Ufficio storico detta Marina Militare, Roma 712 pagine, 28 mila lire. Ottorino Pieroni > IL SERVIZIO POSTALE DELLA MARINA MILITARE 1892-1920 Ufficio storico della Marina Militare, Roma 530 pagine, 5000 lire. (aldo vite) Della serie consacrata alle navi della nostra Marina Multare, «Gli incrociatori italiani» giunge alla quarta edizione, arricchita di informazioni, dati, documentazioni grafiche e • fotografiche. Risultato di ricerche tecniche e storiche nelle quali sono stati lungamente impegnati Giorgio Giorgerini e Augusto Nani, il volume di grande formato e in ottima veste tipografica tratta in tutti gli aspètti quelle prestigiose navi da guerra, gli incrociatori di ogni tipo, che issarono il tricolore dal 1861 a oggi. Dapprima esaminando l'evolversi del naviglio di questa categoria presso le diverse marine, quindi tracciando la storia di ogni unità italiana, dalla sua «genesi» tecnica alle vicende di pace e guerra in cui ebbe parte. Un vasto panorama che abbraccia oltre cento navi, dalle fregate a vela della nascente marina del '61 agli incrociatori lanciamissili attuali, corredato da una ricca documentazione fotografica e una mole di «profili», «spaccati» e dati tecnici che non possono lasciare insoddisfatto l'esperto o lo storico più esigente. Rivolto soprattutto ai filatelici specializzati in timbrature militari, ma di notevole interesse anche per chi è appassionato di storia della marina è il volume Servizio postale nella Marina Militare, 1892-1920 del contrammiraglio Ottorino Pieroni. L'autore vi ha raccolto la preziosa e rara documentazione frutto di anni di pazienti ricerche. E nel descrivere con minuzia le modalità che regolavano lo scambio della corrispondenza con le navi dislocate fuori delle acque nazionali, rivela particolari sconosciuti e curiosi delle vicende non solo delle unità da guerra ma anche di quelle mercantili requisite o noleggiate dalla Marina Militare. Alba Bozzo FO SSALTA Sit-Dosson, Treviso, 150 pagine, s.i.p. (eros mognon) Fossaìta: una piccola comunità veneta protagonista di grandi vicende. Alba Bozzo, insegnante-scrittrice, ha raccolto con appassionata e lunga ricerca, documenti e testimonianze di un ampio periodo della vita di questo centro e. dei suoi concittadini. Una storia che va dal 130 a.C. alla battaglia del Piave, dalle imprese della X Lègio romana, aj fasti della Serenissima, ai ricordi dei combattenti della Brigata Sassari, degli arditi della «Bergamo» e del colonnello Ernest Hemingway, cittadino onorario di Fossaìta. Alba Bozzo attinge dai suoi ricordi e si avvale della collaborazione di un vecchio sacerdote ottantenne e di un ufficiale di stato civile. La ricostruzione della battaglia è illustrata con le carte originali del Comando militare. Fossaìta e la sua famosa osteria, Lampol e Fosso Palumbo furono •l'epicentro incandescente di fuoco e di urto sanguinoso degli eserciti» (3 mila morti, 20 mila feriti). L'eroismo dei soldati italiani riuscì in queste contrade e campagne a vincere la disperata resistenza della «Isonzo Armée» del generale Wurm. •Sul Piave, scrive Alba Bozzo, vinse anche il popolo d'Italia, vinsero i civili che nell'ora del pericolo suonarono le campane a stormo, quelli che, giovani e vecchi, assistettero durante i nove giorni della battagliti da dietro un riparo e intervennero nei combattimenti, vinsero le madri, le sorelle, le spose con i loro incitamenti e le loro preghiere: Le ultime pagine del libro ricordano Hemingway e i suoi racconti su Fossaìta (Qualcosa che mai proverete e Di là dal fiume e tra gli alberi). Una serie di episodi della grande battaglia, con Fousalta (e i suoi abitanti) che diventa nella storia dell'epopea del Piave come Stalingrado. Richard Collier 10.000 OCCHI La guerra segreta des Vailo Atlantico Mursia, Milano 292 pagine, 6000 lire. s (piero maturalo) Come ebbe a dichiarare il generale americano Omar Bradley, uno dei principali motivi del successo dello sbarco in Normandia fu la conoscenza dettagliata dei piani relativi al Vallo Atlantico, che consenti agli Alleati di lanciare un attacco, il cui svolgimento e le cui possibilità di successo erano stati previsti con la massima accuratezza. Principale fonte di queste informazioni fu la rete di spionaggio istituita dalle forze della Francia Libera su tutto il territorio occupato, ma, in particolare, in Normandia. Caratteristica di questa rete, messa in piedi, inizialmente, per controllare i preparativi per un attacco tedesco contro l'Inghilterra, fu quella di essere composta, prevalentemente, da gente qualsiasi, che, nell'ambito della propria attività quotidiana, poteva fornire informazioni sui preparativi militari tedeschi senza creare dei sospetti. I «diecimila occhi» poterono cosi continuare ad osservare ogni dettaglio molto accuratamente senza che, almeno fino all'inizio del '44, il nemico infliggesse alcun grave colpo alla loro organizzazione. D'altronde, anche quando la Gestapo potè catturare alcuni degù uomini chiave, i tedeschi non ebbero mai piena conoscenza di quanto la segretezza dei loro piani difensivi fosse stata compromessa.