Sotto la stella di Davide gocciolante di rosso di Gabriella Poli
Sotto la stella di Davide gocciolante di rosso Sotto la stella di Davide gocciolante di rosso Joseph Joffo ANNA E LA SUA ORCHESTRA Rizzoli, Milano 220 pagine, 4500 lire CIRCA un anno fa Joseph Joffo. ebreo francese di pianta ucraina, parrucchiere di grido, padre felice e manager fortunato di se stesso, raccolse largo successo (in Francia e fuori; raccontando in « Un sacchetto di biglie » la straordinaria avventura, sua e del fratello Maurice, in lotta contro il Terzo Reich. Si trattava della vicenda di due ragazzetti che, incalzati dal cieco odio antisemita, cercano tra arresti e retate di sottrarsi alla deportazione. E ci riescono, benché siano soli sulle strade della Francia occupata, unicamente armati di candida furberia e di gaiezza appena incrinata dalla paura. L'autobiografia covata per trentanni e uscita allo scoperto come un trillo di allodola liberata, non è rimasta a lungo il libro unico di Joffo. La storia del suo popolo gli ribolle dentro; dei ricordi d'infanzia fanno parte anche memorie non sue. ma in cui affonda radici inquiete e vigili. Ed ecco Joffo alle prese con un'operazione arrischiata: calarsi nel personaggio della madre (con il padre, morto ad Auschwitz ha già saldato il debito nel primo romanzo: una figura schietta, indimenticabile); riviverne in prima persona le inebrianti felicità, le ribellioni e le angosce; ricostruire a sprazzi di luce e intensità di colori un mondo lontano, generoso e crudele; ripercorrere la lunga fuga, davanti alla violènza e verso la libertà, di una patriarcale famiglia russa minacciata dai pogroms. Una famiglia di contadini ebrei, la sua famiglia materna. « Anna e la sua orchestra », è romanzo-non romanzo, costruito con le storie che madre e zìi gli hanno raccontato. Malgrado la chiave geniale scelta, e sintetizzata nel titolo — cioè la musica come sinonimo di libertà — sembra che l'impresa, questa volta, non gli sia del tutto riuscita. Anche se lo stato di grazia di certe pagine è innegabile. Vivido e mordente l'inizio, con Anna undicenne e splendida di gioia (siamo nel 1901), accasciata all'improvviso dalla brutalità di un gesto gratuito: il suo cane trafitto dai forconi sulla piazza inondata di sole del villaggio di Kezat. E come risposta al suo singhiozzato perché, il padre che le mostra, sui muri della casa, un'immensa stella gocciolante di verni■ce rossa. La stella di Davide. Ora Anna può recuperare, nell'inconscio, quat¬ tro ombre sanguinose: quelle dei fratelli che non ha conosciuto e di cui nessuno vuole parlarle. Poi le coraggiose rappresaglie dei suoi, i bagliori degli incendi, % cosacchi assassini, l'abbandono della casa e della patria. E la storia che si dipana, intorno al violino di Anna; una fuga inarrestabile, soste precarie, sogni incantati e perduti. Fino al porto, in apparenza sicuro, di Parigi. Ma se guardare alla propria infanzia con occhi adulti equivale fatalmente a enuclearne i momenti abbaglianti, il tentativo di rivivere quella altrui significa circoscrivere quei momenti h diversi » creando una continuità enfatica, difficilmente sostenibile. E: questo il principale difetto di « Anna e la sua orchestra», fuoco pirotecnico di un vissuto tutto sopra le righe, di un recitato in tono maggiore. Quando la tensione diminuisce o si sperde in episodi marginali, il romanzo si spegne. Gabriella Poli
Persone citate: Joffo, Joseph Joffo, Joseph Joffo Anna, Rizzoli
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