Come lavorano gli "enciclopedisti "

Come lavorano gli "enciclopedisti " Come lavorano gli "enciclopedisti " Alla Enciclopedia Einaudi hanno collaborato 119 studiò"' stranieri, di undici Pae? Francia, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Polonia, Ungheria, Belgio, Svizzera, Portogallo, Israele, Stati Uniti, Canada. Molte riunioni di lavoro si sono svolte in università europee o americane. Come hanno operato? Ecco le dichiarazioni di tre « enciclopedisti », raccolte da Tuttolibri nell'incontro per la presentazione dell'opera a Villa Sassi di Torino. HUBERT DAMISCH, Parigi (Arte) Leggendo la lista degli articoli che dovevo preparare, ho visto che la voce Arti era al plurale. Scienza, invece, era al singolare, come era al singolare Letteratura. Dietro il plurale di Arti si nascondeva evidentemente una precisa ideologia. Se la scienza è unità, se è unità la letteratura, questa unità non esiste per l'arte. Veniva a rompersi, insomma, il concetto di bello. Contemporaneamente nasceva il problema dell'enciclopedismo dell'arte. Non è un caso che Diderot e d'Alembert avessero distribuito come saggio della loro Encyclopédie la voce Art. L'arte veniva messa in rapporto con la manifattura (non si poteva parlare ancora d'industria). L'arte, legata a una creazione individuale, che relazione aveva con la manifattura, che è opera collettiva? Si giungeva alla conclusione che la manifattura è opera d'arte. A maggior ragione oggi non si può più parlare di arte al singolare. L'architettura, per esempio, deve passare necessariamente attraverso l'industria se vuole essere cosa viva. Al momento d'iniziare il mio lavoro per l'enticlopedia Einaudi avevo chiesto a Ruggiero Romano se potevo non fornire tutte le informazioni relative al problema, ma esplorare la distinzione fra l'enciclopedia del "700 e quella del '900, parlare del nuovo interlocutore dell'arte, che non è più il lavoro manufatturiero ma quello industriale. Romano mi ha risposto significativamente che l'enciclopedia di oggi deve essere un riflesso dell'enciclopedia del "700. JEAN PETJTOT, Parigi (Matematica) Ci sono due facce nella matematica. La matematica in rapporto con le altre scienze e la matematica come scienza autonoma. Nelle scienze umane, biologiche, fisiche, c'è un punto critico dove l'uso della matematica è necessario per controllare le conseguenze di alcune ipotesi. Occorrono modelli matematici per esempio in linguistica: si parte dall'ipotesi sulla struttura della grammatica, si formalizza questa ipotesi, se ne dimostrano le conseguenze. Contrapposta a questa rappresentazione, c'è quella della matematica come scienza autonoma. Ma esiste un conflitto tra il formalismo e le nozioni, le idee, i concetti. La matematica, in sostanza, non può essere divulgata solo a livello concettuale: i profani non capirebbero nulla; né può essere una sintesi di formalismi. In questo caso sarebbero i matematici a non capire. Esiste un'altra strategia, ed è quella che noi abbiamo adottato. Non abbiamo sviluppato tutta la matematica, ma soltanto alcuni punti particolari del suo sviluppo, alcuni punti critici. Abbiamo sviluppato questi punti per mostrare come, al fine di risolvere i problemi critici, s'introducano nuovi concetti, nuove idee. Abbiamo poi formalizzato questi concetti, ne abbiamo esposto la teoria e abbiamo sviluppato le teoi.c- lincile -Ijii andavano ad urtare contro altri punti critici. Insomma abbiamo cercato di mostrare la dinamica interna della creazione matematica. WILLIAM BECK, Boston (Biologia) C'è un parallelo fra fisica e biologia. Abbiamo oggi una rivoluzione biologica che è pari a quella fisica di ieri. Basti pensare alla bio¬ logia molecolare e a quella meccanica. La voce Biologia in un'enciclopedia deve poter stabilire una precisa comunicazione fra lo specialista e il « generalista ». Il che suppone non una trattazione specifica della materia, ma una descrizione arricchiti dai riferimenti a tutte le discipline che le sono attinenti.

Persone citate: Boston, Diderot, Einaudi, Leggendo, Ruggiero Romano, Scienza, William Beck