Nozze di sangue alla tedesca

Nozze di sangue alla tedesca La tragedia medievale di Agnese Bernauér Nozze di sangue alla tedesca Friedrich Hebbel AGNESE BERNAUER Bulzoni, Roma, 108 pagine, 1300 lire. FRIEDRICH Hebbel (1813-1863) è uno di quegli autori che spesso, cedendo a un moto di insofferenza, si vorrebbero mandare al diavolo. Duro, pessimista, plumbeo, privo di umorismo, fa pensare ai lati meno gradevoli e più facilmente earicaturabili del germanesimo. Ma Hebbel, simpatico, o no che sia (e vorrei chiedere: a chi è mai stato simpatico Hebbel?) rappresenta un macigno di mole cospicua, nel teatro e nella cultura tedeschi ed europei del secolo scorso. Potete girargli intorno, se volete, ma non è lecito attraversarlo come se fosse aria. Un « dramma borghese » come la « Maria Maddalena », che ingigantisce a statura mitica la storia di . una fanciulla madre che finisce suicida; o una tragedia biblica come la'«Giuditta », fierissimo manifesto del fenmiinismo armato, oltre che allucinato quadro della guerra e delle sue nefandezze; una favola leggendaria come « Gige e il suo anello », rappresentazione di due civiltà contrastanti, di cui una sola può trionfare, ma passando sopra le nostre vite e i nostri affetti. Non c'è niente da fare: chi scrive roba come questa, nella prima metà dell'Ottocento o pochissimo dopo, deve interessarci ancor oggi. Tra le opere drammatiche di Hebbel (del quale però non vanno dimenticati nemmeno i tormentosi, profondi, rivelatori diari) occupa un posto di rilievo « Agnese Bernauer », scritta nel 1851. Come tutti i drammi di questo nordico, è basata sul contrasto, un contrasto senza smussature né compromessi, che va a sbattere dritto dritto contro il muro della catastrofe. La scena è in Baviera, nella prima metà del Quattrocento. Lo « scandalo » che dà l'avvio alla macchina dei lutti e delle stragi è il matrimonio sconveniente tra Alberto, figlio del duca Ernesto di Baviera, e la bellissima Agnese Bernauer, figlia di un semplice barbiere e cerusico. Da una parte la testa coronata, che per ragioni di dignità dinastica vuole annul¬ lare quelle nozze; dall'altra i due innamorati, che vogliono mantenerle crollasse il mondo. Il duca, che pure non è disegnato come un tiranno, anzi ha viscere di padre e di uomo comprensivo, non ha che una scelta: far uccidere la ragazza innocente. Il figlio, che pure non è caratterizzato come un bruto, si vendica con un eccidio di folle altrettanto innocenti. Ma alla fine, quando il padre gli cede la corona e si sottomette al suo giudizio (oh, l'astuzia volpina dei vecchi!), si sente disarmato, china la testa, accetta l'ineluttabilità delle leggi che regolano il. potere. Sporca bestia, da sempre, il potere. E altrettanto sporche le leggi di cui si è sempre corazzato per tenersi in jpiedi. Il profeta eterno di questa « moralità » è il vecchio Caifa e il suo famoso: « Meglio la morte di uno che la rovina di tutti ». Come qui, con Agnese. Ma si ha un bel rifiutare queste ragioni e. leggere la storia con altri occhi: Hebbel è riuscito a farci accettare il giuoco, il « suo » giuoco, con la forza di una drammaticità senza debolezze, di un sadismo tragico a cui è quasi impossibile ribellarsi, almeno fino a sipario calato. E il suo quadro del Medioevo tedesco, come colore e come sostanza, è magistrale. Italo A. Chiusano

Persone citate: Agnese Bernauér Nozze, Baviera, Bulzoni, Friedrich Hebbel Agnese, Hebbel, Italo A. Chiusano, Maria Maddalena

Luoghi citati: Baviera, Roma