Dolci sociologo in fuga

Dolci sociologo in fuga Dolci sociologo in fuga 1recenti fatti ineremi al Dolci — chi vuole che sia fuggito in Svezia, chi vuole che ci sia andato per raccogliere fondi — danno una particolare angolazione a questo libro di Giacinto Spagnoletti: Conversazioni con Danilo Dolci (Mondadori, 255 pagine, 4000 lire) il quale per ricavare un chiaro ritratto del sociologo Dolci si è recato più d'una volta in Sicilia, tra l'altro col preciso intento di avviare un discorso maieutico per mezzo del suo testo. Non si dimentichi intanto, nonostante mirate accuse che allo scrittore sono venute da gruppi sindacali nonché da disperse voci, che l'attività del Dolci si è svolta in una raggiera di interessi. Ci basti, per esempio, ricordare l'inchiesta a Palermo-che è una analisi sulla disoccupazione in provincia di Palermo, oppure Conversazioni che fa ricorso a criteri di autoanalisi di gruppo, nonché, sullo stesso versante introspettivo-sociologioco, chi gioca solo. Tra l'altro l'attività del Dolci ha avuto anche una configurazione etico-poetica, per esempio il dio delle zecche. Quanto sopra, seppure rapidamente detto, per valutare, prima di esprimere frettolosi contingenti giudizi su una vicenda chissà se personale ma recente del Dolci, ci serva ad inquadrare bene la personalità dello scrittore. Lo Spagnolelti, sviluppando il libro con un umore tutto personale, segue via via, sul piano biografico, le coraggiose iniziative evangelico-tolstoiane, o meglio, alla Gandhi del nostro sociologico. Iniziative che in fondo fanno capo a fonti d'una religione soteriologica, o della salvezza, che insegue i miti futurologicamente salvifici riguardanti una povera e reietta umanità: in questo forse sfugge l'idea fondamentale la quale stabilisce che l'uomo, superato il periodo della necessità che Io accomuna, resta un animale territoriale legato al suo forte filo egoico. Basta tener presente quale genìa piccolo-borghese è nata dai poveri contadini che hanno inondato di grano, frutti e luce le campagne del sud. Comunque, non dobbiamo dimenticare, nemmeno quando, come ora, altre accuse si muovono contro lo scrittore, quanto questi abbia fatto per una certa zona occidentale della Sicilia. Sono state davvero sperimentazioni singolari, riconosciute ahro\e dal premio Lenin assegnato al Dolci. Tutta questa trafila di fatti, lotte, risultati vengono fuori dalla ampia e ragionata biografia che lo Spagnoletti. con mano maestra, svolge nel suo libro. Interviste, cooperative agricole, centri di studi, digiuni, teoresi pedagogiche hanno caratterizzato il periodo di anni in cui è vissuto il nostro triestino in Sicilia. Delle volte anche gli uomini di cultura escono a tutto tondo da queste pagine biografiche. E sono molti. Con coraggiose azioni personali. Ricordiamo, per tutti. Elio Vittorini che, solidale con le lotte del Dolci, ad un certo momento, strutto dalla malinconia per la Sicilia, volendovi ritornare, chiede allo stesso Dolci di fargli ottenere, se può, la direzione del palermitano giornale L'ora. Beninteso, fuori dai suoi giri editoriali, come soldato Inori dall'accampamento, per le solite mafie culturali (se ili cultura si può parlare) non riesce ad ottenere niente, li pregio migliore del presente libro dello Spagnoletti è da individuare nel documento chiaro, amiconvenzionale. che negli anni a venire darà indirizzi maieutico-sociologici a quelli che di tali materie vor-, ranno inieressarsi. Giuseppe Bonaviri

Persone citate: Danilo Dolci, Elio Vittorini, Gandhi, Giacinto Spagnoletti, Giuseppe Bonaviri, Lenin, Mondadori, Spagnoletti

Luoghi citati: Sicilia, Svezia