E' finito l'esilio anche per la cultura di Angela Bianchini

E' finito l'esilio anche per la cultura LA SPAGNA STA PER CAMBIARE: DALLA GUERRA CIVILE Le elezioni spagnole, il prossimo 15 giugno, sono l'avvenimento politico più importante di questa stagione in Europa. A 40 anni dalla guerra civile, a due dalla morte di Franco, un grande paese sta per tornare alla democrazia, rompendo definitivamente l'isolamento politico e culturale della lunga dittatura falangista. Tuttolibri ha predisposta una serie di servizi per esaminare la situazione attuale della cultura e della editoria spagnole, e per presentare i libri sulla Spagna disponibili in Italia: dalle opere storiche alla più recente saggistica, fiorita con particolare intensità in queste settimane di vigilia. E' finito l'esilio anche per la cultura culturale in questi SULLA scena spagnola c'è. giorni, un gran andirivieni: Arrabal che. per l'aeroporto internazionale, non tocca suolo spagnolo, dice che non potrà fermarsi in Spagna finché esista ancora un prigioniero nelle carceri spagnole e lancia anatemi contro la realizzazione delle sue opere, in particolare, L'architetto. Rafael Alberti che torna, anzi è già tornato e sì presenterà, pare, deputato per Cadice per il pce e. a un banchetto di duecento persone offertogli a Barcellona, dice: « Io posso parlare della luce e dei fiori, ma quando accadono certe cose (era appena morto uno studente di Almeria) , quando corre il sangue per le strade, non si può parlare di mare né di fiori ». E il prestigioso premio Cervantes conferito a Torge Guillen. il quale dopo un lungo soggiorno a Malaga si trova ora in Italia, e poi una sarabanda di nomi e argomenti diffìcili da mettere insieme: articoli di Regis Debray. lungo saggio sulle Posizioni nel sonno dello psicanalista Samuel Dunkell. vale a dire il linguaggio notturno dei corpi, con esemplificazione iconografica di posizioni eroticìie (il settimanale-supplemento di El pais). riscoperta dei preti che hanno tenuto testa al franchismo e particolarmente del « vescovo rosso », Iniesta, che nel 1972 dovette \enire a Roma perché aveva pronunciato un'omelia contro la pena di morte, e poi il femminismo e la nuova coscienza della donna: c'è un po' di tutto, in questi giorni, in Spagna e. in sottofondo, sempre le elezioni e il domandarsi che porteranno. Da dietro le quinte, dove siamo noi. si \ edono persone e argomenti che attendevano soltanto il momento opportuno (e 3"hanno atteso, alcu¬ ni, per quarantanni!) per l'entrata in scena. Ma dalla pane della platea e del pubblico, sul palcoscenico dove si gioca la prima fase di libertà della Spagna? E' tutto nuovo, o quasi. Il « quasi » rappresenta la differenza tra la fine del franchismo e l'esperienza italiana alla caduta del fascismo. Per la sua posizione al centro del mondo occidentale, per la facilità dei mezzi di comunicazione di massa, per la stessa qualità del regime franchista che aveva scarsa coerenza in fatto di censura, la Spagna, in questi ultimi anni, totalmente isolata dalla vita culturale internazionale non lo fu mai. Se molti scrittori spagnoli vivevano fuori di Spagna, a Parigi o a Roma, molti latinoamericani avevano preferito Barcellona o Madrid a Lima, a Santiago, a Buenos Aires o a Bogotà. La democrazia che non aveva corso in Spagna poteva, però, essere additata come esempio quando si trattava del Cile o dell'Argentina o magari di Cuba. Le case editrici spagnole, in particolare quella di Carlos Barrai, fuiono, con gli scrittori latinoamericani, generosissime. Ma una cosa è lavorare per gli altri e un'altra, lavorare e scrivere prò domo sua. Gli spagnoli di oggi, dopo la lunga notte del franchismo, sì trovano di fronte ad una prova complessa. Tutto è troppo facile, in un certo senso, ma la velocità dei mass media e degli aerei non può sostituirsi alla consapevolezza di quanto è accaduto. II filosofo orteguiano lulian Marias, qualche giorno fa. parlando delle elezioni, scriveva: « La gran maggioranza degli spagnòli non ha avuto in tutta la sua vita la benché minima esperienza (della democrazia). Si dirà che in altri Paesi esiste, e possono aver avuto notizia di come funzioni. Ma bisogna ricordare che per quaranta anni si è predicalo con monotonia il desprestigio della democrazia ». Di qui, il gran bisogno di sapere, soprattutto su se stessi. In questi giorni, in Spagna, escono, una dopo l'altra, storie della guerra civile e del franchismo: i grandi misteri che tutti hanno vissuto. Di qui il recupero della « letteratura dell'esilio »': tre grossi volumi a cui ora. si è aggiunto un quarto. (Aurora De Albornoz, S. Sanz Villanue- va. R. Domencch. G. Gullon; El exilio espanol de 1959. tomo IV. Taurus ediciones, Madrid. 1977). Qui i nomi si mescolano, ci sono i notissimi, quelli che noi abbiamo visti « dall'altra parte » in america o in Europa, i Salinas. gli Alberti. Max Aub. Americo Castro con altri, non meno conosciuti, ma mossisi in direzioni meno precise, e tuttavia altrettanto importanti: la famosa attrice Margarita Xirgu. « simbolo de la Espana peregrina ». come è definita o Manuel Ampafia, dal quale apprendiamo tristi cronache di un diverso esilio: le carceri della Spagna franchista. Predomina, tra le novità, la saggistica, ancorché questa fosse stata la disciplina più tradotta e diffusa anche negli anni passati; le personalità letterarie attive sono, ancora, più o meno le stesse: Jesus Fernandez Santos. giovane promessa della nuova ondata degli Anni Cinquanta, forge Campos. critico teatrale e altri che. dalle redazioni di Insula o di alcune case editrici, in questi anni, hanno saputo tenere i contatti democratici con il mondo di fuori. Novità di narrativa, per ora, francamente non se ne vedono, e il Cristo si è fermato a Eboli del dopo franch isnic è ancora di là da vanire. Ma forse, a quaranta ar.nl di distanza, la rotta sarà diversa. E* più importan¬ te la domanda che nasce spontanea dal libro di Concha Fagoaga e Paloma Saavedra, La espanda ante las urnas (Pecosa editoria!. '.977) : come voterà la donna spagnola alla quale Franco, nel 1939. aveva imposto di <> creare focolari felici »? speriamo bene. Que Dios reparto suerie. come si dice nelle corride. Angela Bianchini