La santa «nazionale» un po' imbarazzante di Sergio Quinzio

La santa «nazionale» un po' imbarazzante La santa «nazionale» un po' imbarazzante | E cose non sono mai semplici I , come si vorrebbe, nemmeno nel caso (o tanto meno nel caso ) di una creatura semplice come Giovanna d'Arco, la contadina francese che nel 1431, a diciannove anni, veniva trascinata al rogo come eretica perché insisteva che « voci » dall'alto l'avevano chiamata a liberare la Francia, in gran parte occupata dagli invasori inglesi. E perché (come questi Atti del processo testimoniano) rifiutava di indossare « abiti da femmina ». Si può fare, e di solito si fa, una semplificazione che consente di versare facile inchiostro. Giovanna vi appare allora come una fanciulla entusiasta (e magari come un'antesignana del femminismo ) che un sordido tribunale di ecclesiastici, obbedendo alle esigenze del potere (nel caso particolare, della politica inglese), calpesta e distrugge. Qualunque storia della Chiesa in uso nei seminari preconciliari ammette che il lungo processo fu condotto con sistemi scorretti e indegni- e che il vescovo che lo presiedeva Pierre Cauchon — esecrabile perfino nel suono del nome — era un individuo infido. Del resto non si rimediò forse — per quel poco che ormai si po¬ teva — al vergognoso errore santificando Giovanna (sebbene con un prudente ritardo di mezzo millennio)? Le cose cominciano già qui a complicarsi. Si può minimizzare infatti l'importanza dell'accaduto — tuffaiirò che unico, purtroppo, nei millenni della Chiesa — presentandolo come un doloroso esempio dell'umana miseria; oppure se ne può ricavare una commossa — e facilmente applaudita — perorazione contro il fanatismo e l'empietà dell'assolutismo ecclesiastico. Più che dalla sensibilità morale il giudizio dipende, forse, dalle preferenze, dal carattere. Prenderei le cose da un altro verso, quello, disgraziatamente meno comodo, del loro essere complicate. I.a vera tragedia è che il male non è mai senza qualche briciola almeno di giustificazione, né il bene senza qualche ombra. - Inutile negare che, oggi, la santità di Giovanna d'Arco mette a disagio, risulta in qualche senso poco convincente. Senz'altro convincente è la sincerità e la pietà della fanciulla, e terribilmente convincenti sono le ingiustizie e i patimenti che ha subito. Secondo la tradizionale dottrina della Chiesa la canonizzazione non significa di per sé niente di più di questo riconoscimento. Fa difficoltà una santità la cui gloria è cresciuta insieme a quella della Francia, da quando cioè Giovanna, venticinque anni dopo la sua morte, fu col consenso del Papa riabilitata da quel Carlo VII che lei stessa aveva fatto incoronare. Fa difficoltà una santità che è Tincamazione dello spirito nazionale di un popolo, come se ogni bandiera potesse pretendere un suo Mose. Sebbene il successo della vergine guerriera fosse stato brevissimo, e subito dopo la liberazione di Orléans assediata le sorti si fossero volte rapidamente al peggio — con la fallita conquista di Parigi, dove fu ferita, e con la sua cattura a Compiègne — la Francia per la forza suscitata dalla Pulzella passò in vent'anni dall'esitante inerzia di Carlo VII alla liberazione di quasi tutto H suo territorio. Essendo andate così le cose, è più evidente «l'astuzia della ragione» che preparava la potenza storica della Francia di quanto non lo sia lo straordinario intervento di Dio. E' difficile infatti convincersi che le fortune di Carlo VII o di Enrico V d'Inghilterra, chiaramente importan- ti per Io spirito nazionale francese, importassero davvero molto allo Spirito Santo che ha a cuore il destino della fede cristiana nel mondo. Per questo la santità di Giovanna è un po' imbarazzante. E così accade che si celebra ogni anno in Francia la sua festa come festa nazionale, ma si lascia cadere il suo nome dalle pagine di una recente e autorevole «Storia della Chiesa» come quella in undici volumoni diretta da Hubert Jedin. In fondo, che oltre ai giudici amici degli inglesi anche l'università di Parigi abbia potuto vedere nella vicenda più esaltazione e stregoneria che missione divina è comprensibile. Guai poi — a proposito di cose semplici e di cose complicate — se porgessimo l'orecchio alla storia di Gilles de Rais, compagno d'armi molto vicino a Giovanna che diventò violatore e assassino di centinaia di bambini, o se porgessimo l'orecchio a chi sostiene che sul rogo salì in realtà una piccola strega ignota mentre Giovanna, che sarebbe stata di nobili origini, visse riccamente come sposa e madre. Sergio Quinzio

Persone citate: Carlo Vii, Gilles De Rais, Giovanna D'arco, Hubert Jedin, Spirito Santo

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Parigi