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storia storia Fortunato Avanzati e altri LO STRANO SOLDATO La Pietra, Milano 377 pagine, lire 5000. Diciotto ex partigiani comunisti della Brigata garibaldina « Spartaco Lavagnini », che durante la guerra di liberazione operò a Siena e nella provincia e poi fu impegnata nel gruppo di combattimento « Cremona » sul fronte del Senio, narrano, dopo trent'anni, le loro vicende personali, partigiane prima, e civili poi: oggi alcuni di loro non si riconoscono più nel partito comunista, altri hanno vissuto solo delusioni e miseria ma tutti « sentono il legame con quella comune esperienza di lotta». Diciotto testimonianze che sono altrettanti racconti fra la guerra e la pace, scritti con scioltezza, linguaggio aperto e grande impegno democratico, anche preziosi per gli studiosi della Resistenza. Qui e. là si ritrovano i nomi leggendari del nostro secondo Risorgimento (da Boldrini a Lanciotto Ballerini a Bruno Franciullacci) e si incontrano curiosi ricordi, come quello di Nizza (ch'è anche l'editore di questo libro, perché il suo nome di battaglia era "La pietra") su un Enrico Berlinguer 1944 che non è poi dissimile da quello odierno: «Mi ero immaginato un uomo, d'azione, tutto fuoco nelle vene, magari un ex gappista; invece ci trovammo di fronte un giovane dall'aria triste e fin troppo riflessiva, taciturno... Aveva la mia età ma un modo così distaccato di ascoltarci che sembrava molto più vecchio ». Giuseppe Mayda Alessandro Clementi MOMENTI DEL MEDIOEVO ABRUZZESE Bulzoni, Roma, 322 pagine, 7000 lire. (edoardo bullone) Verso la metà del XIII secolo le borgate di Amiterno e di Forcona si affrancarono dai rispettivi signori fendali dando origine a un nuovo grosso centro, L'Aquila. Ben presto l'agglomerato diventò importante tanto da distinguersi economicamente e socialmente dalle altre autonomie cittadine del Mezzogiorno. L'Aquila fu un'isola angioina nel mare aragonese. Due famiglie le impressero caratteristiche imprenditoriali: i Camponeschi, burocrati di origine militare, e i Gaglioffi, una stirpe di ricchi proprietari di greggi. Così, L'Aquila visse la realtà politica dei Comuni italiani e in seguito, nel XV secolo, fu uno dei pochi centri del Mezzogiorno ad immergersi nel fenomeno della Signoria. Il libro di Clementi, strutturato in cinque veloci saggi, spiega l'evoluzione del capoluogo abruzzese nell'arco di circa cinque secoli, dall'alto medioevo al Settecento. Ne scaturisce uno studio agile e interessante. Di gradevole lettura pure la prefazione di Ernesto Pontieri, docente allTJniversità di Napoli. L'argomento, abbiamo detto, è settoriale proprio perché non è trattato dai testi di storia scolastici; insomma esso sfugge al largo circuito didattico. Tuttavia il Medioevo abruzzese è così palpitante e carico di episodi che ben ha meritato uno studio approfondito da parte di uno storico di stoffa. Gaudenzio Barbe NOVARA, PAGINE DI STORIA Lazzarelli, Novara, 122 pagine, 3500 lire. (gianfranco quaglia) Documenti, memorie, curiosità della città piemontese. Pagine dimenticate nelle biblioteche e negli archivi sono state rispolverate e raccolte in un volumetto che rievoca momenti di vita di un centro di provincia. L'autore, novarese, è andato a caccia di quelle notizie curiose delle quai cronisti del tempo parlarono: la storia delle novelle, a sfondo boccaccesco, scritte dal monaco Agnolo Firenzuola nell'abbazia Vallombrosa di Novara (1526); il discorso che Petrarca pronunciò ai novaresi; il segreto dei famosi « biscottini di Novara », il dolce caratteristico che fu ideato da un gruppo di monache. Più vicini a noi l'apertura del primo sportello bancario (la Cassa di Risparmio) nel secolo scorso, e l'arrivo in città del primo treno. Questi due avvenimenti, che significarono importanti tappe dell'economia novarese, sono ricordati anche con riproduzioni fotografiche di manifesti dell'epoca. Un capitolo particolare, infine, è riservato al lavoro in risaia e alla storia delle mondariso, dal diciassettesimo secolo sino alla loro scomparsa, ricordata a Novara con un monumento. Si va dallo sfruttamento di donne e fanciulli in tutta la Pianura Padana (1600'700) agli* scioperi del '900, che cominciarono a segnare graduali miglioramenti delle condizioni di lavoro nelle campagne.