Von Braun fece missili nel Lager di Giuseppe Mayda
Von Braun fece missili nel Lager Von Braun fece missili nel Lager Jean Michel DORA Rusconi, Milano 340 pagine, 4500 lire N EL museo della Nasa ad Huntsville, la città dell'Alabama che ha abbandonato il suo antico nome venatorio per ribattezzarsi Rocket City, «paese dei razzi», c'è la fedele riproduzione del modulo spaziale che, nel luglio 1969, scese sulla Luna. Una guida spiega ai turisti in visita come il contributo dello scienziato von Braun e di tutto il gruppo scientifico tedesco ebbe una enorme importanza nello sforzo americano per lo sviluppo dei missili a lunga portata e la loro applicazione nei voli attraverso il cosmo: la guida non dice, forse perché non lo sa, quale inumano segreto sia alle radici di questo celebrato traguardo della scienza moderna. Oggi, dopo oltre trent'anni di voluto silenzio, una voce si leva per ristabilire con semplici, dolorose parole la verità storica. La vo- * ce è quella di Jean Michel, un medico francese che militò nella Resistenza e che, catturato dalla Gestapo a Parigi nell'agosto 1943, venne deportato in Germania e rinchiuso prima a Buchenwald e poi a Dora ( (d'inferno di tutti i campi di concentramento» » dove gli scienziati nazisti, con l'équipe di Dornberger e di von Braun gettavano le basi della conquista dello spazio fabbricando le V-l e le V-2, le «bombe volanti» che avrebbero dovuto radere Londra al suolo e che gli stabilimenti della Volkswagen non erano più in grado di produrre a causa dei martellanti bombardamenti aerei alleati. Il Lager di Dora sorgeva in una squallida vallata a cinque chilometri da Nordhausen, in Sassonia, e secondo i complicati e misteriosi organigrammi dei campi di concentramento nazisti era considerato una «dipendenza» di Buchenwald. Creato all'inizio del ' 1943, popolato quasi esclusivamente di prigionieri «politici» catturati in ogni parte dell'Europa invasa (ma soprattutto francesi e polacchi) non era dissimile dagli altri Lager anche se, invece che all'aperto, era stato costruito — con caverne e lunghe, enormi gallerie — nelle viscere dello Harz. Perché, dietro il suo romantico nome femminile. Dora nascondeva officine colossali, depositi, fonderie, centrali elettriche, mense, baracche, caserme SS e un esercito di 6 mila schiavi del Terzo Reich (di cui più della metà sarebbero morti), costretti con le percosse" e col lavoro forzato a costruire spaventosi ordigni bellici sui sogni scientifici di von Braun, l'ostinazione militare di Domberger, la cecità tecnocratica di Speer. x II libro di Michel — pur nell'ampio affresco"" del mondo concentrazionario ch'egli traccia rievocando il lungo, straziante martirio degli internati di Dora — contiene una esplicita, chiara e durissima accusa: von Braun. Dornberger e Speer erano perfettamente al corrente dei crimini che si consumavano negli allucinanti tunnel del Lager, tutti e tre furono visti dai deportati scendere nei laboratori dove nascevano le «bombe volanti» e dovevano sapere delle esecuzioni, delle sofferenze, delle miserie, delle morti. Ma — dice Michel — dopo la conquista della Luna una congiura internazionale, dagli Stati Uniti all'Unione Sovietica, ha steso un velo di silenzio su Dora e i suoi fantasmi in casacca a righe e testa rapata, spremuti fino alla morte per realizzare un enorme progetto che — come nota David Irving nel suo «The virus house» — «non era stato concepito tanto in ragione delle necessità militari quanto per soddisfare l'immaginazione romantica dei tedeschi». Un silenzio complice, su questa tragedia: «La Germania dell'Est, dove oggi si trova Dora, ha fatto bloccate tutti gli accessi al tunnel. La monta■ gna si è chiusa sulle coorti di spettri e conserva nei suoi fianchi i segreti delle vittime immolate alla follia di pochi (...). Il tunnel è chiuso ma i miasmi di Dora possono ancora avvelenare il mondo». Giuseppe Mayda
Persone citate: David Irving, Jean Michel, Rocket City, Rusconi, Speer, Von Braun
Luoghi citati: Alabama, Europa, Germania, Germania Dell'est, Londra, Milano, Parigi, Sassonia, Stati Uniti, Unione Sovietica
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