Rilke alchimista: poesia e mistero di Furio Jesi

Rilke alchimista: poesia e mistero Rilke alchimista: poesia e mistero Un poeta grande, ma senza aureola, da scoprire meglio nelle sue debolezze Furio Jesi ESOTERISMO E LINGUAGGIO MITOLOGICO. STUDI SU R.M. RILKE Casa editrice G. D'Anna, Messina-Firenze, 320 pagine, 5000 lire. CHIUNQUE si occupi di Rilke, se proprio non è un fan rilkiano integrale (attenzione, ce ne sono ancora in giro), deve spesso combattere con due forze interne contrastanti: da un lato un'ammirazione irresistibile per questo poeta dotatissimo, straripante d'invenzione e ricco di volontà, che ha saputo dare alla lirica tedesca ed europea del nostro secolo un tono del tutto nuovo, annettendole territori prima appena intravisti; dall'altro un fastidio e un rifiuto quasi brutale per molte- pose di questo snob a tratti insopportabile, adorato da una cerchia di fedeli del tutto acritici, con manifestazioni di cattivo gusto che Rilke stesso, lungi dallo scoraggiare, al contrario alimentò con impegno. Ogni studioso di Rilke perciò, come ogni studioso di D'Annunzio, dev'essere ben catafratto contro la tentazione di cedere agli allettamenti di questa facciata negativa, se no si perderà nelle nebbie di un ennesimo rituale feticistico. Furio Jesi, che pure si avventura nella zona più pericolosa dell'arcipelago Rilke, questi pericoli non li corre. Certo, è uno studioso di miti, s'interessa di esoterismo, di alchimia, di cabala, di forme oscure ed estravaganti della psiche e -della cultura, ma lo fa da « immune », con spesso acuminata ironia, smontando e distanziando a tutto spiano. Il Rilke che esce dal suo « trattamento >> è sempre grande (Jesi, uomo di gusto, intellettuale avvertito, sa meglio di noi quanto sia infrangibile la parte sana del poeta praghese), ma senza aureole, un grandissimo scrittore con varie debolezze che è interessante scoprire e « disinnescare », con propensioni della sensibilità e del carattere che, se gettano una luce particolare sulla sua opera, vanno però riconosciute, quando sono tali, come manifestazioni patologiche. E' impagabile, in ogni caso, addentrarsi con Jesi, nel capitolo più nutrito del libro, dentro quel persistente capolavoro che sono / quaderni di Malte Laurids Brigge, ror manzo-confessione-sonata che è tra le prose più ricche, rivelatrici, poeticamente e spiritualmente succose del Novecento. Gli elementi alchemici da cui quest'opera è tutta pervasa (Rilke, manco a dirlo, si occupò molto di questa nobile e antica pseudoscienza) Jesi ce li addita con Sicura perizia; così come tratta in maniera quanto mai gustosa la tematica del fanciullo morto, dell'adulto che non riesce a maturare, della povertà come ascetico distacco dalla maledizione di possedere le cose, di certe immagini simboliche da cui Rilke non riesce a liberarsi e che sono quasi la sua droga. Altri suggerimenti preziosi ci \cngono dalla considera¬ zione dei Sonetti a Orfeo come pendant correlato e illuminante del mondo ermetico delle Elegie di Duino: un tema non svolto appieno, ma che serve a vedere più a fondo in questa coppia di raccolte liriche indubbiamente da considerare il vertice di tutto Rilke. Né mancano di suggestione, nonostante la diificoltà estrema del dettato — una particolarità di Jesi che non sempre appare necessaria — le pagine dedicate alle chiose che Rilke giovane scrisse in margine alla Nascita della tragedia di Nietzsche e che chiariscono meglio l'oscura influenza che l'autore di Zarathustra esercitò sul praghese. Il libro contiene anche due saggi di altro argomento (uno su Hoffmann, uno sul Romanticismo), ma il cuore rimane pur sempre lo sfuggente, a tratti irritante Rainer Maria, un nome col quale, volenti o nolenti, dovremo rassegnarci a dover fare ancora i conti., forse all infinito. Italo A. Chiusano

Persone citate: D'anna, D'annunzio, Duino, Furio Jesi, Hoffmann, Italo A. Chiusano, Nietzsche, Rainer Maria

Luoghi citati: Firenze, Jesi, Messina