Einstein contro la scienza

Einstein contro la scienza Il traico destino del grande tisico, in due biografie l i Einstein contro la scienza PER i giovani laureati oggi senza lavoro in Italia potrà giungere di conforto l'apprendere die Albert Einstein, dopo aver ottenuto il diploma dal prestigioso Politecnico di Zurigo, rimase per qualche tempo senza impiego; per di più i parenti materni gli tagliarono di colpo la sovvenzione mensile. Era maggiorenne, se la sbrigasse da solo. E certamente ancor più gradito sarà il constatare che il rifiuto da parte del Politecnico di dargli un lavoro dipendeva dal fatto che il neolaureato Albert Einstein non si accontentava di sfidare l'autorità, la negava addirittura. Era — come racconta Ronald W. Clark — l'intrattabile individuo per il quale il «tu devi» era padre del «io non voglio»; era il giovanotto che molti cittadini consci del rispetto che dovevano a se stessi avevano ritenufp virtualmente inadatto a svolgere un incarico accademico. E' questo uno degli innumeri aneddoti raccolti nel volume di Ronald W. Clark «Einstein - La vita pùbblica e privata del più grande scienziato del nostro tem po» (Rizzoli, Milano, 748 pagine, L. 11 mila). Di libri su Albert Einstein, uomo e scienziato, ne son stati scritti moltissimi e non ho certo la pretesa di conoscerla tutti. Ma se metto a confronto questo libro di Clark con quelli, pur molto pregevoli, di P. Frank («Einstein: his life and ti¬ mes», 1947) o di J. Bernstein («Einstein», 1973), mi sembra che esso sia nettamente più soddisfacente. Un lettore non specializzato trova un racconto facilmente comprensibile nelle pagine in cui si parla dei contributi scientifici di Einstein, inframmezzato da una grande quantità di notizie sulla sua vita, sempre affascinanti grazie alla straordinaria personalità del grande uomo. Quasi contemporaneamente è pure comparso in italiano «Albert Einstein, creatore e ribelle» (Bompiani, Milano, 309 pagine, L. 6000) di Helen Dukas (segretaria dello scienziato dal 1928.alla sua morte, 1955) e Banesh Hoffmann, matematico e fisico teorico. Se messo a confronto con quello di Clark, la maggiore attrattiva di questo volume sta nelle numerose fotografie, commovente testimonianza della figura del grande pensatore. Mi sembra strano che nessuno di questi due bio- ■yrafi ricordi le frasi Einstein scriveva al • Max Born tre mesi ? di morire: «Gli scrivasoldo di una stampa adec mesticata hanno cercate c attenuare la mia dichiarazione, dando quasi l'impressione che rimpiange?^ f essermi impegnato neìla rj. cerca, scientifica o che disprezzi le occupazioni pratiche da me citate. Ciò che volevo dire era solo queste" nelle condizioni attuali. Sceglierei un mestiere in cui 1} guadagnarsi il pane -V avesse niente a che vedere con la ricerca della cono scenza». Inorridito dalle prospettive di una possibile guerra nucleare e sentendosi, se pur indirettameme responsabile della liberazione dell'energia nucleare Einstein aveva compreso le funeste implicazioni del progredire della scienze Che cosa scriverebbe oggi — a vent'anni di disteni'. — quando anche le cosiddette applicazioni pacifiche dell'atomo si dimostra::'-, incompatibili con lo sviluppo di una società libera'e vivibile? Forse è questo il tragico destino che accomuna i grandi, la cui coscienza sa andare al di là delle parvenze e degli onori: nel 1542 Michelangelo scriveva all'amico Del Riccio: «Io sono in gran disperazione. La pittura e la scultura, la fatica e la fede mi han rovina to. Meglio era se mi fossi messo a far zolfanelli, ch'io non sarei in tanta passione». Adriano Bozzati Traverso

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