narrativa

narrativa narrativa Anne e Serge Golon ANGELICA E IL NUOVO MONDO Garzanti, Milano, Collana Eroi e Eroine, 417 pagine, 2500 lire. (sergio zoppi) Dopo l'esperienza nell'/zarem del sultano del Marocco, dopo essere sfuggita alle persecuzioni del Re Sole, Angelica fugge verso il nuovo mondo su ima nave pirata. La revoca dell'editto di Nantes ha messo a mal partito gli ugonotti di Francia. L'avventurosa donna prende la via del nuovo mondò con un gruppo di protestanti sulla nave di un pirata misterioso che si è prestato a trasformarsi in buon samaritano. Egli intende utilizzare i nuovi emigranti per popolare un suo territorio sulle sponde dell'Atlantico tra i confini delle colonie canadesi e dei futuri Stati Uniti. Tempeste, ammutinamenti, amori vivacizzano la vita di bordo. Naturalmente. Angelica è nell'occhio del ciclone, suo malgrado oggetto di desiderio e quindi all'origine di numerosi scontri. Quando finalmente il pirata, che gira sempre col viso nascosto da una maschera di cuoio, si toglie la maschera. Angelica si ritrova davanti il marito che per anni aveva creduto morto. Il nobile tolosano, perseguitato dal re, era riuscito a sottrarsi alla morte ed aveva fatto fortuna tra gli infedeli, rispettato e ricercato per le sue conoscenze scientifiche. Superati gli ultimi tragici avvenimenti. la coppia si ricostituisce sull'altra sponda dell'oceano, e la felicità è completa perché si ricongiungono anche ai due figli che la donna credeva di aver perduto. Tutto è bene quel che finisce bene. Dunque anche il ciclo di Angelica si chiude riportando il sorriso sulle labbra di tutti, dei protagonisti e dei lettori. Henry Miller IL COLOSSO DI MAROUSSI Mondadori, Milano 170 pagine, 1600 lire. (chiara rabitti) « Henry Miller era paziente come ■un monaco Zen e gentile come un grandissimo saggio, quei saggi-sapienti che si studiavano a scuola nella storia della filosofia greca». Riferendosi ad un un incontro avvenuto nel 1950. così Fernanda Pivano descrive il grande rinnovatore della narrativa americana, colui che ha chiuso la stagione degli Hemingway, dei Fitzgerald e dei Faulkner imponendo il suo «antiromanzo» senza vicenda tradizionale, fatto di impressioni, di pensieri, di frammenti accumulati. Cresciuto nel quartiere popolare di Brooklyn, Miller è poi vissuto a lungo in Europa, e in particolare a Parigi, per ritornare definitivamente negli Stati Uniti soltanto nel dopoguerra: Il colosso di Maroussi è appunto la cronaca di un viaggio in Grecia al tempo dello scoppio della seconda guerra mondiale. Sebbene non sia una delle sue opere più conosciute, que¬ sto libro costituisce la testimonianza di un momento particolarmente significativo per la vita dello scrittore e dell'uomo, il documento vibrante dell'incontro quasi erotico tra imo spirito inquieto, provocatore ed iconoclasta e l'eterna, immutabile ed intangibile bellezza della civiltà greca. L'incontro si risolve in una adesione totale: Miller riconosce nella Grecia non tanto la culla di un'antica civiltà, quanto la realtà di una cultura viva e presente, essenziale e perfetta; i resti degli antichi splendori non lo fanno meditare sul passato, ma su un presente che non sa più produrre che ruderi, ruderi di cose, di uomini e di idee. In Grecia e solo in Grecia non c'è frattura tra passato e presente, perché tutto ha le dimensioni e la forza dell'eternità. Così il colosso di Maroussi, al quale Miller ha voluto dedicare questo libro, è un greco di oggi, un uomo che non ha apparentemente in sé nulla di grandioso; ma «c'è qualcosa di colossale in ogni figura umana quando essa diventi veramente e compiutamente umana». In questa prospettiva la citata descrizione di Miller, tratta dal recente volume della Pivano^ C'era una volta un beat, non può più sembrare casuale, né esteriore, né semplicemente emotiva: Il colosso di Maroussi ne fornisce infatti la sicura, appassionante chiave esistenziale. Emanuele Bettini IL DIRETTORE DELLE POSTE Rebellato, Padova, 218 pagine, 4000 lire. fm.n.) Compongono il libro tre piacevoli racconti: Lo scatto, Il muro, L'acchiappacani. Il primo è la gustosa storia di un impiegato che vuole diventare direttore dell'ufficio postale. Arrivista senza dignità (e senza buonsenso) « il Giovannelli » salta come una cavalletta da un partito all'altro cercando appoggi potenti: « nero » durante il fascismo, « rosso » il giorno della Liberazione, democristiano subito dopo, si ritrova iscritto a due partiti nello stesso tempo. Buffo ma un po' patetico, « il Giovannelli » va a finire in manicomio, vittima della propria esaltante ambizione: fra le sbarre dell'ospedale improvvisa comizi dicendosi Ministro delle poste. Ne // muro si racconta una piccola contesa fra due famiglie: i momenti del dissidio tornano alla memoria del narratore il giorno della morte di uno dei contendenti: passato e presente si alternano come le sequenze di un film. Infine c'è la storia di un cane randagio che, fra un amoreggiamento e una corsa nell'erba, cade in mano all'accalappiacani: movimenti e pensieri della bestiola sono descritti con attenzione minuta. Qualche volta i personaggi di Bettini hanno contorni un po' vaghi, sembrano andar di fretta a prender posto nella vicenda. Ma, scattanti e simpatici, riescono a farsi seguire nelle loro peripezie. Gustave Flaubert UN COEUR SIMPLE UN CUORE SEMPLICE Mursia, Milano, Collezione Grande Universale, 160 pagine, 2000 lire. (s. r.) Edizione bilingue di uno dei Trois contes che Flaubert pubblicò nel 1877, e Che rappresentano quasi la sintesi delle diverse «maniere» che il capo scuola del realismo praticò lungo il suo arco creativo. Un cuore semplice, è la storria di un'umile serva di campagna, che passa tutta la sua esistenza al servizio di una famiglia della piccola borghesia di una cittadina di provincia. Quasi perfetto nella sua strutturazione, il racconto ricrea uno spaccato molto aderente della vita sociale della provincia francese, non ignorando nel contempo il tracciato di un'esistenza spesa tutta nel lavo¬ ro, con semplicità quasi francescana. Felicita è nata per servire e accetta questo suo destino senza sentirne il peso, senza ritenerlo una condanna, facendo della famiglia del padrone la sua famiglia, colpita sistematicamente nell'oggetto che ama, ogni volta che cerca di trasferire la sua carica d'amore su un essere umano, generalmente un bambino che in qualche modo la morte riesce a sottrarle. Cesi succede con la padroncina, rapita dal mal sottile; così accade con il nipote marinaio, distrutto dalla febbre gialla in un paese lontano. Costretta a seguire la decadenza della famiglia che la ospita, ne eredita un pappagallo, che da quel momento diventa il compagno, trasformandosi, a poco a poco, in molto di più, in tutto forse, quando, dopo aver scoperto in chiesa che lo Spirito Santo prende le forme della colomba, lei pensa che possa benissimo trasferirsi anche nel suo pappagallo. E quando l'udcello muore, lo fa impagliare, e lo venera come una sacra reliquia. Carlo Cordié accompagna il testo e la traduzione con un ricco apparato critico, spargendovi a piene mani la sua erudizione. Il libro, in questo modo, diventa imo strumento utilissimo per quanti vogliono accostarsi a Flaubert.