Francesco Petrarca autore latino

Francesco Petrarca autore latino Francesco Petrarca autore latino Francesco Petrarca SECRETUM a cura di Enrico Carrara intr. di Guido Martellotti, Einaudi, Torino. Classici Ricciardi 214 pagine, 3.000 lire. LE SENILI a cura di Guido Martellotti traduz. italiana di Giuseppe Fracassetti, Einaudi, Torino, Classici Ricciardi 154 pagine, 1.500 lire. POESIE LATINE a cura di Guido Martellotti ed Enrico Bianchi intr. di Natalino Sapegno Einaudi, Torino, Classici Ricciardi 254 pagine, 3.500 lire. PERCHE' solo il Petrarca latino, in queste parziali ristampe dei Classici Ricciardi? Una buona ragione: a confronto del Petrarca volgare, è poco diffuso, poco accessibile. Queste ristampe potranno guadagnargli nuovi lettori. Anche perché i testi latini sono accompagnati da valide traduzioni italiane. L'opera in cui Petrarca — come annunzia il titolo pieno (De secreto conflictu curarum mearum) — analizza il segreto conflitto dei suoi affanni, è presentata in un volumetto che ha in comune con quello delle Senili l'introduzione di Martellotti. Riprodotta sia nell'uno che nell'altro, questa aiuta, concisamente ed egregiamente, a situare ciascuna delle due opere nel quadro dell'intero Petrarca latino. La traduzione di Carrara sostiene in sostanza bene il confronto con più recenti fatiche. Certo letteraria è l'impostazione del Secretum, con quel dialogo che, prendendo l'avvio dalla finzione -classica e medicevale del sogno, si svolge fra Petrarca e Sant'Agostino al cospetto della muta Verità: ovvi i raffronti con Cicerone e Platone (per non parlare di Seneca e d'altri). Letterarie e tradizionali son tante movenze e forme particolari del dialogo. Ma non meno chiaramente spicca una spontaneità che apparenta il Secretum alle Rime e fa d'entrambi gli specchi più nitidi dell'intimo profilo dell'autore. Che :— secondo intuizioni di Foscolo e De Sanctis svolte dal Sapegno — ha il suo tratto più caratteristico nell'«esame di coscienza». Il dialogo tra Francesco e Agostino, due facce di un'unica interiorità in dissidio, altro non è che il soliloquio d'un esame di coscienza. E questo appare caratterizzante anche nel lasciare sostanzialmente insoluto quél dissidio che con emblematica semplificazione potrebbe dirsi conflitto fra terra e cielo. Le varie lettere raccolte da Petrarca nei suoi ultimi anni e intitolate Senili contengono pagine fra le più felici del prosatore. La traduzione di Fracassetti, utilizzata per le undici qui riprodotte, è datata 1869-70. ma Martellotti l'ha ritoccata «specialmente in relazione ai miglioramenti apportati al testo ». Nelle Poesie latine egli ha tradotto brani dell'Africa, tre Egloghe, tre Salmi penitenziali, tre poesie minori; Bianchi ventidue Epistole metriche. L'introduzione di Sapegno, che lumeggia sia il Petrarca volgare, sia il latino, dopo un quarto di secolo non sembra invecchiata. Il terreno testuale presentava situazioni delicate. Specialmente per l'Africa, quell'epopea concernente la seconda guerra punica, ma per via indiretta anche la storia anteriore e posteriore di Roma, che il poeta lasciò incompiuta, dopo avervi lavorato lungamente e con cure speciali come alla più importante delle sue opere. Lo stato d'imperfezione dell'Africa è oggi noto più di quanto non lo fosse a N. Festa, il filologo classico che ne curò l'edizione nazionale qui seguita. Fra le riserve che questa suscitò, insieme a meritati riconoscimenti, già al suo apparire (1926), ricordiamo quelle accennate da un insigne filologo classico scomparso recentemente, E. Fraenkel. Bene ha fatto Martellotti a rivedere il testo sui codici. Sui codici sono stati variamente riveduti anche i testi delle altre opere; per le Epistole metriche Bianchi ha ricostruito l'intero testo critico. Il Petrarca latino merita d'essere letto. Per varie ragioni. Una evidentemente attiene al contesto generale, comprendente l'intero Petrarca, il suo tempo, l'Umanesimo di cui egli fu il massimo iniziatore, etc. Di tutto ciò non si possono avere che visioni manchevoli, se si prescinde dal Petrarca latino. Per il rapporto con le Rime, lasciando al" discorso specialistico le determinazioni, ricordiamo, in via non esaustiva, ma allusiva, il detto di Foscolo: in tre o quattro versi italiani spesso Petrarca condensa la descrizione e concentra il fuoco che riempie una sua pagina latina. Ma c'è altro. Il Petrarca latino merita d'essere letto di per se stesso. « Petrarca. minore »? Sì, nell'insieme. Ma analisi libere da preconcetti vi scorgono parti degne del «maggiore». Sono specialmente quelle che animano la caratteristica liricità del poeta delle Rime, coi suoi dissidi. S'intende che per gustarle bisogna accostarsi al latino petrarchesco con la mente sgombra delle anguste categorie in omaggio alle quali gli idolatri di Cicerone fra il Quattro e il Cinquecento, e altri di poi, lo censurarono* Bisogna non essere succubi di prevenzioni contro la promiscuità lessicale che esso non evita, pur di aderire a un mondo ormai lontano dal classico. E tanto non la evita che può sembrare, sì, "ardito, ma non meraviglia, il paragone, proposto da U. E. Paoli, col latino di Apuleio. Francesco Giancotti

Luoghi citati: Africa, Carrara, N. Festa, Roma, Torino