Capitan Nemo non è Garibaldi

Capitan Nemo non è Garibaldi Discutiamo la lettura "politica,, di Jules Verne Capitan Nemo non è Garibaldi Jean Chesneaux UNA LETTURA DI JULES VERNE Moizzi, Milano, Collana Confini, 254 pagine, 4000 lire. Un'avventura nell'avventura, potrebbe essere la definizione di Uria lettura politica di Jules Verne. Afi pare che sia il modo migliore di sintetizzare le prime reazioni alla fine della lettura di questo lavoro di Chesneaux. Uscito nel 1971 in Francia, il saggio rivela troppo scopertamente di essere un'operazione di assemblaggio, la messa insieme cioè di diversi'studi anteriori, non sempre coordinati, nel testo definitivo, attorno all'ipotesi di lavoro espressa dal titolo, né sempre felicemente resi in italiano. La lettura politica, comunque, dovrebbe tendere a dimostrare come, a fronte di un'immagine di un Verne borghese e conservatore, siano reperibili nella sua opera tutta una serie di impulsi e di istanze che di volta in volta lo ricollegano ai momenti più vivaci del pensiero e della tradizione progressista del secolo scorso. E la verifica sui testi.off re materiali sufficienti per poter affermare e provare che Verne fu affascinato dal progresso tecnologico, fu sensibile a certi impulsi libertari, risentì l'eco del socialismo utopista {quante città o comunità libere fondano i suoi eroi!), sostenne i nazionalismi emergenti e contemporaneamente l'internazionalismo. Si possono ritrovare nelle sue opere infinite matrici culturali, dall'irrazionalismo anarchico alla fiducia positivistica. Ma tut¬ ta la ricerca di Chesneaux approda, in ultima analisi, a un'affermazione negativa: «Non possiamo descrivere in maniera schematica il pensiero politico di Jules Verne (ed è già molto se-per l'autore questo è esistito a livello conscio)». Ritengo che si debba partire da questa affermazione per valutare prima Verne, poi il lavoro di Chesneaux. Se ne ricava che Verne, come qualsiasi altro autore, può essere letto in tutte le chiavi, anche in quella politica dunque, ma una metodologia corretta esige che l'autore sia collocato nel suo ambiente e nel suo momento, per cui le sue reazioni agli accadimenti contemporanei, sono anche il frutto del rapporto dialettico tra le classi, ma tra le classi di quel periodo, con le loro tensioni e intenzioni. Troppo poco si è tenuto conto quindi di quale fosse, nella cultura di fine Ottocento, la reale portata del credo positivista con tutti i suoi corollari sul potere carismatico della scienza. «Noi ora leggiamo Jules Verne a un secolo di distanza, con occhi diversi da quelli dei suoi contemporanei e con una sensibilità lontana rispetto all'opinione che l'autore stesso aveva della propria opera e della propria epoca», con queste parole l'autore indica anche i limiti del proprio lavoro. Nel momento in cui ci si dimentica che Verne stava inaugurando la fantascienza, quando si vuole a tutti i costi fare di capitan Nemo un emulo di Garibaldi, si corre il rischio di fare della fantapolitica. Sergio Zoppi

Luoghi citati: Francia, Milano