La nuova Spagna e il guastafeste di Osvaldo Guerrieri

La nuova Spagna e il guastafeste Intervista col commediografo Alfonso Sastre, ospite in Italia La nuova Spagna e il guastafeste L LL~T A prima impressione di Sastre è quella di un lottatore sempre sulla breccia, di un franco tiratore con un profondo amore per il teatro, animato da una forte volontà di rinnovamento della scena spagnola». La definizione di Francisco Ruiz Ramon ne trascina un'altra, più sintetica e colorita, che lo indica come « il guastafeste del teatro d'oggi ». Ma Alfonso Sastre non è soltanto il drammaturgo che già a 19 anni, fondando il movimento Arte nuevo, diceva « no » al teatro che « si faceva sulle nostre scene », esprimeva «la nausea dinanzi al teatro borghese di allora: il Benavente postumo (in contrapposizione con la persona viva di Benavente), il melodramma galaico-plorante di Torrado, le barbarità del poststracàn e gli spettacoli pseudofolkloristici ». Sastre è a suo modo un simbolo. Politicamente molto attivo fè a sinistra del partito comunista spagnolo) ha sempre manifestato apertamente le sue idee, fir- mando manifesti e pagando più d'una vòlta col carcere. Non si è mai piegato al conformismo e alle censure. E anche quando gli altri, pur di lavorare in libertà, lasciavano la Spagna, lui preferiva restare. Poi ci fu l'episodio degli attentati a Carrero Bianco e alla Cafeteria Rolando. Eva Foresi, sua moglie, fu indicata fra i responsabili dell'atto terroristico e imprigionata, insieme col marito. Se U drammaturgo potè essere rimesso in libertà, sua moglie è rimasta in carcere. Il regime' aveva bisogno non di un colpevole, ma di una vittima rappresentativa, si disse. Una volta rimesso in libertà, Sastre è vissuto come un uomo senza radici. « Attraverso una situazione molto mobile non permanente », dice. E' stato co stretto a girovagare per l'Europa. Ora è in Italia, impegnato in una serie di conversazioni sul teatro per l'Associazione culturale italiana. E prima? «Ho passato un anno a Bordeaux, dice. Il 1° febbraio di quest'anno sono stato espulso dalla Francia, dove ho lasciato tutte le mie carte, le mie cose. Penso che il provvedimento di espulsione sia stato preso perché avevo partecipato ad uno sciopero nella cattedrale di Baiona, a Natale, per protestare contro la deportazione di alcuni baschi all'isola di Yeu. Dalla Francia sono passato in Spagna e quindi in Italia. A Fiumicino ho corso il rischio di essere rimandato indietro. Sembra che il mio nome fosse su una lista di indesiderabili. Ma ogni difficoltà fu appianata. Conto di passare qualche tempo in Itali?.. Sto lavorando a uno spettacolo basato sulla Celestina di De Roja, che sarà rappresentato al Teatro di Roma, con la regia di Squarzina ». Perseguitato prima dal regime franchista e poi costretto a lunghi periodi di assenza dalla Spagna, quali rapporti ha conservato con la sua terra? « Sono sempre rapporti fortissimi. Forse perché mia moglie è ancora detenuta in carcere. Comunque io mi sento sempre in Spagna, anche quando ne sto fuori ». In Spagna molte cose sono cambiate negli ultimi anni. E' cambiata anche la repressione politica? « E' una situazione molto contraddittoria. Da una parte ci sono i sintomi di ima nuova libertà. Dall'altra si notano i segni d'un franchismo duro a morire. Basti dire che ci sono ancora 200 prigionieri politici. Ho visto alla vostra televisione là Guardia Civil . sparare su dei baschi, uccidendone due. Ci troviamo in sostanza in un momento di transizione ». Una transizione che si manifesta talvolta con esiti sconcertanti. Ad esempio la Spagna perseguita ancora i comunisti, tuttavia assicura protezione a Berlinguer, Carrillo e Marchais. « Sì, è vero, ammette Sastre, anche questo rientra nel quadro delle contraddizioni. TI Pc spagnolo non è legalizzato. I partiti politici che erano considerati illegali hanno chiesto e ottenuto la legalizzazione, come per esempio il partito socialista. Il pc e i gruppi, a sinistra del pc, pur avendo chiesto la legalizzazione al Tribunal Supremo, sono considerati ancora illegali. Non credo però che questa situazione debba continuare a lungo. E' probabile che nel giro di tre settimane il pc venga legalizzato ». Quando nel '50 Sastre fondò il Tas (Teatro di agitazione sociale; disse che voleva «portare l'agitazio¬ ne in tutte le sfere della vita spagnola ». Era una dichiarazione di grande impegno, quasi la certezza che la « cultura » potesse finalmente incidere la realtà sociale e politica. E' ancora di questo parere? « In un primo tempo pensavo che la cultura potesse avere un'incidenza rapida. Oggi non ne sono più tanto sicuro, sono più cauto. I frutti della cultura si producono con lentezza, attraverso la presa di coscienza della gente. Non credo che il teatro, per considerare il mio caso, possa incidere rapidamente sulla realtàx Occorre la mediazione di una lenta presa di coscienza. Né si può dire che la cultura sia o debba essere indipendente. La cultura è sempre dipendente. L'indipendenza è un'illusione. In Spagna vi sono teatri che si dicono indipendenti. Ma anche questa è una forma di dipendenza. E' necessario piuttosto chiarire il senso e la natura di questa dipendenza». Per a rapporto fra cultura e potere politico, come giudica Sastre l'ingerenza dell'Unione Sovietica net programmi della Biennale di Venezia? « Non ho seguito molto il caso. Ma per quello che ne so, posso dire che i sovietici hanno agito male. Hanno certamente il diritto di dire la loro sul _ dissenso, ma con mezzi diversi, per esempio, presentar, do essi stessi dei lavori su questo tema ». Osvaldo Guerrieri