Politica senza cultura? di Domenico Rea

Politica senza cultura? Politica senza cultura? Politica e cultura sono termini e valori contraddittori o complementari? POLITICA e cultura sono due termini interdipendenti fino al punto di poter costituire un assioma. Questa correlazione appare tanto più evidente se al termine di politica diamo un valore di storia in atto. In questo caso la politica diventa essa stessa la forma più alta di cultura giacché il fine ultimo del lavoro culturale di un Paese è quello di spingere la politica a realizzare sul piano pratica il benessere e il progresso dell'umanità. Come « valori » quindi i due termini sono legati l'uno con l'altro; ma questo fino a quando non intervengono quei fatti, per così dire, di natura violenta nell'ambito di uno Stato per cui la politica e la cultura cominciano a perseguire due itinerari diversi, pervenendo a un insanabile contrasto. La prova lampante di questa condizione la si può vedere e verificare in tutti i paesi a regime dittatoriale. Gli esempi classici, nel momento attuale, sono forniti dalla Cina e dall'Urss e da tutte le altre nazioni che girano nella loro orbita, e dai Paesi come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, l'Egitto e altri dove non esistono (e non possono esistere per ora) dei governi democratici. La cultura in questi casi estremi viene a trovarsi come imprigionata e nella impossibilità di esprimere i suoi valori, non soltanto morali, ma anche estetici, e dovrà impegnarsi a fondo con sacrificio e un forte spirito di volontà per aggirare la inevitabile censura. La storia abbonda di esempi denuncianti questo contrasto e questa lotta. Ma volendo rimanere nei termini dell'assioma enunciato più avanti, ci si potrebbe porre la domanda: « Come si giunge al contrasto fra politica e cultura se la politica in corso in un Paese — qualsiasi essa sia — è in definitiva l'espressione e il risultato di un determinato tipo di cultura? ». Rispondiamo con un esempio illuminante e a tutti noto: quello fornitoci dalla rivo¬ luzione russa dell'ottobre 1917. La rivoluzione russa ha i suoi inizi più lontani nell'umanesimo letterario via via sviluppatosi attraverso le opere di un Puskin, di Saltikov-Scedrin (il cui capolavoro, La famiglia Golovliov, Stalin, forse per ironia, aveva sempre a portata di mano), di Dostojewskij, Tolstoi, Cecov, fino a Gorki e nella saggistica politica, storica e letteraria attraverso gli articoli e i saggi di Cernicewskij, di Dobriolubov, Herzen, eccetera. Da questa cultura dirompente e che toccò livelli grandiosi di poesia e di verità, in pieno contrasto con la tirannia zarista, nascono menscevichi e bolscevichi: Lenin. Trostzki, Bucarin, Kirov, Stalin; uomini la cui opera si svolgerà nell'ideale e nel fine di abbattere lo zarismo e di spingere la Russia verso la libertà e il benessere. Ma, ecco, saranno proprio costoro, i creatori del bolscevismo, coloro che avevano sofferto patito e lottato a stretto contatto con il popolo e per il popolo, a riportare il problema — politica e cultura — nelle condizioni disperate dell'Ottocento e a riaprire, con forme forse più crudeli e proibitive, la vecchia lotta. E' probabile però che l'attuale cultura russa, che comincia ad annoverare parecchi eroi (si pensi a Pasternak, a Bulgakov, all'autore di Divisione Cancro fino, e buon ultimo, ad Armik), prepari e formi gli uomini in grado domani di modificare il sistema vigente; senza, per questo, rinunciare alle conquiste-sociali e umane che, nel caso della Russia, sono fin troppo evidenti, divenute patrimonio del Paese. Che cosa si ricava dallo squarcio di storia che, per ovvie ragioni "di spazio, abbiamo dovuto esemplificare a livello di schema? Che politica e cultura sono due « valori » che avanzano insieme, l'uno dando all'altro qualcosa, in eterna modificazione, ma lottandosi e contraddicendosi e in ciò trovando i motivi per realizzarsi entrambi — e soltanto in apparenza in forme diverse e separate — come le due parti costitutive del tessuto della storia. Domenico Rea

Persone citate: Bulgakov, Cecov, Golovliov, Lenin, Pasternak, Puskin, Stalin

Luoghi citati: Armik, Cina, Egitto, Grecia, Portogallo, Russia, Spagna, Urss