Dipinti in cerca d'autore

Dipinti in cerca d'autore Le attribuzioni di Federico Zeri Dipinti in cerca d'autore Federico Zeri DIARI DI LAVORO Einaudi, Torino, 131 pagine, 12.000 lire ATTRIBUZIONISMO in Italia vanta una tradizione illustre che da G. B. Cavalcasene arriva ad Alfredo Venturi, Berenson e Longhi. Federico Zeji. autore di alcuni brillanti saggi (tra cui il Maestro delle Tavole Barberini, 19&1 j e di cataloghi esemplari (il più recente è quello della Walters Art Gallery di Baltimora/, ne rappresenta uno dei continuatori più preparati e rigorosi. Questi Diari pubblicano numerosi saggi sulla storia della pittura italiana dal Due al Seicento in parte già resi noti in riviste specialistiche, in parte ancora inediti. Ecco i più stimolanti. Un frammento su tavola di Pietro Cavallini: rintracciato nel Camposanto teutonico romano, è da porre tra i cicli idi S. Cecilia in Trastevere e di S. Giorgio al Velabro (1293 ca.-1300); riapre il complesso problema dei rapporti con Giotto. Un cimelio di Matteo Giovannetti: al catalogo dello squisito pittore viterbese, attivo nel Trecento ad Avignone, viene aggiunta ora una Madonna in trono, da porre tra il 1346 e il '48. Appunti orvietani: tra gli altri viene aggiunta all'umbro trecentesco Cola Petruccioli una tavola di rara iconografìa mariana (La Ver¬ gine come Ecclesia). Un piemontese a Genova verso, la fine del Trecento: si tratta di Pietro d'Alba, che firma una tavola databile intorno ài 1390, di cultura affine a Barnaba da Modena. Postilla a Francesco Pelosio: viene riesaminata criticamente l'opera del ferrarese quattrocentesco alla luce di due dipinti identificati nel castello di Konopiste presso Praga. Il capitolo bramantesco di Giovanni Buonconsiglio: al pittore veronese (1465 ca.-1537 ca.) vengono restituiti, sulla base degli elementi bramanteschi riscontrati nelle sue opere sicure, gli affreschi del monumento Onigo a S. Nicolò di Treviso, tradizionalmente ascritti al Lotto. Una congiunzione tra Firenze e Francia: verificabile nella produzione del cosiddetto Maestro dei Cassoni Campana, un manierista toscano attivo intorno al 1515-20. che l'autore suppone responsabile di altri dipinti poco noti, i quali rivelerebbero un soggiorno in terra di Francia. Un'ipotesi per il Rosso fiorentino: consiste in un ritratto di ignoto databile al 1525 circa conservato alla National Gallery di Londra, sin'ora senza paternità. Nature morte nella bottega del Cavalier d'Arpino: sulla traccia della testimonianza del Bellori, lo Zeri ricostruisce la prima attività romana del giovane Caravaggio, attribuendogli alcuni dipinti molto ipotetici. Gianni C. Sciolta