La "vestale " di un genio

La "vestale " di un genio Le memorie di Frau Kandinsky La "vestale " di un genio BONN — Il ritorno di Wassily Kandinski in Germania è avvenuto al principio di quest'inverno con una grande mostra alla Haus der Kunst di Monaco, che resterà aperta fino al 30 gennaio, e con le memorie di sua moglie Nina («Kandinski ed io». Editore Kindler). Le due iniziative si integrano perfettamente: Nina, che dal momento del suo matrimonio e fino alla morte di Kandinski nel 1944 non lasciò un solo giorno il marito, ne ha raccontato le scelte, gli incontri, le amarezze, il divenire artistico. Ogni acquarello, ogni olio, ogni disegno del pittore, ha una storia che Nina conosce, dal di dentro e dal di fuori, le esigenze interiori che ne furono afl.. l'origine come le vicende esterne cid furono sottoposti. Essa ha descritto gli anni precedenti il loro incontro sulla base di ciò che egli le aveva riferito: quando si sposarono, nel 1917, aveva diciassette anni, lui cinquantuno. Era già stato sposato una volta, aveva vissuto a lungo con la pittrice Gabriele Muenter, ma «la moglie», la vestale, fu lei. Attenta a tutto, racconta di avergli fatto da paravento contro le difficoltà del viver quotidiano, perché potesse dipingere, seguire i suoi estri. «Quando una donna ama veramente un uomo — scrive — deve curarne il ménage con coscienza ed essere una brava cuoce. Deve tirarsi indietro e abbandonare molte cose, in modo che egli possa sviluppare la propria personalità e lavorare senza preoccupazioni. Io l'ho fatto, e per questo il no- stro matrimonio è stato <r lice». Parole che potrebbe ro far parte, come e^en pio negativo, del brev c delle femministe. Ovviamente, l'opera de] pittore è anche la sua opera e va difesa con i eie: -; Dai galleristi avidi, dai cri taci parziali, dai falsi ainici, da. tutti coloro — vivi 0 morti che fossero — che si attribuivano la paterri-à dell'arte astratta, che.'r-er Nina, appartiene a: solo Kandinski. Essere vedova di un monumento è un mestiere faticoso e comprende il dovere di disporre opportunamente del «lascito». Figli non ce ne sono Nana dovrà collocare le opere del pittore che ancora possiede. Non tìesitìera un «Museo Kandinski'-.. preferisce assegnarle a istituti già esistenti: quindici olii e quindici acquarelli li ha già destinati al Museo di arte moderna di Parigi. Vorréboe che anche i quadri che si trovano in Russia (quarantatre opere del periodo espressionistico e astratto) fossero adeguatamente esposte, in memoria di un tempo vivo e vitale. 1 primi anni dopo la rivoluzione e fino alla morte di Lenin, quando l'Unione Sovietica diventò — com'essa racconta — il paradiso degli artisti, poiché l'assoluta libertà creativa spronava a risultati eccezionali. «Le vedove degli artisti — scrive — vengono corteggiate, amate, odiate, lusingate, tormentate. Hanno una grave responsabilità da portare: sono le depositarie e le amministratrici delVeredità artistica del mari' to. Devono avere coraggio, forza ed equilibrio. Spesso devono scegliere la solitudine per difendersi dall'ipocrisia e dalle lusinghe». Un compito tale da riempire i lunghi anni della sua vedovanza, seminati di processi, litigi, discussioni, vissuti nel ricordo di una rita singolare, iniziata in Russia, proseguita in Germania — a Monaco, a Berlino, a Weimar e a Dessau negli armi del Bauhaus — conclusa a Parigi. Una vita ricca d'incontri — Paul Klee. Franz Marc, August Macke. Walter Gropius. Ludwig Mies van der Rohe — il cui periodo centrale fu certamente quello trascorso in Germania, fino a che il nazionalsocialismo, giunto al potere, non contaminò l'atmosfera e impedì qualunque espressione artistica. Ora la riconciliazione: la stessa Haus der Kunst che ospitò, nel 1910, la prima mostra astratta di Kanamski, presenta centodieci olii, altrettanti acquarelli e grafiche, con grande successo di pubblico e con la benedizione» di Nina. Lela Gatteschi