"Il mio tempo verrà"

"Il mio tempo verrà" av Mahler e i suoi interpreti "Il mio tempo verrà" la Nona, e le due opere (Dos Lied von der Erde e l'Adagio della Decima) assieme alle quali, forma, secondo la celebre definizione di Redlich, la « trilogia della morte », ma tutta l'opera di Mahler, ci sono altre testimonianze (...). La prima è una lettera di Mahler a Bruno Walter, scritta all'inizio del 1909 (...): « fai passe depuis dix-huìt mois par des expériences telles que je peux à peine en parler. Comment oserais-je décrice une crise de ces dimensions? Je vois tout sous un autre jour... fai, plus que jamais, soif de vie... Je voudrais savoir si Lipinier a sur la mort les mémes idées qu'il y a huit ans... C'est extraordinaire! Chaque fois que j'entends de la musique, ou que j'en dirige, je percois les répons les plus nettes à toutes mes questions. Ou plutót, je réalise que ces questions n'en sont pas... » (52). Nella sua monografia su Mahler, Bruno Walter descrive un incontro con il Maestro, penso uno degli ultimi, non so quanto influenzato da questa lettera, che rimane, comunque, una delle più preziose testimonianze sull'ultimo periodo della vita e dell'arte di Mahler, quello appunto cui appartiene anche la Nona: « Il mistero della morte era sempre stato nella sua mente e nei suoi pensieri; ora esso era addirittura "visibile"; il suo mondo, la sua vita stavano sotto la minacciosa om¬ bra di quella paurosa vicinanza. Il tono della nostra conversazione era antisentimentale e realistico; dietro ad essa scorgevo però l'oscurità che aveva ricoperto il suo essere. "Sarò presto abituato ad essa", disse un giorno. Das Lied von der Erde e la Nona Sinfonia, composte entrambe dopo la grave malattia, sono una eloquente testimonianza del coraggio con il quale si impegnava e del successo che lo aveva coronato... ». PER pochi altri musicisti dell'epoca di Mahler, i riferimenti letterari, filosofici, sono stati così numerosi, frequenti e significativi: da Kierkegaard a Musil, da Nietzsche a Proust, da Strindberg a Jaspers, e con ragione. Ma nessuno, ch'io sappia, neppure Adorno, ha affrontato lo straordinario rapporto esistente fra Gustav Mahler e Franz Kafka; le numerose, impressionanti analogie, anzi quelle che io amo definire « identità analogiche », storiche, psicologiche, spirituali, fra lo scrittore ebreo di Praga e il musicista ebreo di Kalischt, che fanno della loro opera, e non importa se talvolta più sotto l'aspetto esistenziale, morale, spirituale, che sotto quello più propriamente estetico, la più grande, tragica testimonianza e previsione, insieme, di un futuro molto prossimo; di entrambi, gli anticipatori, non so dire fino a che punto consapevoli, ciascuno nel suo mondo e in modo diverso, di tutte le sconfìtte, di tutte le degradazioni, le catastrofi che l'uomo avrebbe subito nel nostro secolo (...). ROPOST1 alcuni dei temi principali del mondo poetico di Mahler, delineati gli argomenti maggiori della critica mahleriana, bisognerebbe chiedersi quale giudizio sia possibile oggi delle Sinfonie del musicista boemo, considerate in se stesse, e nella storia della musica; soprattutto quale significato esse possano avere per noi contemporanei, a distanza di oltre sessantanni dalla morte del suo autore. Ma porsi un tale interrogativo, significa porsi il problema dell'intero mondo poetico di Mahler, di tutta la sua produzione (Sinfonie e Lieder) inseparabile per la salda, profonda unità che ne ha guidato la nascita, il formarsi, il divenire. E' il problema che avevo posto all'inizio come un interrogativo rimasto, ancora oggi, senza risposta. E' necessario attendere ancora, indagare, studiare. Certo, molte e preziose indicazioni ci sono venute, come ho già ricordato, da numerosi studiosi. Alcune le ho ricordate. La più importante, almeno per me, si legge nel passo con il quale Adorno chiude il suo studio su Mahler: « La musica confessa che il destino del mondo non dipende più dall'individuo, ma sa anche che questo individuo non dispone di alcun contenuto che non sia suo, per quanto infranto e impotente. Per questo le fratture dell'individuo sono la scrittura della verità. In esse il movimento della società si presenta negativo come nelle sue vittime. In queste sinfonie anche le marce vengono intese e riflesse da colui che esse travolgono con sé. Solo quelli che sono usciti dai ranghi, i calpestati, l'avamposto perduto, il soldato sepolto al suono delle belle trombe, il povero tamburino, gli uomini totalmente privi di libertà incarnano in Mahler la libertà. Senza nulla promettere, le sue sinfonie sono ballate della disfatta, che presto " sarà notte " ». (Per gentile concessione delle Nuove Edizioni)

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