Il femminismo a fumetti

Il femminismo a fumetti Problemi sociali e storia insegnati con le % strisce 95 Il femminismo a fumetti Lydia Sansoni e Magda Simola LA PRIMA E' STATA LILITH Ottaviano, Milano 112 pagine, 2500 lire Carlo Cagni, Renato Ferrara, Gianni Peg L'ITALIA SE' DESTA Ottaviano, Milano 112 pagine, 2500 lire L9 EDITORE che con maggior coerenza ha deciso di utilizzare un medium come il fumetto per vistosi e nobili fini politici è senza dubbio Ottaviano. A fumetti, ci ha offerto un Manifesto comunista, tradotto e sequestrato nella Spagna del dopo Francò, un Manuale del piccolo provocatore, una Vera storia delle Indie, i tanto per citare alcuni titoli che denotano da soli il tipo d'impegno di quest'impresa editoriale, che non produce sontuose fumetterie in carta patinata ma meditati pamphlet affidati spésso a una stampa--©a una carta « povere ». Nella collana « L'altro segno », i due più recenti volumi ci risultano essere La prima è. stata Lilith di Lydia Sansoni e Magda Simola, e L'Italia s'è desta di Carlo Ca-gni, Renato Ferrara, Gianni Peg. Cominciamo dal primo. E' un libro femminista che rifà la storia del trattamento riservato dagli uomini alle donne prendendo le mosse nientemeno che dalla Bibbia e campionando poi, nel corso dei secoli, i momenti più scottanti dell'abbastanza truce vicen- da, come la medievale caccia alle streghe. Merito delle autrici è di avere sciolto questo materiale turbolento e difficile in testi e disegni affidati spesso all'ironia, alla satira, usando quindi il fumetto secondo le sue possibilità di lettura più pervie, alla ricerca di una. larga comunicazione. Discorso analogo va fatto per L'Italia s'è desta: primo volume di' una vera e propria storia d'Italia. In questo «assaggio », che vede lo stellone nazionale muoversi nella prima metà del Settecento e fermarsi sul Congresso di Vienna, ci sono parecchie ghiottonerie. Intanto anche qui la satira, spesso sferzante, è di casa. E poi c'è la trovata di annodare tra loro le vicende attraverso la curiosa presenza di un fanciullo, che spesso fa capolino nelle vignette e* che funge un po' da tramite tra il quadro storico che gli sta alle spalle e le scolaresche alle quali esso è intenzionalmente destinato. Il linguaggio è sciolto, agevole, amichevole, tagliato su misura per i giovani. La chiave interpretativa è, senza mezzi termini quella del materialismo storico, quindi molto lontana dall'agiografìa della falsa carità di patria, anche se ogni tanto gira un po' troppo sbrigativamente nella sua toppa dottrinale. Ma l'effetto è notevole. Libri come questi stanno ancora cercando una calibratura grafica, un segno pertinente, che non sia più quello del fumetto evasivo: difficile scommessa, Nell7/a/ia s'è desta, ad esempio, nonostante lo sforzo da parte di entrambi di omogeneizzarsi, la disparità stilistica dei due disegnatori ogni tanto si rivela, ~on fratture grafiche anche noevoli. Ma queste ci sembrano piccole mende, nei, se si pensa al tentativo di strappare l'insegnamento della storia ai metodi tradizionali e di affidarlo a uno strumento offerto dalla, quanto viva, civiltà delle immagini.* Carlo Della Corte

Persone citate: Carlo Cagni, Carlo Della Corte, Gianni Peg, Lydia Sansoni, Magda Simola, Renato Ferrara

Luoghi citati: Indie, Italia, Milano, Spagna, Vienna