La musica " diversa "

La musica " diversa " I molti libri tra jazz, rock e folk La musica " diversa " LINTERESSE per la .musica <; non colta », come ,viene chiamata sempre più spesso, con terminologia assai discutibile, tutta la musica diversa dalla « classica » (e cioè il jazz, il rock, il folk) è in continuo aumento. Oggi, avvicinandosi il Natale, a ciascuno può porsi il problema di regalare a un amico o a se stesso qualche libro sull'argomento. Fa piacere poter dire che il problema è nuovo, perché lino a qualche anno fa non esisteva o quasi. Ma c'è di più: adesso è addirittura difficile orientarsi fra le varie pubblicazioni e sapere quale si adatta di più 'alle varie ipolesi, per cui un consiglio è senz'altro utile. Va comunque esclusa dal discorso la canzone di consumo: se si eccettuano piccole edizioni scopertamente celebrative di questo o di quel divo, nessuno ha scritto Finora (e sarebbe invece il caso) qualcosa di serio in materia,' salvo l'ormai superato e forse introvabile « Il mondo della canzone » di Daniele Ionio (Angeli 1969). Cominciamo dal JAZZ. In questo momento il mercato nazionale è dominato da un noto giornalista specializzato, Arrigo Pollilo, che lo occupa col suo « fazz » in edizione normale (Mondadori 1975) ed economica (Mondadori 1976) al quale ha affiancato di recente le cinque audiocasselte della « Storia del Jazz », sempre edite' da Mondadori. Il libro è più adatto a chi abbia già un minimo di cognizioni specifiche, mentre le audiocassette si attagliano perfettamente al neofita, che può fruire di circa duecento esempi musicali tutti da scoprire. Fra i libri « facili » adatti anche per le scuole (ci vogliamo provare?) il migliore è sicuramente l'agile «Jazz» di R. P. Jones, edizione Vallecchi, congegnato in modo da costituire uri punto di partenza chiaro e stimolante senza per ciò scadere nel convenzionale. In appendice c'è pure una bibliografìa. Dopo questa lettura introduttiva si può passare alla collaudatissima « Enciclopedia del Jazz » di Testoni, Barazzetta e Polillo, che sebbene invecchiata sotto il profilo storico è ancora in grado di fornire utili nozioni, in specie nella trattazione delle origini popolari dovuta a Roberto Leydi. Assai importanti, e oggi particolarmente apprezzati, sono i libri che affrontano gli aspetti razziali e socio-economici della musica afroameri cuna. « Il popolo del blues » di Leroi Jones e « Free jazzBlack Power » di Charles e Comolli, entrambi stampati da Einaudi, sono i testi che godono di maggiore prestigio: il lettore comunque do•» vrà accogliere con beneficio d'inventario la concezione, espressa fin troppo chiaramente soprattutto nel secondo libro, per cui solo i musicisti di colore sanno e possono suonare il jazz. Il ROCK è in declino, e la relativa letteratura non ha registrato arricchimenti di rilievo, visto lo scarso favore con cui è stata accolta {'«Enciclopedia pop » di Mario . Radice. L'appassionato* non può che rivolgersi a testi già noti, tra i quali — per rimanere nell'ambito dei libri di autori italiani o tradotti in italiano — si distinguono « Pop story », « Un sogno amèricano » e « I poeti del rock» dell'infaticabile Riccardo Bertoncelli. Eccellente, quantunque limitato a un ambiente determinato, è pure «Il pop inglese» di Bertoncelli, Fumagalli e Insolera. Assai stimolante, infine, è « Il Libro bianco sul pop » in Italia, i cui autori hanno voluto rimanere nell'anonimato. E' risaputo però (e ciò aumenta di molto il valore dell'opera) che anche a questo volume* ha dato un notevole contributo il compianto Marco Fumagalli, che tra gli specialisti italiani del rock era di gran lunga il più dotato. I cinque libri sono tutti stampati dall'editrice Arcana che alla materia dedica una viva attenzione. Chi volesse provvedersi di un manuale alfabetico sul rock deve rivolgersi al mercato straniero. La Rock enciclopedia » di Lillian Roxon edita da Grossey è tuttora la più consigliabile. Ma urge ormai una ristampa aggiornata, perché ogni anno che passa (e il rock corre in fretta) la fa invecchiare. In pieno decollo è il settore del FOLK, al punto che se non si vuol fare un elenco sterile e ripetitivo bisogna citare solo le opere fresche di stampa. Elena Clementelli e Walter Mauro hanno opportunamente rielaborato per Guanda le loro antologie dedicate rispettivamente ai « Blues » e agli « Spirituals ». Virgilio Savona e Michele Straniero hanno portato a termine una pluriennale ricerca sui « Canti dell'emigrazione », pubblicata da Garzanti, dando un'idea precisa delle canzoni e dei testi preziosi prodotti da un triste fenomeno così tipicamente italiano. Non esiste -più, si può dire, una zona etnicamente' rilevante che non sia oggetto di studio e di riflessione. L'antologia dei « Canti rivoluzionari del mondo » della Newton Compton tenderebbe ad avere addirittura, nella tematica incandescente della protesta degli emarginati di qualsiasi latitudine, un'ottica universale. Sono preferibili tuttavia le raccolte che hanno una visione più ristretta, e quindi più approfondita, come ad esempio « Il folk italiano » o « Le canzoni italiane di protesta » della stessa Newton Compton. Ci sia consentito, infine, di spezzare una lancia ini favore di un'area folclorica che vanta una buona letteratura, ma alla quale il pubblico non riserva ancora l'interesse che merita, e cioè quella degli indiani dell'America del Nord. L'« America indiana» di Einaudi, gli « Scritti e racconti degli indiani americani» della Jaca Book, i « Racconti indiani » di Jaime de Angulo editi da Adelphi e la «Storia e i costumi dei pellirosse » di Thévenin e Coze (reperibile quest'ultima con un po' di fatica, essendo stata pubblicata a suo tempo da Schwarz, ma nè vale la pena) sono in grado di colmare la lacuna. Franco Fayenz

Luoghi citati: Adelphi, America Del Nord, Italia, Mondadori