Lei, onorevole, che dona? di Giulia Massari

Lei, onorevole, che dona? Lei, onorevole, che dona? OGGI, come ieri, come domani, si regalano e si ricevono libri. Regalare un libro dovrebbe essere soprattutto un atto spontaneo, inteso a far piacere a chi riceve, e dunque tenendo conto dei suoi particolari gusti o interessi o abitudini. E' diventato invece, come tanti atti del vivere quotidiano, quasi sempre un gesto in cui si mette qualcosa di noi stessi, la nostra vanagloria, la nostra gentilezza; il nostro egoismo, la nostra frettolosità: una spia, dunque, di noi medesimi. Per dimostrare la validità di questa tesi, abbiamo chiesto ad alcuni personaggi di dirci che cosa regalerebbero, o che cosa, regaleranno, oltre a ciò che amerebbero ricevere. Paolo Bonifacio, ministro di Grazia e Giustizia: «Sono orientato nello stesso modo sia per il libro da regalare che per quello da ricevere: il volume "La legge cancellata. La Corte Costituzionale nella società", di Francesco Palladino. Si parla della Corte Costituzionale, e dei tre anni in cui ne sono stato presidente». Franco Evangelisti, sottosegretario alla Presidenza: «Un libro è sempre un ottimo dono. Regalo libri di storia. Amo ricevere libri d'arte». Felice Ippolito, direttore , di Scienza: «Sempre che trovassi un amico paziente, e in grado di leggerla tutta, vorrei regalare l'intera Storia d'Italia di Einaudi. Io non vorrei niente. Quasi sempre, quando ricevo un libro in regalo, l'ho già acquistato il giorno- prima». Antonello Trombadori, deputato comunista: «Quella dei libri è stata sempre la scelta migliore per un regalo, però mi pare che diventa quasi un dovere oggi, visto che in Italia si legge sempre di meno. Io. ho già letto a puntate, sulla Stampa, I pugnalatori di Leonardo .Sciascia, e l'ho molto apprezzato: mi piacerebbe riceverlo in dono. Quanto ai libri da regalare, ho già deciso da tempo: Il sorriso dell'ignoto marinaio, di Vincenzo Consolo (ed. Einaudi)». Aldo Bozzi, deputato liberale: «Un libro va sempre bene. Io amo ricevere e donare libri di storia». Toti Scialo j a, pittore: «Per non trovarsi nell'imbarazzo, io limiterei la scelta al solo 1976, anno disgraziato, oltre tutto bisestile. Vorrei ricevere: La novellaja fiorentina di Vittorio Imbriani (ed. BUR), Metafora e menzogna di Harald Weinrich (ed. Il Mulino), Frau Teleprocu di Wilcock e Fantasia (ed. Adelphi) e La spada di Tommaso Landolfi (ed. Rizzoli). Regalerei invece, anzi regalerò quello straordinario libro di poesie dì Paul Celan, poeta tedesco morto suicida (ed. Mondadori), oppure La fuga senza fine di Joseph Roth (ed. Adelphi) o I fondamenti dell'ideologia di Eibl-Eibesfeldt (ed. Adel¬ phi). Ma soprattutto regalerò (e inviterò gli amici a fare lo stesso regalo) un libro che si chiama La stanza, la stizza, l'astuzia. Lo ha pubblicato la Cooperativa Scrittori». Massimo De Carolis,-deputato democristiano: «Vorrei ricevere i libri che ho sempre desiderato e che non esistono: un altro Hemingway scritto fra il '25 ed il '40, quello che Kerouac avrebbe potuto scrivere negli Anni 60 e un lungo romanzo di Montale su Dora Markus. Regalerò i libri che servono a tènere gli occhi aperti: Speranza nella rivoluzione, di Mathieu, Cultura della resa, di Federico Orlando, e Démocratie Francaise di Giscard D'Estaing». Francesco Compagna, deputato repubblicano: «Anche se può apparire una richiesta smodata, vorrei ricevere in dono Z'Enciclopedia europea di Garzanti. La considero' un ottimo strumento di aggiornamento. Io regalo e regalerò libri, ma non di attualità né di narrativa. Preferisco orientarmi verso i libri della mia formazione: De Sanctis, Croce, Gino Doria. Si tratta, come si può vedere, di regali con presunzione pedagogica. Ma anche anticonformisti: oggi che tutti sanno tutto del marchese De Sade, e niente del marchese Puoti, il. maestro della giovinezza di De Sanctis, la mia scelta ha un significato». Giulia Massari

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