Nei segreti delle grandi spie

Nei segreti delle grandi spie TL /convegno Nei segreti delle grandi spie PERCHE' il romanzo di spionaggio suscita tanta attenzione nel pubblico italiano? Che relazione c'è fra l'interesse per la spy story e i misteri della nostra vita politica? L'Italia è il sólo Paese dove si pubblichi una collana specializzata* in spionaggio con frequenza settimanale. Ma, paradossalmente, non esiste in Italia un solo scrittore di queste storie: anche se il materiale, come osserva qualcuno, non manca. Per rispondere a queste domande, Tuttolibri ha riunito un gruppo di esperti, in un convegno di cui pubblichiamo qui il resoconto stenografico. Sono intervenuti la signora Laura Grimaldi, direttrice di «Segretissimo», Enzo Biagi, che ha curato una collana storica sulle spie, lo scrittore Giuseppe Bonura, Giorgio Galli, studioso di politica, e il critico Claudio Savonuzzi. Ha diretto rincontro Carlo Casalegno, vicedirettore de « La Stampa » e di « Tuttolibri ». CARLO CASALEGNO — Apriamo il dibattito con una domanda alla signora Grimaldi. Che cosa vuol dire dirigere una collana di racconti di spionaggio che esce una volta la settimana e, in genere, con ima qualità piuttosto notevole? E' una sfida che si ripete 52 volte l'anno, estremamente difficile. Come vengono scelti questi libri, con quali criteri, da quali Paesi? LAURA GRIMALDI — Dirigere professionalmente Segretissimo è una grande fatica perché 52 numeri l'anno sono difficilissimi da reperire, anche se noi raggiungiamo tutti i mercati del mondo. Abbiamo avuto perfino un romanzo dalla Cecoslovacchia, adesso stiamo per pubblicare un libro di imo scrittore del Kenya. Ma la maggior parte del materiale ci arriva dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Il problema è che non esiste in alcun altro paese al mondo ima collana settimanale specializzata in spionaggio. Escono volumi rilegati ad alto prezzo, presso alcuni editori più sofisticati e più attenti a certi gusti del mercato. Ed escono i Soft Powers, che sono una via di mezzo fra il feuilleton e la pacchianeria. Mentre noi dobbiamo mantenere un livello costante di qualità e soprattutto reperire dei testi che non siano troppo diffìcili, perché Segretissimo è nato con l'intento di divertire, di essere il vero romanzo di evasione. Siccome io mi sono sempre rifiutata di metter la toppa, cioè di pubblicare un romanzo in cui non credo, mantenere • il ritmo settimanale è davvero stressante. CASALEGNO — Fra tanti testi francesi, inglesi, a-mericani, in che proporzione entrano i tedeschi, se ce ne sono? GRIMALDI — I libri di spionaggio usciti in Germania sono pochissimi. Esisteva una collana, una decina di anni fa, con Jerry Cotton, che era un eroe americano: perché in quasi tutti questi romanzi, anche in quelli francesi, c'è l'eroe della Cia. Ed erano orribili, erano una imitazione deteriore dei romanzi inglesi e americani e quindi noi non li abbiamo mai pubblicati. Non sono mai riuscita a pubblicare un romanzo di spionaggio tedesco decente. CASALEGNO — Perché la maggior parte degli eroi, positivi o negativi che siano, appartengono alla Cia?. Questa letteratura è suggerita dalla Cia stessa, o è provocata dalla sua fama mondile, per il fatto che possiede più mezzi e può scegliere più uomini? GRIMALDI — Se dovessi pensare che è soltanto per la fama della Cia avrei una grossa delusione, perché non mi sembra una fama così smaltata di bene, tutti ne parlano male. Persone più autorevoli di me hanno sostenuto che la Cia ha un suo gruppo di scrittori addetti alla intossicazione politica nel mondo intero, perché escono puntualissimi libri sul Vietnam con la versione . della Cia, nemmeno del governo americano. Dei libri di Howard Hunt, per esempio, io ho scartato tut- ' ti quelli che sapevano smaccatamente di propaganda prò Cia. Hunt è stato uno dei maggiori imputati nel Watergate, dicono addirittura che abbia partecipato al delitto di Dallas in cui morì Kennedy. In America certi libri prò Cia sono commissionati dalla Cia stessa, forse appunto perché ha questi mezzi. Ma nella stessa America escono libri stupendi in cui la Cia è criticata CASALEGNO — Tutti i libri di svago riflettono i mutamenti del costume e delle opinioni, e tanto più i libri tipo Segretissimo. A me sembra che la Cia faccia sempre meno bella figura, anche nei romanzi americani. Lei, signora Grimaldi, non sente qualche' volta Una certa responsabilità politica nella scelta dèi libri di Segretissimo? Possono svolgere propaganda favorevole o sfavorevole a certi paesi e certe cause. Ma c'è un altro aspetto, più sottile: i libri come Segretissimo non possono contribuire a creare quella psicosi del complotto che è tanta parte della psicologia politica collettiva di oggi? GRIMALDI — Io sento sempre la responsabilità politica nella scelta dei testi. Purtroppo non sempre la mia coscienza ne esce pulita, perché devo fare un settimanale di evasione e le mie stelle politiche vi influiscono fino a un certo punto. Io non credo che siano i romanzi gialli a influenzare i criminali. Credo piuttosto che un romanzo di spionaggio rifletta quello che avviene nella realtà sociale e politica del mondo. Il romanzo di spionaggio è talmente attaccato alla realtà politica e di costume che se mi arriva un romanzo con sei mesi dì ritardo su un fatto accaduto per esempio in Rhodesia, io non posso più pubblicarlo. CASALEGNO — Qual è la ricetta per un buon romanzo di spionaggio? Quali. caratteristiche devono avere sia il romanzo in sé, sia l'eroe protagonista? GRIMALDI — Deve essere innanzitutto un romanzo di azione, ininterrotto nel ritmo, con colpi di scena, con emozioni, suspense. L'eroe non deve essere necessariamente « positivo », così come lo intende la narrativa di spionaggio; può anche essere un eroe stanco e amareggiato, ma deve avere comunque dei risvolti umani; non deve essere di cartavelina e nemmeno l'ammazzasette. Poi, soprattutto, non dovrebbe essere troppo reazionario. CASALEGNO — Una domanda a Enzo Biagi, che ha diretto ima pubblicazione di storie di spionaggio vere. Quali punti di incontro ci sono fra le storie di spionaggio autentiche e i romanzi? ENZO BIAGI — Io non ho diretto. Era soltanto una storia fatta dai francesi,, nella quale si parlava molto anche di avvenimenti italiani. La versione degli avvenimenti italiani era così fantasiosa che rivalutava largamente il nostro giornalismo. Io ho soltanto detto che certe cose non erano .accadute, o. che eranò andate in altra manie¬ ra. Questo dovrebbe valere anche per il lettore di spionaggio: dargli tutta la realtà. Se ci mettiamo ad analizzare la situazione politica del mondo ed anche la nostra non è difficile prevedere che anche le vicende più intricate e imprevedibili in apparenza accadono poi con esasperante puntualità. Sciascia mi diceva che in storie lontane e vicine si vede ripetersi con monotona insistenza un certo repertorio che non è poi tanto' romanzesco. Mi stupisce, nelle dichiarazioni della signora Grimaldi, la preoccupazione che un eroe sia reazionario o non lo sia. Secondo me questo è un dato secondario. Mi pare che siamo tutti un po' ossessionati dall'idea di dover essere aggiornaci, con un'altra ondata di confór- „ mismo non meno insidiosa di quella che c'era stata da destra. Adesso c'è ' l'idea che bisogna schierarsi in ogni modo, per cui se ci sono le bandiere rosse pel film di Bertolucci, per qualcuno è già un'opera meritoria, con la divisione in buoni e cattivi. Vorrei che almeno nel romanzo poliziesco uno potesse affrontare anche un'opera su Maria Antonietta col gridò « È al popolo brioches », senza sentirsi complice o corresponsabilizzato in tutta questa aria che si fa ' sempre più insidiosa, per cui cerchiamo tutti di essere coperti à sinistra e anche allineati. CASALEGNO — Tu hai detto giustamente che spesso le vere storie sono più romanzesche, drammatiche e complicate di quelle in-. ventate dai romanzieri. Ma le storie vere hanno spesso personaggi abbastanza squallidi. BIAGI —. Non ho mai avuto l'occasione di'incontrare uno di questi personaggi. Mi ricordo, durante la guerra, che ho fatto in un reparto di partigiani già aggregato alla Quinta Ar- . mata, un signore che si presentava a Porretta, un posto poco romanzesco, do. ve si vanno a fare le acque, dalle mie parti. Diceva di essere un agente segreto. Era uno della Oss. E ho anche conosciuto quel Marchetti che è uscito clamorosamente dalla Cia facendo libri e rivelazioni. Era un signore che tu avresti messo benissimo dietro uno sportello di banca, o anche dalle parti di Panna, per commerciare all'ingrosso il parmigiano. . Insomma, si vedono dei fessi senza aneddotica o dei furbastri che potrebbero esercitare qualunque altro mestiere^ CASALEGNO — Di James Bond, nelle storie vere di spionaggio, non se ne " incontrano molti. BIAGI — Infatti James Bond è un personaggio di fantasia. Soprattutto' per la resistenza che ha nell'affrontare le donne, più che i rischi. Supera Casanova. Pare che Casanova dicesse « ininterrottamente per otto volte». Ma questi, in due ore, quattordici, quindici volte... CASALEGNO — Il legame tra la realtà e le storie dei personaggi è molto stretto in -questi romanzi. Il romanzo giallo segue abbastanza bene le trasformazioni del costume. Ma con il racconto di spionaggio il bisogno di attualità1 politica è più forte. Sentiamo, su questo fenomeno, il parere di Giorgio Galli: GIORGIO GALLI — Io imparo molto, proprio come studioso di politica, dal contesto, e anche dalle storie di spionaggio, specialmente sulla Cia. Sia i romanzi favorevoli, sia quelli ostili, indipendentemente dal giudizio, che se ne può. dare, mi hanno dato un quadro molto realistico, che mi ha portato a definire la Cia come partito dell'impero. La Cia, e non solo essa, ha un orientamento ideologico; c'è una logica della continuità delle istituzioni. C'è un romanzo di Segretissimo che io trovo molto bello. E' « Segni particolari strega », di un autore forse minore. La vera guida politica degli Stati Uniti è un omino che vive in un piccolo paese della provincia americana, con una segretaria, naturalmente collegato con un eccellente sistema di computer al Pentagono. Poiché sta morendo, cerca un successore, per indicargli che proprio in questa piccola città dell'America si trova la vera continuità del potere e dell'impero. Questo quadro potrebbe benissimo essére applicato ai KGB o* al servizio segreto inglese, insomma à tut- ■ ti i servizi segreti delle grandi potenze imperiali. Io credo che questa analisi sia molto valida. In genere la scienza politica tradizionale, illuministica, vede la' democrazia rappresentativa come il governo reale, e i . corpi separati — esercito, servizi segreti soprattutto — come strumenti che di tanto in tanto commettono deviazioni. Io'credo invece che l'altro aspetto del potere politico sia quello della segretezza e della continuità. Proprio perché la democrazia rappresentativa deve essere pubblica e discussa, occorre un potere segreto e fuori da ogni controllo. E i romanzi di spionaggio questo aspetto dei sistemi politici lo esprimono molto bene. CASALEGNO — Sentiamo da' uno scrittore, come Bonura. Perché è difficile, o quasi impossibile avere buoni romanzi di spionaggio italiani? GIUSEPPE BONURA — 10 credo che dipenda dalla nòstra storia. E' la storia di una società, abbastanza disgregata, con piccoli centri di potere qua e là, e non può dare quella coni-, pattezza sociale da cui nasce il romanzo, anche ad alto livello. E per questo non può nascere nemmeno . 11 romanzo di spionaggio. Qua il Sid è una burletta, non è radicato còme la Cia o altri servizi-segreti in una società grande come quella americana. E poi c'è lo snobismo dello scrittore italiano, che si sente sempre . in fondo scrittore di corte, • aulico. Il romanzo di spio- \ naggio ItlTlo prende come un romanzò di fàcile consumo, basso, e non vuole scrivere queste cose. Non sa, lo scrittore italiano medio, che dalla letteratura popolare sono nati i grandi romanzi. Dostoevskij, Tolstoj, Flaubert leggevano i romanzacci di provincia. Questo probabilmente è il fatto letterario più rilevante. Ma c'è un altro aspetto letterario, nel romanzo di spionaggio. Il suo fascino deriva dall'attualità estrema.