Purché non porti un bacione a Firenze di Michele Straniero
Purché non porti un bacione a Firenze I canti degli emigrati, con rabbia e dolore Purché non porti un bacione a Firenze CANTI DELL'EMIGRAZIONE a cura di Virgilio Savona e Michele Straniero Garzanti, Milano, 446 pagine, 2000 lire IL libro propone circa duecento tra canti popolari, ballate di cantastorie, canzoni d'autore, poesie, documenti e partiture riferibili al tema dell'emigrazione. Dov'è possibile, i testi sono corredati da indicazioni discografiche e bibliografiche e da annotazioni che generalmente forniscono brevi cenni storici. Molti si stupiranno dell'abbondanza di questo materiale, la cui ricerca e riunione hanno richiesto sei anni di lavoro. E invece i curatori dichiarano che la loro è una fatica a aperta », o meglio « in progresso », e sappiamo che dal momento in cui hanno consegnato il dattiloscritto all'editore, Virgilio Savona ha raccolto un'altra trentina di testi. Nella copertina si legge che Straniero e Savona « se hanno saputo scegliere e selezionare queste composizioni poetiche e popolari, lo hanno fatto con passione d'emigranti quali sono. E se non fecero gli operai e si dedicarono a un lavoro diverso, il problema dell'emigrazione, complesso e drammatico, lo conoscono ». E' questa conoscenza che li induce a scrivere nell'introduzione che « la maggior parte della popolazione italiana è stata considerata dalla classe dirigente borghese come una massa di manovra destinata a muoversi verso altre regioni del Paese o verso Paesi esteri, onde assicurare il riequilibrio del rapporto fra strutture produttive arretrate e popolazione in aumento. Sull'emigrazione hanno puntato, più o meno esplicitamente, soprattutto i governi che seguirono al secondo conflitto ». La causa prima dell'emigrazione è tutta qui, ed è difficile condensarla meglio di così in poche parole. Per avere un'idea dell'entità del fenomeno basti ricordare che dall'Unità a oggi, cioè in poco più di un secolo, sono partiti dall'Italia in cerca di lavoro circa trenta milioni di persone, che equivalgono a un popolo intero. La materia è suddivisa secondo vari criteri. Ci sono testi riferibili, per il loro contenuto, al momento dell'addio, altri al viaggio, altri ancora alla realtà incontrata nel luogo d'arrivo, altri infine alla nostalgia per la terra di origine. E' possibile poi operare una distinzione sufficientemente precisa fra canzoni d'autore e canzoni di ignoti. Fra le prime i curatori non hanno tralasciato neppure i testi del circuito commerciale, ragion per cui ci s'imbatte perfino nel famigerato Un bacione a Firenze di Odoardo Spadaro. Tolto questo gruppo, comunque, la cui fisionomia spesso lacrimosa e speculativa è ovvia, non è detto che i testi più sofferti e genuini si ritrovino principalmente nelle canzoni anonime, talune nate forse per spontanea elaborazione collettiva: anzi, sì ripartiscono con notevole equilibrio nell'una e nell'altra categoria. Il lettore, di sua iniziativa, può operare altre suddivisioni secondo i luoghi d'origine degli emigranti (e quindi delle canzoni) che sono per lo più il Veneto, la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Puglia. Particolarmente importante è la distinzione fra i testi più antichi nei quali, con la rassegnazione tipica del sottoproletariato, l'emigrazione è vista come una maledizione di Dio, e quelli più recenti nei quali emergono la protesta e quindi una precisa consapevolezza di classe. Non sarà inutile, infine, apprendere che il punto d'arrivo del volume è costituito dal materiale per un long playing prodotto da Virgilio Savona nel 1970, e prima ancora dal risveglio della coscienza politica dello studioso, sopita dalla quotidiana routine di cantante in un celebre gruppo vocale. Ancora una volta sono stati il 1968, e nel caso specifico una serie di colloqui col figlio impegnato nel momento culminante della contestazione giovanile, a segnare la svolta. Franco Fayenz
Persone citate: Franco Fayenz, Odoardo Spadaro, Straniero, Virgilio Savona
Luoghi citati: Calabria, Campania, Firenze, Italia, Milano, Puglia, Savona, Sicilia, Veneto
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