Da re Vittorio al 15 giugno di Vittorio Messori

Da re Vittorio al 15 giugno Presentato a Firenze il volume di Ragionieri che conclude la ''Storia d'Italia,, Da re Vittorio al 15 giugno FIRENZE — La presentazione dell'ultimo volume della Storia d'Italia di Einaudi si è trasformata, come prevedibile, in una commossa rievocazione di Ernesto Ragionieri. Lo storico fiorentino scomparve il 29 giugno dell'anno scorso: la morte lo colse al tavolo di lavoro, mentre si accingeva a stendere l'ultima parte (L'Italia repubblicana) del terzo tomo del quarto volume della grande impresa einaudiana. Qualcuno, a Firenze, ha addirittura voluto individuare le cause della sua morte così precoce (non aveva che cinquantanni) nei « ristretti tempi che gli editori di oggi pongono agli autori». Al punto che, al termine della presentazione, Giulio Einaudi ha ritenuto doveroso riconoscere «responsabilità » (se ve ne furono) ma anche sottolineare i gravosi impegni e le rigorose scadenze imposte dalla vastissima.opera. ■ Imponente l'afflusso del pubblico fiorentino, sabato 2 ottobre, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dove è avvenuta la presentazione. Quasi duemila persone (moltissimi i giovani) si sono assiepate sotto gli affreschi del Vasari sin quasi a sommergere il lungo tavolo dove sedevano i relatori. Molti hanno dovuto accontentarsi di cercare di cogliere qualche brano di, intervento dalle rampe dello scalone, anch'esso gremito, del palazzo dove per cinque armi sedet-te il Parlamento italiano, trasferito da Torino e in attesa di raggiungere Roma. La folla ha dato la misura della stima e del ricordo lasciati da Ragionieri nella sua città. Lo ha sottolineato nel suo intervento di apertura, anche il sindaco di Firenze, Elio Gabbuggiani, che ha tra l'altro annunciato l'inizio dell'attività del «Centro di studi storici Ernesto Ragionieri». Quattro i relatori ufficiali, la cui vivacità d'intervento è stata come ovvio smussata dalla necessità di commemorare un collega defunto più che di analizzare un'opera volutamente anticonformista e in alcune parti provocatoria. Giorgio Amendola", Eugenio Garin, Eric Hobsbawn (docente di storia al Birkbeck .College di Londra) e Leo Valiani, pur con diverse accentuazioni, hanno concordato nel definire il volume di Ragionieri come un'opera dalla quale non potranno prescindere gli storici futuri. Denunciato qualche limite dovuto alla tragica interruzione del lavoro, è stato anche avanzato (da parte di Amendola) il rilievo all'editore di aver voluto assegnare a tre diversi autori la trattazione della storia economica, culturale e politica dell'Italia unita. « Un modo di fare storia a cassettini», aveva già denunciato certa critica, lamentando la « camicia di forza » imposta a Ragionieri che, proprio perché storico marxista, era più che altri sensibile all'interazione tra cultura, politica ed economia. In realtà, com'è stato rilevato anche a Firenze,-* lo studioso fiorentino ha aggirato il limite, nelle parti che ha potuto rifinire, inquadrando il fatto politico nella realtà italiana complessiva. Leo Valiani è sembrato invece sostenere la scelta editoriale della separazione dei temi, difendendo la tesi della « storia politica ». Valiani, sottolineando come gli altri relatori la passione civile che ha sostenuto sino alla fine Ragionieri ha ricordato come « lo storico che non porti nella storia la sua passione politica o è un erudito o è un frigido ». Hobsbawn ha delineato le origini europee, non provinciali (seppure sempre legate alla realtà italiana) del lavoro di Ragionieri « che sempre concepì la storia d'Italia come storia della gente italiana », cosciente che « le masse non sono un corpo anonimo ». Eugenio* Garin, che non ha parlato come storico ma come protagonista di una lunga amicizia con Ragionieri, ha letto alcuni brani di lettere inviategli dal collega impegnato nella sua dura fatica, a Considerava quest'opera come un dovere, vi si dedicò con il fervore di un asceta», ha detto Garin, cui Ragionieri scriveva tra l'altro di « misurare la sua ignoranza » via via che procedeva con il lavoro ma di «misurare anche l'ignoranza generale», di trovare « buchi spaventosi » nella storiografia del periodo. Significativo il biglietto subito dopo la strage del treno « Italicus »: « Domani inizierò il capitolo sul fascismo. Speriamo che l'ira mi ispiri i toni giusti ». « In un secolo di vita si è compiuto un grande cammino. Un popolo è diventato nazione. Ragionieri ci ha aiutato a capire il senso di questa ascesa e ad avere fiducia ». Così ha concluso il suo intervento Amendola, cercando di individuare il senso profondo di quest'ultimo volume della Storia. Vittorio Messori LA KOTTA UKt H'KCHJ : :;y::;--:>':'':;-;>'>:>:: § ' SS: