Che disastro il 2000

Che disastro il 2000 L'umanità corre rischi di catastrofe Che disastro il 2000 Henri Kubnick LA GRANDE PAURA DELL'ANNO 2000 Trad. di Silvana Pintozzi Vallecchi/. Firenze 207 pagine, 3500 lire L'UMANITÀ' corre attualmente molti gravi rischi di catastrofe: da quello finale ed istantàneo di un conflitto nucleare generalizzato a quello imminente di carestìe gravi in un mondo sovrappopolato e in cui le risorse sono distribuite senza equità, .da quello a più lunga scadenza di esaurimento di certe risorse naturali a quello meno imminente e complicato degli inquinamenti. Chi richiama la attenzione del pubblico e dei decisori su questi rìschi viene spesso trattato come l'ufficiale radarista di un mitico, gigantesco transatlantico — la cui mole era tale che per fermarsi aveva bisogno di oltre venti miglia marine — che andò dal capitano e gli disse: «Il radar indica che a dieci miglia sulla nostra fotta ci sonò rocce affioranti». Il capitano gli rispose: «Signore, lei è un profeta di sventure! ». Per non fraintendere il mondo intorno a noi — come il comandante del transatlantico — abbiamo bisogno di raccogliere dati, di elaborarli e di. interpretarli fino a riceP noscere le principali tendenze presentate dai fenomeni più importanti. Abbiamo anche bisogno, oltre che di calcoli e ragionamenti logici, anche di interpretazioni e pareri Che siano prodotto dell'intuizione — ma di una intuizione educata é attenta. Questi requisiti mancano purtroppo totalmente a Henri Kubnick, che comincia a trarci m errore già con il titolo del suo libro, che per oltre metà delle pagine non parla affatto delle possibili catastrofi future, ma - si. occupa di quelle' passate e più o meno mitiche (dalla scomparsa dell'Atlantide, al diluvio universale, alla fine del continente mitico di Mu, di Troia, di Pompei e di vari imperi) dando credito a teorie notoriamente folli cóme quelle di Hòrbiger, é si occupa di altre profezie, vaticini e previsióni astrologiche fatte nel passato e, in genere, non verificatesi oltre che della paura dell'Anno 1000. Nella seconda metà del libro le eventuali catastrofi che ci attendono alla fine di questo secolo o nel prossimo sono elencate nella versione fornita da altri profeti (Bibbia, Apocalisse, Nostradamus, Car' dano, astrologi vari) o da autori moderni. L'unico fra questi ultimi che abbia una certa plausibilità e sia noto è Spengler: gli altri, almeno a me!, erano sconosciuti (George!, Clairfeu, Charpentier, Bonnefous, Denizet, Cioran). Stona fra questi il home di Gordon Rattray-Taylor, pensatore immaginoso e figoroso, che viene citato fuggevolmente nelle ultime 30 pagine del libro — le sole che effettivamente cerchino di da¬ re un quadro dei problemi ecologici contemporanei e che ci riescono in modo rozzo e approssimativo. Il libro di Kubnick-è, dunque, un esempio di giornalismo deteriore e affastellatone. . L'autore si chiede candidamente se Nostradamus sia stato influenzato dalla lettura della Bibbia oppure « se ebbe realmente una straordinaria visione del mondo futuro ». Questa pelosa imparzialità è paradigmatica è, quindi, motiva la ulteriore precisazione di un giudizio che, altrimenti, avrebbe potuto essere limitato a una breve sentenza di irrilevanza. In fante migliaia di anni gli uomini hanno tirato fuori— detto o scrìtto — innumeri idee e. impressioni sbagliate in modo palmate, sciocche, folli, improvvisate, gratuite — che in qualche caso sono meditazioni di ignoranti o di psicotici, in altri casi sono state buttate là senza riflettere da persone intelli¬ genti e normali. Ora queste manifestazioni dello spirito umano sono spesso curiose e in qualche caso raggiungono valori artistici notevoli: studiarle e raccoglierle è attività legittimale meritoria. 'E' molto interessante, non solo, analizzare i modi in cui le idee storte si trasmettono, ma, ad esémpio, cercare di capire perché molti continuano a credere incrollabilmente in profeti e profezie già sbugiardati dagli avvenimenti. Non è, invece, attività legittima e meritoria quella di arguire implicitamente che forse i pazzi, gii astrologi — o i poeti — ayevano avuto visioni dirette ed esoteriche della realtà contemporanea e futura e che, quindi, vanno presi sul "serio quanto gli scienziati, veri. La traduzione di Silvana Pintozzi è ottima: rende bene l'originale e pare che non sia caduta in nessun trabocchetto. Roberto Vacca > c u e 2 e I a 3

Luoghi citati: Firenze, Pompei