storia

 storia storia Amedeo Bordiga LA SINISTRA COMUNISTA NEL CAMMINO NELLA RIVOLUZIONE Edizioni Sociali, Venezia, 242 pagine, 3000 lire. (g. c.) Segretario del partito comunista d'Italia dal 1921 al 1923, Amedeo Bordiga nel 1926 aveva per. so gran parte della sua influenza: al congresso di Lione le sue tesi raccoglievano soltanto il 5 per cento dei voti dei delegati. Nel 1930 veniva espulso dal partito. Nella storia della sinistra italiana, Bordiga, morto nel 1970, resta una presenza di rilievo, soltanto ora sottoposta a valutazioni non strumentali da parte della storiografia marxista. Accanto a lavori di scavo, che rifiutano gli schemi propagandistici, si collocano però pubblicazioni agiografiche o che si limitano a riprodurre scelte pilotate dei suoi .scritti, con lo scopo di attualizzarne acrìticamente le proposte politiche. A metà strada fra due indirizzi si colloca questo volume, a cura della Sinistra Comunista, che riproduce scritti e discorsi di Bordiga mediti o poco noti. La produzione politica bordighiana fu molto ricca, ed arbitrario sarebbe tentare di darne una sintesi, in una breve nota. Può però' aiutare a capire molte cose questo brano tratto da una serie di articoli su «La tattica dell'Internazionale co- munista» apparsa su Ordine Nuovo all'inizio del 1922: «Un partito (operaio) che si chiude volontariamente nei confini della legalità, ossia non concepisce altra azione politica che quella che si può esplicare senza uso di violenza civile nelle istituzióni della costituzione democratica borghese, non è un partito proletario, 'ma un partito borghese». Oreste Lizza dri L'INTERNAZIONALE LAVORO DEL La Pietra, Milano, Collana Gli Esempi, 122 pagine, •2500 lire. (giorgio de stefanis) Un interessante documento di stòria. L'autore, fondatore e segretario della Cgil, racconta, per averle vissute, le prime esperienze sindacali del dopoguerra ispirate a quell'internazionalismo che costituiva (ma lo .costituì- ' sce ancora?) uno dei pilastri della dottrina marxista. «Questo libro», dice Lizzadri nell'introduzione, «si propone piuttosto di rievocare le speranze, gli obiettivi e soprattutto le aspirazioni che, nell'ultima fase del conflitto e nei giorni immediatamente successivi alla vittoria, spingevano i popoli e in particolare la parte più avanzata di essi, i lavoratori organizzati — senza distinzione di colore, |§ di razza,- di religione —-alla liberazione dalla schiavitù coloniale, e dalla non. mena . inumana e feróce' oppressione capitalistica». E 'tutta questa rievocazione avviene attraverso gli interventi (letterali ev quasi completi) compiuti dai rappresentanti dei vari Paesi alla conferenza sindacale di Londra del febbraio '45 e all'assemblea generale di Parigi del settembre dello stesso armo. .Testimonianze brevi e scarne, spesso improntate più all'entusiasmo e alle grandi speranze che sembravano in procinto di realizzarsi che non ad un effettivo rigore storico e tantomeno sindacale. Particolarmente affascinanti —■ oltre ad essere l'unico fatto veramente nuovo e mai più ripetuto di queste due assemblee — gli interventi dei delegati dei Paesi del Terzo Mondo. Alberto Redaelli GU ALPINI DELLA GRANDE GUERRA Litotipografìa S. Marco, Cividate Camuno (BS), 127 pagine, 3000 lire. (m.n.) Orìgini è occupazioni precedenti, caratteri e giudizi sulla guerra, atteggiamenti verso il paese e condotta col nemico, amore per il vino e rapporti con gli ufficiali sono alcuni degli aspetti sotto i quali Alberto* Redaelli (ventiseienne: fresco di servizio militare) osserva gli alpini della grande guerra. Lontano dalle frequenti «tirate» retoriche sul valore e l'abnegazione degli alpini, ma ugualmente distante dalle facili mistificazioni sui loro sacrifici, questo saggio riesce ad essere agile e scorrevole. Il materiale di base è fornito dall'ampia «memorialistica» dell'epoca: accanto ai ricordi e alle impressioni di - Gadda e Jahier souo riportati brani di Cesare Battisti, Paolo Monelli, Leonida Mario Mariani, Maria Bonaldi § altri."

Luoghi citati: Cividate Camuno, Italia, Londra, Milano, Parigi, Venezia