STORIA DELLE OLIMPIADI

STORIA DELLE OLIMPIADI tl /anteprima: Jacomuzzi STORIA DELLE OLIMPIADI Le Olimpiadi moderne non sono più i giochi con cui il Peloponneso celebrava le proprie divinità e l'agonismo dei propri campioni interrompendo persino le guerre. Tuttavia hanno conservato un che di mistico, di solenne. Cedendo un poco alia retorica, si sono volute imporre come la festa dei popoli e della fratellanza, una radunata di entusiasmi che esclude le tensioni e i conflitti del mondo. Salvo poi ad essere smentite dalla realtà. Alla storia delle Olimpiadi moderne, alle lotte individuali e di club, alle vittorie e alle sconfìtte degli atleti, Stefano Jacomuzzi ha dedicato un libro che sarà in vendita la prossima settimana ("Storia delle olimpiadi", Einaudi, collana "Gli struzzi", 566 pagine, 6.000 lire). Non è un'opera di studio, di critica, di giudizio, ma un racconto, documentato e non di rado divertente, delle vicende legate alle Olimpiadi, dall'anno in cui 11 barone De Coubertin rilanciò il mito di Olimpia all'edizione bavarese dei giochi, quando a Monaco esplose la violenza terroristica. Attraverso la rievocazione e la descrizione delle gare, attraverso le imprese, le manie, i tic dei campioni, Jacomuzzi ricostruisce « la gran cornice del mondo » quale si è manifestata nel corso degli anni. Riportando poi appendici statistiche, delinea il corso di quella perfezione disumanizzata cui è giunto lo sport. La parte che pubblichiamo in anteprima, per gentile concessione dell'editore Einaudi, rievoca la nascita delle Olimpiadi moderne e le gare disputate ad Atene nel 18%. De Coubertin racconta (Una campagna di 35 anni) come la I parola "olimpico* usata da un medico inglese, già studente della scuola di Rugby (donde era partita la "rivoluzione pedagogica" di Arnold), Brokes, fondatore di un centro di sport popolare, in occasione di una festa sportiva, fu per lui una rivelazione. Ma era prevedibile che i suoi intenti finissero per incontrare sulla loro strada il fantasma glorioso degli antichi Giochi di Olimpia. Il nome di Olimpia, gli spenti ricordi dei ludi di una splendida gioventù greca, erano stati vivificati di recente dagli scavi della missione tedesca di Ernst Curtius che, iniziati nel 1875, si erano conclusi sei anni dopo con una grande raccolta di materiale, mentre veniva riportato alla luce l'antico stadio. L'idea di Bernard de Montfaucon e del Winkkelmann, i primi scavi effettuati intorno al 1830 da una spedizione francese guidata da Abel Blouet, avevano trovato in Curtius il realizzatore attento e sistematico. Riviveva il mito di Olimpia e il barone normanno, proprio pensando ad esso, in una sera di fine novembre del 1892, nella sala delle riunioni alla Sorbonne, durante una conferenza sull'educazione fisica alla presenza del fior fiore dell'aristocrazia parigina, aveva gettato là, con lenta e scandita convinzione, l'incredibile proposta: « Bisogna internazionalizzare lo sport, bisogna organizzare dei nuovi Giochi Olimpici ». Non era solo una frase, ma l'inizio di un movimento. Il 1° agosto 1893 il presidente dell'Unione delle società francesi di sport, Adolphe de Palìsseaux, si vedeva sottoporre un progetto di mano di de Coubertin: « Sulla possibilità di ristabilimento dei Giochi Olimpici. In quali condizioni potrebbero venire ristabiliti? ». Ed era la seconda mossa. La terza e decisiva avvenne in occasione del Ccrgresso internazionale di cui abbiamo detto all'inizio, convocato per il giugno del 1894 e che avrebbe dovuto trattare del problema del dilettantismo e del professionismo. Ma sul biglietto d'invito si poteva leggere - colpo di mano di de Coubertin -: « Congresso per il ristabilimento dei Giochi Olimpici ». Il giovane barone non si nascondeva certo le difficoltà e sapeva di doversi preparare alla battaglia. Non soffiava già vento di fronda dalla vicina Inghilterra, che riteneva suo esclusivo territorio di caccia tutto quanto si riferisse allo sport e non sopportava le iniziative altrui in questo campo? Non aveva ricevuto, proprio alla vigilia del Congresso - aveva il foglio sotto mano, con la data 15 maggio 1894 - una lettera del presidente della federazione ginnica belga, monsieur Cuperus, con l'ultimatum: « La mia federazione ha sempre creduto e ancora ritiene che la ginnastica e gli sport sono cose opposte e ha sempre combattuto questi ultimi come incompatibili con i suoi principi »? Cosa avrebbero detto le società di tiro? (E il 14 febbraio 1895, il presidente delle società di tiro a segno gli scriverà: « È cosa quasi incredibile che gli organizzatori dei Giochi Olimpici abbiano potuto immaginarsi che. l'Unione nazionale di Francia potesse diventare un annesso del loro comitato e che il tiro fosse destinato a diventare una branca incorporata e incastrata in un insieme di sport »). Ci sono "nobiltà" da rispettare; ci saranno nazionalismi da tenere a bada. Il problema Germania, ad esempio, che per la Francia è come una polveriera, così pieno di spirito di rivalsa, di funesti orgogli, di offese, di sanguinanti ferite. Sarà battaglia dura e lunga, de Coubertin lo sa bene. Per questo cerca di procurarsi degli amici. Due soprattutto: Charles Herbert, segretario dell' Amateur Athletic Association di Londra e William Sloan, che ha preso alloggio all'Hotel d'Orient, in rue Daunou, presidente del New York Athletic Club, professore a Princeton. E così il Congresso ha l'avvio, con una bella sequela di nomi tra i membri onorari (cinque tra re e altezze reali, e fior fiore di nobili, ministri, generali; ci sono anche Ruggero Bonghi e il conte Fisogni, membri del Parlamento italiano) e la partecipazione effettiva di 39 delegati di dodici nazioni. La votazione il 23 giugno: approvata l'organizzazione dei primi Giochi Olimpici moderni ; costituito il I Comitato internazionale olimpico. Si trattava di stabilire la data e la città sede della prima edizione e nella Revue de Paris del 15 giugno de Cou-

Luoghi citati: Atene, Francia, Germania, Inghilterra, Londra, Monaco, New York