Benissimo, Jeeves di Luciano Curino
Benissimo, Jeeves Wodehouse anacronistico e divertente Benissimo, Jeeves P. G. Wodehouse L'ARCIJEEVES Mondadori, Milano, Collana Omnibus, 576 pagine, 6.500 lire. Quarantanni fa e anche più leggevamo Wodehouse nelle edizioni della Bietti, modeste brochures paglierine che non mancavano mai nelle edicole delle stazioni. Ritroviamo ora (puntuale per le vacanze) l'umorista inglese in un Omnibus mondadoriano ben curato, e ci sorprendiamo a rileggerlo con lo stesso divertimento di tanti anni fa. Qual è dunque il segreto della freschezza di questo manipolatore di perfetti vaudeville? Wodehouse ha sempre guardato il mondo con gli occhi dello scolaro di Dalwich, il suo vecchio collegio alla periferia di Londra. Un mondo, nota Franco Cavallone che ha curato l'Omnibus, destituito di ogni plausibilità, governato da leggi proprie, anacronistiche e immutabili. Un mondo fatto di case di campagna nello Hampshire con viavai di ospiti stravaganti; di salotti odorosi di buon tè delle Indie dove fanciulle sentimentalissime smaniano « sempre ansiose di ordinare torte nuziali » ; di club come il Drones con giovani aristocratici sventati. Un mondo con una girandola di equivoci, burle, scommesse, rotture di fidanzamenti, tumultuose recite di beneficienza, situazioni grottesche, faide familiari, trementi ragazzini Giovani Esploratori: tutto in un'atmosfera di lunatica irresponsabilità. E gli immancabili zìi colonnelli con la gotta e cleptomani. le zie perseci! trici (comunque, dice Bertie Wooster, « quel che conta in questa vita non sono le zie, ma il coraggio con cui le si tiene a bada »). Cosa singolare in un umorista, manca a Wodehouse la malignità e il gusto del pettegolezzo, né ricorre a situazione boccacesche (diceva, con ironia o con perbenismo vittoriano : « La pornografia' non era permessa quando incominciai a scrivere, quindi non ho potuto impararla »). È curioso che questo scrittore piacesse nello stesso tempo a milioni di lettori e ai critici raffinati. Bertrand Russel diceva di non poter fare a meno dell'umorismo di Wodehouse, e Hilaire Belloc, quando erano ancora vivi Shaw e Chesterton, sia pure con una certa esagerazione, in-dicò Wodehouse come « il miglior scrittore vivente di lingua inglese ». Pelham Grerville Wodehouse, che ha fatto ridere tre generazioni, è morto 1' anno scorso novantatreenne mentre scriveva il 97° libro. Abile confezionatore di narrativa evasiva, conosceva a memoria Plauto, Aristofane e Shakespeare. Durante la guerra un equivoco gli valse l'accusa di collaborazionismo (gli inglesi non rinunciarono ai suoi romanzi, pubblicati però senza il suo nome), comunque l'equivoco fu chiarito: Wodehouse si era soltanto comportato come il più sprovveduto dei suoi personaggi. Fu poi nominato Baronetto. L'Omnibus comprende tre romanzi («La gioia è col mattino», « Sotto le fresche frasche » e « Chiamate Jeeves ») scritti fra il 1940 e 1950 e che mostrano l'umorista inglese al meglio. Protagonista è Jeeves, la creazione migliore di Wodehouse, avveduto e saggio domestico che con il suo senso pratico salva il suo padrone, il nobile e sciocco Bertie Wooster, dalle grinfie di fanciulle da marito. Il personaggio Jeeves è nato verso il 1925. E diventato presto popolarissimo, a significare il domestico perfetto. Per molti anni si credette che Wodehouse avesse trovato il modello in casa. Finché l'autore rivelò che sì, aveva un cameriere, Orazio, ma che era esattamente l'opposto di Jeeves. Questo Orazio indolente e senza fantasia, pare che, durante l'assenza del padrone, si attaccasse alla bottiglia. Un giorno lo scrittore gli disse : « Orazio, mi sono accorto che bevete il mio whisky e talvolta anche il mio cognac ». Orazio ebbe un fremito di indignazione: « Cognac? Mi dispiace di contraddirla, signore, ma io bevo soltanto whisky ». E fu l'unica volta che Orazio rispose dà perfetto Jeeves. Luciano Curino
Persone citate: Bertie Wooster, Bertrand Russel, Collana Omnibus, Franco Cavallone, Hilaire Belloc, Shakespeare, Shaw
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