Pure gl'inediti aspirano a entrare all'Accademia

Pure gl'inediti aspirano a entrare all'Accademia Pure gl'inediti aspirano a entrare all'Accademia Chi scrive in Italia? L'alfabetizzazione, conseguente alla scuola dell'obbligo, ha pompato la risposta: tutti 0 quasi tutti. Un male o un bene? Certamente un bene, se gli scriventi non volessero a tutti 1 costi trasformarsi, a spese della società, in scrittori: Diciamo a spese della società, perché il vizio assurdo (che non era il suicidio secondo la lezione Pavese-Lajolo) di imporre pagine impresse con i piombi a tutti i possibili lettori esistenti in Italia, sta creando corruzione e confusione anche nelle migliori case editrici. Come stabilire il confine tra un grafomane torrentizio, che scardina con improntitudine tutti gli argini della misura, e il genio (semel o quasi in saeculo) che apparentemente compie analoga operazione? Siamo tutti dei Miller (Henry, naturalmente), Proust, Joyce, o alla peggio dei David Herbert Lawrence? I risultati, anche con il confronto dei premi letterari, che sembrano registri dei demeriti, direbbero che il libro, salvo eccezioni, è vanitas vanitatum. Come dice anche un racconto vecchiotto, T'Ecclesiaste". Però mancano le stravaganze L'idea di vedere ciò che sta alle spalle di un libro non è nuova: Sugar, quindici anni fa, pubblicò un'indagine su come si coagulava un libro attorno ad alcuni, quasi sempre squallidi, interessi. O su come non si coagulava, perché gli interessi, non meno nobili degli altri, erano tuttavia socialmente troppo deboli. Ed ecco l'aggiornamento, intitolato "Sottobosco letterario", firmato da Domenico No- dari per la "Gammalibri". (250 pagine, 3.500 lire). Il sottotitolo non lascia dubbi sull'intenzione dell'autore: « intrallazzi, frustrazioni, stravaganze, di scrittori di regime, di scrittori inediti e di scrittori da strapazzo ». Tutto bene: mancano però le stravaganze, che, bene o male, suggeriscono un clima di sregolatezza un pò geniale. Nodari raccoglie qui lettere squallide e grigie di notabili letterari con i galloni sulla manica e di oscuri (ma non tanto) corrispondenti che ne impetrano le grazie, con modi ora prepotenti, ora ruffianeschi, ora di una ingenuità senza pari (e sono i casi migliori). Ne emerge l'idea di una società squilibrata non solo poli- ticamente ed economicamente, ma anche culturalmente. Chi aspira a pubblicare non vuol comunicare quei minimi messaggi, per quanto dissimulati, che il più distratto degli scrittori di minore qualità infila nei suoi libri, ma solo la voglia di salire gradini promozionali, di diventare l'equivalente letterario di un capuffìcio o, perbacco, di un direttore generale. Contano i soldi, conta l'involucro della gloria, anche se è imbottito di aria fritta. E allora, via libera alle geremiadi, alle deprecazioni, agli inviti, alle suadenti sollecitazioni, ai ricatti non tanto dissimulati. Si batte cassa, signori!, la gloria, sì, ma solo in quanto porta palanche nelle saccocce. Una lettura che stordisce e deprime, lascia frastornati e attoniti, e chiude il bilancio di un'Italia fallimentare. È passata la contestazione generale da quel primo libro di Sugar (pericolosamente simile a questo della Gammalibri). e ancora la società italiana è in¬ tellettualmente così pigmea da non accorgersi che la cultura merita altro spazio: quello, onesto, che le voleva dare il Vittorini del 'Politecnico'. Roba di trent'anni fa. Eppure siamo ancora più indietro, all' idea dell'Accademia d'Italia, con le sue ideali feluche, i suoi caparbi aspiranti, i suoi intrighi, i suoi giochetti che allettano gli appena alfabetizzati, i poveri diavoli. Come fosse il totocalcio Ma le colpe sono di chi gioca la carta letteraria come fosse un totocalcio. Sono letterati con patente quelli che avallano questo sprovveduto mondo di infelici, lo indirizzano verso i paradisi artificiali della lira e della medaglia. I pidocchi di un'Italia corrotta arrivano anche sulle pagine. Ma, vi prego, non leggete Nodari come un grottesco. Già, ci sono piramidali sciocchezze, da parte degli aspiranti poeti o romanzieri, che possono farci sorridere. Ma — sul rovescio di questa ingenuità — da parte di chi detiene il potere, c'è troppa scaltrezza, troppa calcolata astuzia: della cultura, anche nel 1976, viene inevitabilmente offerta un'idea amena, simile a quella di un campionato di calcio, dove i premi di ingaggio si ottengono prima di tutto con le raccomandazioni, senza vergognarsene, anche se il pallone ti scappa dal piede e il libro, per tua imperizia, ti sfugge di mano, diventando solo un centone di pagine illeggibili. Calcio e letteratura: aspetti speculari di una stessa corruzione di regime. Carlo Della Corte

Persone citate: Carlo Della Corte, David Herbert Lawrence, Lajolo, Miller, Nodari, Proust, Sugar, Vittorini

Luoghi citati: Italia