Le "prepotenze" del cinema e le resistenze della critica di Fernaldo Di Giammatteo

Le "prepotenze" del cinema e le resistenze della critica DUE LIBRI DI DIBATTITO, SUL GRANDE E IL PTCCQLO SQIEIiMO Le "prepotenze" del cinema e le resistenze della critica UN giorno si vide questo. Pagina degli spettacoli di un quotidiano: in apertura la recensione (negativa) di un film; immediatamente sotto, separato da un esile titolino («pubblicità»), un ■ articolo che controrecensiva il film, giudiziosamente elogiandolo. La recensione era del titolare della rubrica, la controrecensione — spiegava il sommario — di «uno dei nostri più prestigiosi saggisti cinemotagrafici, ordinario di storia e critica del film all'Università di Roma ». Non è raro che si veda questo, in giro per i giornali, quantunque sia l'eccezione. Che dire? Un sintomo allarmante? Certo, ma è nell'ordine delle cose. O, forse, una sfida? Giovanni Grazzini, l'incauto costretto a misurarsi con l'ordinario, la raccoglie, e riunisce in volume (Gli anni Settanta in cento film, Laterza, Bari, 120 pagine, 2800 lire) i commenti via via dedicati alle opere più significative apparse sugli schermi fra il '70 e il 75. Una bella antologia, utile e saggiamente ordinata. La precede una puntigliosa precisazione sui vincoli, le insufficienze, le pene e gli orgogli (nascosti) del critico quotidiano. Chi voglia capire le ragioni della «prepotenza» del cinema, e del danno c^.z ne deriva agli spettatori, può cominciare da qui a riflettere sui com¬ piti della critica oggi, in questa atmosfera inquinata, in questa grave incertezza di metodi e di prospettive. Il problema è di quelli decisivi per la vita culturale, anche se la cultura preferisce ignorarlo. Se da. un lato il critico quotidiano si dibatte fra le angustie di un mestiere che non sa più dominare, dall'altro i saggisti (cattedratici e no) dilagano per le case editrici con una valanga di studi nei quali si mescolano erudizione, manierismi semiotici, storicismi in bilico fra crocianesimo e marxismo, scoperte avventurose, obblighi e intrighi universitari. La critica cinematografica è entrata in una nuova fase. Combattuta fra le esigenze difensive sul fronte del contatto con il pubblico e i bisogni sempre più forti di affermazione scientifica nelle sedi che fanno cultura, naviga alia cieca in mezzo a scogli insidiosi. Si tra trasformando. Come, è troppo presto per sapere. Un segno, tuttavia, emerge, abbastanza preciso. Abbonda ovunque, e ad ogni livello, la divulgazione . di genere manualistico. Fra gli ultimi usciti, ecco due volumetti che confermano la tendenza: uno (Gian Piero Brunetta, Letteratura e cinema. Zanichel- li 1976, L. 2200) che qui è già stato segnalato e che allinea —- secondo uno schema originale — i testi più problematici del rapporto fra le teorie della letteratura e lo sviluppo dei linguaggio cinematografico; l'altro (Nazareno Taddei, L'avventura sernìologica del film, Ciscs 1976, s.p.) che si presenta addirittura come un vademecum per corsi sulle tecniche della comunicazióne di massa. Quasi si trattasse, in questi come in parecchi altri casi, del tentativo di ristabilire un dialogo diretto con lo spettatore che nella pratica quotidiana è stato interrotto o è divenuto frastornante. Si aggira l'ostacolo, si punta sulla scuola, sull'educazione permanente, sull'associazionismo (sintomatico, per esempio, il volume di Lucia Lumbelli. La comunicazione filmi-, ca, La Nuova Italia 1975, L. 2000). Divulgazione, didattica, organizzazione del campo di indagine: il filo della ricerca sembra, nonostante l'affollarsi degli interventi, piuttosto chiaro. Una conferma ulteriore la troviamo in due libri della Marsilio (AA. VV., H neorealismo cinematografico italiano, 1975, L. 7500; Lino Maccicché. Il cinema italiano degli armi '60, 1975, L. 6800) che, sul piano della sistemazione della materia, rivelano uno sforzo di completezza e di organicità fuori del consueto. Il secondo, soprattutto, mostra quanto sia efficace l'intenzione di mettere ordine nel vivo stesso della storia (gli anni sessanta sono appena trascorsi, i loro influssi permangono in ogni film di oggi): si può correre il rischio della incomprensione di questo o quel fenomeno ma ci si ritrova fra le mani, finalmente, la bussola per orientarsi nel caos di 'Un'attività così atipica come il cinema. Solo, il critico quotidiano non può fare molto per salvarsi l'anima (e salvare la cultura, o fondarne una diversa). Ma ora non è più solo come un tempo. La forza del cinema-produzione cresce, e crescono insieme altre forze. E* vero, probabilmente, che il critico non esiste più. Ma. comincia a esistere la critica: non contro o fuori, bensì dentro il pubblico. Fernaldo Di Giammatteo

Persone citate: Gian Piero Brunetta, Giovanni Grazzini, Lino Maccicché, Lucia Lumbelli, Nazareno Taddei

Luoghi citati: Bari, Italia, Laterza