Il fallimento del fascismo
Il fallimento del fascismo Il fallimento del fascismo G. Sabbatucci LA CRISI ITALIANA DEL PRIMO DOPOGUERRA Laterza, Bari, 321 pagine, 3000 lire. Q UESTO testo, con ampio corredo antologico, è presentato nella introduzione soprattutto come strumento scolastico. Si afferma, cioè, di voler dare ai lettori giovanissimi elementi di giudizio differenziati, accostando varie opinioni per permettere confronti fra le diverse scuole storiche: liberale (nelle articolazioni progressista e moderata), cattolica, socialista e comunista. In realtà, il curatore, incaricato di storia contemporonca all'Università di Macerata, suggerisce un preciso schema interpretativo, che si colloca nel filone tracciato dallo scuola di Renzo De Felice. Il fascismo è cioè visto come rivoluzione mancata, non come ideologia reazionario di mxssa, si introduce una visibile differenziazione fra movimento e regime fascista. Netto è il rigetto della tesi di Guido Quazza, che identifica elementi di continuità fra il vecchio Stato liberale e il fascismo; per Sabbatucci il fascismo non è sin dalle origini strumento-agente del blocco industriale-agrario che si oppone all'introduzione di elementi di giustizia sociale, ma ha una matrice originale e suggerisce un modello di sviluppo che combina socialismo nazionale e pragmatismo populistico. Questo programma si corrompe non per volontà del suo gruppo dirigente, ma per il precipitare della crisi economica e la possibilità che la disgregazione delle forze politiche tradizionalmente egemoni offre al fascismo di prendere il potere. Si respinge anche la tesi che il blocco economico abbia appoggiato — con gli alti gradi dell'esercito e della burocrazia — il fascismo ben prima del 1919. Emerge quindi l'impostazione di fondo: il fascismo ha avuto una base di massa perché presentava un progetto politico che offriva garanzie ai ceti medi emergenti, perché ha saputo gestire una proposta di « ritorno all'ordine » raccogliendo credibilità nella piccola e media borghesia. Un'impostazione non neutra, bensì una guida ragionata alla lettura dei vari contributi inclusi nell'antologia, curata con intelligenza e precisione. Giancarlo Carcano
Persone citate: Giancarlo Carcano, Guido Quazza, Renzo De Felice, Sabbatucci
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