Il paradiso perduto dell'antica Trieste di Fausta Cialente

Il paradiso perduto dell'antica Trieste Fàusta Cialente. tra mito e realtà Il paradiso perduto dell'antica Trieste Fausta Cialente LE QUATTRO SORELLE WIESELBERGER Mondadori, Milano 259 pagine, 4000 Ijre Chiudendo il suo romanzo, Fausta Cialente, parla di « addolorata fatica ». Se merita credito, una volta tanto, l'immagine romantica dello scrittore che si strazia nell'esercàzlo di scrittura (le « sudate carte ». di-Leopardi), questa immagine, davvero straziata, >ci restituiscono le pagine della Cialente: che ha -affidato al suo- romanzo tutta se stessa, anche nel rischio (Consapevole) di smarrirsi. E' il prezzo che si paga sempre per il proprio «capolavoro: dopo* il quale rimane l'alternativa pericolosa del silenzio. Questo va detto subito, perché il lettore si accinga con rispetto alla lettura, ma soprattutto perché non si illuda (magari allettato dalla cordialità delle prime -pagine) di trovare gratificanti consolazioni: il fondo vero del libro inquieta e non pacifica, suscita problemi e non promette consolazione, come è di tutti i libri che contano. Le quattro ragazze Wieseìberger inizia con uri quadretto idilliaco di una « giudiziosa, benestante famiglia triestina» della fine del secolo: un raro « esempio d'armonia e di . letizia, di affetti puri e trasparenti ». Iti questa famiglia si celebra; il Culto della musica: e su un ritmo musicale (ora lento, ora andante) si svolge la sua esistenza. Ci sono i piccoli concerti serali e i balli, le conversazioni e le letture, il gusto dei lavori domestici. Ma l'idillio si incrina ben presto, con dolore. Preme .fuori dai quadro ritagliato con gelosia, la storia, con i suoi « intrighi » e « compromessi », con il gioco degli « interessi quasi sempre cinici, o sporchi, o ridicoli »,*- con le sue « crudeltà» e le sue «menzogne mascherate, là bassezza dei razzismi, J'intolleranza del fanatismo». E allora su quella • .Trieste, solatia e pulita come in una cartolina dì gusto, si alza la polvere dellà^bora irredentista re nel quadro di lontano tanfo lindo, si scoprono le macchie degli egoismi di tuta «borghesia rapace e reazionaria», a cui, in qualche modo, partecipa anche il clan r dei Wieselberger. Il romanzo, della Cialente è giocato tutto in questo contrasto tra la tentazione ad un abbandono contemplativo e il continuo, vìgile, ritorno di una lucida coscienza. Quando la comunità delle « quattro ragazze » si scioglie ed entra in scena, in prima persona la Cialente (figlia di una di esse) questa alternativa tra abbandono e coscienza rimane, anche se in' prospettiva capovolta. Ora non è più in primo piano il « vivere pieno » di una comunità felice, ma il grigiore dei fatti della storia. « Bolle » e « fuma » dapprima, la « pozzanghera della guerra ch'esalava l'odore soffocante del sangue »; e ci sarà poi l'esperienza del fascismo, delle persecuzioni, dei, razzismi in . ogni parte del mondo. La Cialente è prima bambina, al seguito del padre ufficiale, sempre raminga perule città italiane; ed è poi, madre a sua vol. ta, in volontario esilio, in Egitto, dove collabora, da lontano, alla Resistenza. Ma l'ottica, pur nel passare degli anni, non cambia: la realtà va conquistata, con fatica, fra dolorose scoperte, nel « buio » che « nasconde le cose », fra iì « viluppo di ragnatele » che ne ostacolano la vista. E Conquistare la realtà significa scoprire il « seme del male nel mondo »: rinunciare ' per sempre all'idillio. Così quel girare per il mondo, quel ritrovarsi perennemente « in fuga », sempre « sradicata », « straniera » in ogni luogo, senza aver mai nulla da-spartire con la « gente sedentaria, con tutta la roba a posto, nello stesso posto, da sempre », diventa simbolico di una condizione interiore, di una condanna a non vivere: a cui si contrappone il mito di Trieste, della città delle proprie radici, « il più luminoso, il più attraente, il più civile luogo del mondo ». Ma Trieste rimane solo un mito, uno spazio di ricordi irrecuperabile: un eden perduto, vivo nella memoria come una promessa di vita non mantenuta. Giorgio De Rienzo Renoir, ■ Lettrice *

Persone citate: Cialente, Fausta Cialente, Giorgio De Rienzo

Luoghi citati: Egitto, Milano, Trieste