Il '700: riforma e rivoluzione di Franco Venturi

Il '700: riforma e rivoluzione Il '700: riforma e rivoluzione Franco Venturi SETTECENTO RIFi !-'. La Chiesa e lai Re» pubblica dentro 1 toro limiti (1758-1774) Einaudi, Torino, Biblioteca di cultura storica, 355 pagine, 10.000 lire. Clemente XIV Manganelli fu uno di quei papi sfortunati che, alternandosi con quelli regnimi! in epoche trionfali e con anelli che legarono U' loro.nome a svolte difficili ma positive, dovettero liquidare alla meno peggio attuazioni difficili per Ja Chiesa. Si trovò fra le braccia la questione dei Gesuiti: la.Compagnia era il paradigma dello strapotere ecclesiastico quando, a metà '700, i sovrani cattòlici imboccarono uno dopo l'altro, secondo l'indirizzo dell'assolutismo illuminato, la via delle riforme. Si era giunti al punto che veniva ormai messa in discussione, da parte delle monarchie assolute, la' stessa funzione da esse attribuita alla Chiesa, quale strumento di controllo e garanzia del consenso popolare. Non c'era'altro da fare che cedere, sul piano della tattica, quanto bastava per salvare la strategia, e così fece papa Gahganéili. Il 21; luglio 1773 il breve. «Dominus ac Redemptor » soppresse la Compagnia. Il sacrificio diede ben presto risultati positivi, gli avversari della Chiesa si disunirono, ma il povero. Ganganelli pagò cai» fl grave cedimento. Morì dopo circa un anno, con sospetto di veleno. - La vicenda del Ganganelli conclude, a guisa di « anticlimax », il secondo volume dedicato da Franco Venturi al « Settecènto riformatore ». n primo rievocava, « Da Muratori a Beccaria », i prodromi di quel periodo evolutivo che, dal 1748 in poi, rinnovò largamente le prospettive della società italiana. Quest'altro prosegue la ricostruzione storiografica del nostro' '700, svolgendo un'ampia esposizione del moto riformatore che, partito nei tardi Anni 50 dal Portogallo, si propagò, sotto forma di provvedimenti antsgesuitici o comunque limitativi delle prerogative'ecclesiastiche, e setto forma di un acceso dibattito fra innovatori e conservatori affidato a numerosi libri e opuscoli, per tutta Europa. • L'esposizione è ampia, ma in pari tempo serrata, fittissima di riferimenti alla ricca documentazione che Venturi, come un Briareo capace di frugare con cento ' braccia gli archivi, e le biblioteche di nitta Europa e oltre, pone alla baserei suo lavoro. Feconda di risultati positivi per la cultura e la società del nostro paese, l'epoca delle riforme era pure sentita, dai suoi stessi protagonisti, con un'inquietudine foriera di sommovimenti futuri. Accanto a « La Chiesa e la repubblica dentro i loro limiti », l'opuscolo comparso anonimo nel 1768, di cui Venturi conferma l'attribuzione alI'Amidei, e che dà il titolò al volume, lo storico pone il trattato «Di una riforma d'Italia » pubblicato nel 1767 da Carlo Antonio Filati, e lo considera il più alto manifesto delle aspirazioni riformatrici. Eppure codesto librò avrebbe pure segnato il destino di Filati: dopo i tentativi d'attuazione delle riforme, il lungo esulo, la partecipaste ne alle cospirazioni rivoluzionarie degli Illuminati di Baviera. Voltaire, del resto, nella lettera a un amico in cui si .manifestava entusiasta del libro di Palati, scriveva ancora: « Que vous ètes heureux! Vous verrez le jour de la revolution dont jè n'ai vu que l'aurore». E un certo Jean Manzon o Manzoni, un piemontese che tradusse in francese il libro di Filati, gli premetteva un'amara « Préface », opponendo alla fiducia nelle riforme le stesse obiezioni dei « philosophes » a Verri e Beccaria: « O si mutava dalle radici la società, oppure ogni riforma era vana, e rischiava di diventare un inganno ». Augusto Comba ■ J

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